L’accordo Emirati-Israele ha svelato la vera natura dell’ostilità palestinese

La “questione palestinese” è diventata molto più una campagna per raccattare soldi dalla comunità internazionale che non una questione politica attorno a una terra contesa

Di Mendi Safadi

Mendi Safadi, autore di questo articolo

Sin dalla nascita di Israele, tutti i governi del paese hanno perseguito la pace con i vicini arabi. Il primo ministro Menachem Begin (Likud) firmò lo storico trattato di pace con l’Egitto e il primo ministro Yitzhak Rabin (laburista) firmò un analogo trattato di pace con la Giordania. Lo stato d’Israele è orgoglioso di entrambi gli accordi di pace e ha cercato di replicarli con altri stati arabi. Tuttavia, negli ultimi dieci anni nessuno ha perseguito la pace con il vasto mondo arabo in modo più assertivo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

L’instaurazione di relazioni pacifiche con gli Emirati Arabi Uniti ha colto molti di sorpresa. Allo stesso tempo, però, ha svelato il vero volto dell’Autorità Palestinese. Anziché firmare accordi di pace, l’Autorità Palestinese li rifiuta in continuazione e intanto istiga i suoi cittadini ad attaccare militari e civili israeliani celebrando (e pagando) come “martiri” quelli che lo fanno, esalta il lancio di razzi e palloni incendiari sulle comunità israeliane vicine a Gaza, incita sistematicamente alla violenza e al terrorismo.

Nello stesso spirito, i capi palestinesi e gli organi di stampa dell’Autorità Palestinese hanno descritto il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed come un “traditore”, un “collaborazionista” e persino un “tumore” per la colpa d’aver fatto la pace con lo stato di Israele. Dal 1993 l’Autorità Palestinese ha rifiutato ogni offerta di pace che le è stata fatta. Allo stesso tempo, ha energicamente cercato di preservare l’ostilità del mondo arabo verso Israele e si è attivamente adoperata contro altri paesi musulmani inclini a fare la pace con lo stato ebraico. Ma l’Autorità Palestinese e la sua dirigenza non possono continuare a tenere in ostaggio il mondo arabo.

Manifestanti palestinesi bruciano in effige il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed bin Zayed al-Nahyan, davanti alla Cupola della Roccia sul Monte del Tempio, a Gerusalemme

L’Autorità Palestinese vuole che il conflitto israelo-palestinese continui e abbia la priorità su ogni altra cosa che accade in Medio Oriente. La “questione palestinese” è diventata molto più una campagna per raccattare donazioni dalla comunità internazionale che non una questione politica attorno a una terra contesa e una “occupazione”. Sono molti i capi e le organizzazioni palestinesi che traggono importanti profitti dal conflitto israelo-palestinese e dalle sofferenze che causa a entrambe le popolazioni. Numerose organizzazioni internazionali guadagnano milioni da questo conflitto, mentre in pratica non fanno altro che fomentare l’odio e il conflitto stesso. Non di rado si tratta di organizzazioni che hanno in odio gli ebrei e la loro indipendenza e che si celano dietro la causa palestinese per promuovere il fanatismo attraverso il movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo stato ebraico). Naturalmente, queste organizzazioni palestinesi e internazionali non hanno alcun interessate a porre fine al conflitto.

In questo senso, l’Autorità Palestinese ha una forte motivazione economica a opporsi alla pace: perché il giorno in cui dovesse diventare uno stato a tutti gli effetti sarà anche il giorno in cui cesseranno le elargizioni gratuite dei donatori e in cui dovrà iniziare a costruire sul serio un’economia che dia da vivere alla sua popolazione.

Anche i paesi arabi del Golfo Persico hanno visto il vero volto dell’Autorità Palestinese. Dopo aver investito pesantemente nella causa palestinese, hanno visto l’Autorità Palestinese schierarsi con l’Iran e il Qatar contro i loro interessi strategici. Eppure i dirigenti dei paesi arabi del Golfo non hanno tradito il popolo palestinese. Al contrario, gli Emirati Arabi Uniti si sono assicurati da Israele la concessione che lo stato ebraico congelerà i piani per l’applicazione unilaterale della sovranità israeliana su ampie porzioni di Giudea e Samaria (Cisgiordania). Ma ciò non ha impedito all’Autorità Palestinese di attaccare con virulenza gli Emirati Arabi Uniti ancor prima di esaminare i dettagli dell’accordo.

La risposta dei palestinesi è stata sbrigativa e sconsiderata, cosa che ha notevolmente danneggiato il modo in cui li vede la comunità internazionale. Sarebbe stato più saggio che il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen o uno dei suoi ministri si recasse ad Abu Dhabi per chiarire le cose, prima di precipitarsi a insultare e calunniare gli Emirati Arabi Uniti davanti all’intero mondo arabo e alla comunità internazionale. Ma la politica dell’Autorità Palestinese è sempre stata guidata dall’odio, non dalla logica e dalla ragione. E’ il motivo per cui si sono opposti all’accordo di pace tra Emirati Arabi Uniti e Israele ancora prima di leggerlo, esattamente come si sono opposti al piano avanzato dall’amministrazione Trump ancora prima che venisse pubblicato.

(Da: Israel HaYom, 26.8.20)

 

Eyal Zisser

Scrive Eyal Zisser: Israele ed Emirati Arabi Uniti stanno compiendo un passo importante verso la pace. I palestinesi avrebbero potuto essere i primi a godere dei frutti di tale cooperazione. Ma non sono interessati alla normalizzazione né a una pace calorosa, anche se ciò potrebbe portare prosperità sia a loro che a Israele. Non c’è da meravigliarsi che i palestinesi abbiano accolto la notizia della pace tra Israele ed Emirati Arabi Uniti con grida di costernazione e si siano precipitati a condannare il “tradimento” della questione palestinese da parte dello stato del Golfo. A quanto pare ciò che interessa ai palestinesi non è la dichiarazione di pace Israele-Emirati o il fatto che la maggior parte dei paesi arabi la accolga e la sostenga, alcuni addirittura facendo intendere che presto potrebbero aggiungersi al gruppo per la pace. I palestinesi si ritrovano da soli e il mondo arabo, che avrebbe dovuto combattere le battaglie per loro, si sta mettendo in fila per fare la pace con Israele. Essenzialmente solo Iran e Turchia hanno preso posizione contro l’accordo di pace Israele-Emirati, e anche loro non lo fanno certo per il bene dei palestinesi, ma perché vedono l’accordo come un danno al loro status nella regione e forse anche una sfida ai loro tentativi di conquistare influenza e controllo su tutto il mondo arabo. L’accordo tra Israele e ed Emirati Arabi Uniti avrebbe potuto aiutare i palestinesi a promuovere i loro interessi vitali. Esso dà agli Emirati la possibilità di agire per promuovere calma e stabilità nella regione e mediare tra le due parti per aiutarle a raggiungere intese che migliorerebbero la situazione economica e il tenore di vita dei palestinesi. A ben vedere, aiuti come questo sarebbero molto migliori dei soldi che il Qatar continua a gettare nel conflitto come benzina sul fuoco, e che vanno semplicemente ad alimentare estremismo e terrorismo. Ma i palestinesi, essendo palestinesi, preferiscono tenersi aggrappati a sogni che non si realizzeranno mai e alla rabbia, al vittimismo e alla frustrazione che non li porteranno da nessuna parte. Per fare la pace, ci vuole coraggio. È molto più facile restarsene in un vicolo cieco.
(Da: Israel HaYom, 1.9.20)