L’abbraccio della nazione che dà forza a feriti e invalidi di guerra

Oltre ai caduti, attacchi e attentati lasciano dietro di sé decine di migliaia di cittadini costretti a convivere ogni giorno con le conseguenze di lesioni fisiche ed emotive

Di Aharon Karov

Aharon Karov, autore di questo articolo

Undici anni fa restai gravemente ferito durante la guerra anti-Hamas a Gaza del gennaio 2009. Gli anni sono passati e mi sono sottoposto a un lungo processo di riabilitazione durante il quale cui ho dovuto imparare di nuovo a camminare, a parlare, a mangiare. Sono diventato padre, ho finito gli studi universitari e ho lavorato con i giovani a rischio per alcuni anni.

Sono passati undici anni, ma il processo non è finito. Sono ancora impegnato in un lungo ed estenuante processo di riabilitazione mediante il quale sto imparando a gestire nel quotidiano le conseguenze delle lesioni che ho riportato. Per me, è ancora difficile esprimermi verbalmente e per iscritto e soffro di dolori, crisi epilettiche e altre difficoltà a causa di quel trauma.

In Israele vi sono decine di migliaia di veterani feriti che, come me, fanno i conti ogni giorno della loro vita con gli effetti delle ferite. Nei decenni da che esiste, questa nazione ha subito attacchi militari, attentati terroristici e guerre in cui ha perso molti soldati che vengono commemorati ogni anno a Yom HaZikaron, la Giornata della Rimembranza. Accanto a loro, vi sono decine di migliaia di feriti che convivono con il proprio dolore per anni.

(Immagine d’archivio)

Molte volte sentiamo la notizia di attacchi o attentati che hanno causato “solo” feriti e nessun morto, e istintivamente tiriamo un sospiro di sollievo. Ma io, quando sento che ci sono feriti, so perfettamente cosa dovranno subire quelle persone, ed è straziante. Molte hanno lesioni visibili, come arti mutilati o perdita della vista. Ma esistono anche danni non visibili, come il trauma cranico e lo stress post-traumatico. Coloro che soffrono di queste ferite sembrano a posto, e invece possono trovare impossibile dormire la notte, o pensare in modo ordinato e prendere decisioni, o devono fare i conti con altri tipi di difficoltà invalidanti che non tutti realizzano che li accompagneranno per sempre.

Cinque anni fa Israele ha stabilito una giornata dell’anno in cui rendere omaggio ai veterani feriti e invalidi. L’idea di stabilire questa giornata speciale è stata proposta da brave persone che volevano esprimere riconoscenza e gratitudine a tutti quelli fra loro che hanno donato la propria salute fisica e mentale per difendere il paese e i suoi abitanti. Noi, i feriti, abbiamo bisogno di questa giornata perché l’abbraccio del popolo d’Israele ci dà la forza di rimanere in vita, di lavorare, di mettere su famiglia e di fare del bene nel mondo.

Per me questa giornata è molto significativa. Mi dà forza e mi sostiene nel mio lavoro quotidiano, contribuendo a infondere nei giovani gli ideali del nostro servizio militare. Come veterano ferito delle Forze di Difesa israeliane, ritengo che il giorno che ci onora sia molto importante. Mi auguro che lo stato, e in particolare il Ministero della difesa, facciano tutto il possibile per i feriti, soprattutto quando si tratta di curare le disabilità critiche che rimangono con noi per anni.

(Da: Israel HaYom, 15.12.19)