La verità è che Israele cerca di limitare al massimo i morti negli scontri al confine con Gaza

Lo ribadisce un alto ufficiale israeliano. Ma è ovvio che, se così non fosse, le vittime sarebbero estremamente più numerose

Venerdì 27 aprile: attivisti palestinesi aprono una breccia nel confine fra Gaza e Israele asportando una parte della recinzione di sicurezza. Le forze israeliane interverranno solo a irruzione inziata

La maggior parte delle uccisioni di palestinesi da parte dell’esercito israeliano durante le proteste al confine di Gaza sono state conseguenze non volute del fuoco di tiratori scelti che miravano alle gambe dei dimostranti più facinorosi a ridosso della recinzione di confine: una circostanza che può verificarsi quando, ad esempio, il sobillatore preso di mira si china improvvisamente all’ultimo istante, oppure a causa di proiettili di rimbalzato o incidenti simili. Lo ha spiegato domenica ad Ha’aretz un alto ufficiale del comando meridionale delle Forze di Difesa israeliane.

L’ufficiale ha ribadito che le direttive dell’esercito consentono ai tiratori di sparare solo alle gambe degli istigatori, e solo con l’esplicito nulla osta di un superiore. I soldati sono autorizzati a mirare alla parte alta del corpo solo nel caso in cui il rivoltoso si appresta evidentemente a usare armi che mettono a repentaglio la vita di israeliani. D’altra parte, se i tiratori scelti avessero l’ordine di sparare a tutti i manifestanti che vengono a tiro – come sostengono le fonti palestinesi – evidentemente i morti sarebbero estremamente più numerosi.

L’ufficiale, che era presente con le forze israeliane venerdì scorso alla recinzione di confine, ha detto che il tentativo dei manifestanti di violare la recinzione ha marcato l’azione più violenta da parte dei palestinesi di Gaza da quando sono iniziati gli scontri della cosiddetta “marcia del ritorno”. La maggior parte dei morti e feriti si è avuta in un unico incidente, vicino al valico di Karni, verso la fine della giornata, quando centinaia di palestinesi hanno aperto una breccia nella prima recinzione di confine e decine di loro – armati di ordigni esplosivi, ordigni incendiari e armi bianche – si sono lanciati sulla seconda recinzione per entrare in Israele. L’ufficiale ha detto che gli assalitori agivano evidentemente secondo un piano precedentemente organizzato, aggirando il valico di Karni da sud per poi spostarsi verso il confine, guidati da giovani attivisti muniti di attrezzi atti a  smantellare il recinto di filo spinato che bloccava loro la strada verso il territorio israeliano. L’esercito dice che i metodi di controllo della folla, come i lacrimogeni, sono scarsamente efficaci nelle grandi aree aperte, e che di fronte alla concreta minaccia dell’irruzione in Israele di centinaia di facinorosi armati, i comandanti non hanno avuto altra scelta che dare ordine di usare munizioni contro l’incursione di coloro che trascinavano e aizzavano gli altri.

Secondo l’ufficiale, gli incidenti di venerdì scorso dimostrano che i capi di Hamas controllano perfettamente la scena e che gli scontri vengono pianificati e gestiti dall’alto. L’ufficiale ha ribadito che i terroristi palestinesi mandano intenzionalmente in avanti donne, minorenni e disabili per coprire i tentativi di irruzione degli attivisti.

(Da: Ha’aretz, israele.net, 29.4.18)

Ted Sheskin

Scrive Ted Sheskin: Venerdì scorso centinaia di palestinesi, aizzati da un capo di Hamas, hanno organizzato un attacco coordinato contro la barriera di sicurezza al confine della striscia di Gaza e hanno cercato di fare irruzione in Israele. A dozzine ce l’hanno fatta, usando tronchesi, ganci, verricelli e altri attrezzi. Gli assalitori che hanno aperto la breccia nella recinzione hanno lanciato bombe incendiarie e ordigni esplosivi. Alcuni erano armati di pistole (secondo testimoni palestinesi citati dal New York Times). Dopo che una massiccia raffica di gas lacrimogeni non ha fermato la maggior parte degli aggressori, le truppe israeliane hanno reagito con proiettili di gomma e munizioni vere. Risultato: quattro morti. I palestinesi che hanno organizzato questo assalto non sono semplici dimostranti. Sono potenziali infiltrati che proclamano che Israele non ha diritto di esistere. La loro “marcia del ritorno” ha lo scopo di abolire lo stato ebraico, espellere tutti gli ebrei da Israele, sostituire gli ebrei con i palestinesi e rinominare il paese Palestina. Con tutto il rispetto, Israele non è d’accordo. Gli israeliani hanno la sfrontatezza di affermare il loro diritto di vivere e autodeterminarsi in libertà nel loro stato ebraico. Quando tutti gli avvertimenti a voce e per iscritto non bastano a dissuadere gli assalti ai loro confini, gli israeliani li difendono con ogni mezzo a loro disposizione. Quali altre nazioni si comportano in modo diverso? Quali altre nazioni devono difendere il loro diritto ad esistere? Dove erano gli impavidi capi di Hamas durante questa incursione sincronizzata da loro fomentata? Erano in prima fila a guidare la moltitudine violenta che dava l’assalto? No, erano ben lontani, al sicuro, nascosti, mentre aizzavano i loro seguaci a sacrificare invano la vita per essere contati fra i martiri, e servire ai loro interessi. (Da: Times of Israel, 29.4.18)