L’Afghanistan alle porte

La jihad globale si diffonde come una metastasi in tutto Medio Oriente, e Israele deve essere pronto al peggio

Di Alex Fishman

Qaedisti tribali nel Sinai egiziano

Qaedisti tribali nel Sinai egiziano

Più di 30.000 jihadisti globali si sono insediati e stanno combattendo nei paesi che confinano con Israele. Appartengono a gruppi diversi, ma hanno tutti un sogno: liberare il mondo arabo dai regimi “eretici” culminando con la liberazione di Gerusalemme e della “Palestina”. In altri termini, l’Afghanistan è già qui, ai nostri confini.

La jihad globale è la principale minaccia concreta a cui si stanno preparando, per il 2014, le Forze di Difesa israeliane, ed è al centro delle discussioni che il Ministero della difesa sta intrattenendo con lo Stato maggiore in vista del prossimo anno di attività. Anche se non tutti gli alti ufficiali dell’esercito israeliano accettano la locuzione “l’Afghanistan è qui”, vi è ampio consenso circa la portata della minaccia che questo sviluppo rappresenta per Israele. Le discussioni riguardano la tempistica: si sta avvicinando a grandi passi il momento in cui la jihad globale rivolgerà le sue “attenzioni” allo Stato d’ Israele, oppure essa ha bisogno di più tempo per affermarsi sul terreno e completare la missione di “prendersi cura” dei regimi eretici di Assad, di re Abdullah, del generale al-Sisi ecc.? Gli ufficiali delle forze armate israeliane operativi sul campo tendono a identificare la minaccia jihadista come imminente, quelli specializzati in analisi e valutazione sembrano più cauti.

Esecuzione sommaria ad opera di terroristi del gruppo Al-Nusra nella Siria orientale

Esecuzione sommaria ad opera di terroristi del Fronte Al-Nusra nella Siria orientale

Tutti gli incidenti che si sono verificati lungo i confini tra Israele e i suoi vicini a partire dall’agosto 2011 hanno visto il coinvolgimento di elementi della jihad globale. La minaccia attesa non consiste solo nel lancio di razzi e missili: la jihad globale cercherà di violare i confini e piazzare nel cuore di Israele una serie di attentati terroristici simili a quelli che si vedono quotidianamente in Iraq e in Afghanistan.

La minaccia della jihad globale è un frutto diretto della “primavera araba”. Come le turbolenze che attraversarono questa regione tra il 1979 e il 1982 (ascesa al potere di Khomeini, invasione sovietica dell’Afghanistan, prima guerra in Libano) portarono alla nascita di forze estremiste come al-Qaeda, Hezbollah, Hamas e i Talebani, così la jihad globale è arrivata a occupare il vuoto lasciato dai regimi che crollano intorno a noi.

Nelle forze armate si sta anche discutendo la possibile discrepanza tra la sensazione che il Medio Oriente si sia spostato da una realtà di crisi a una realtà di accordi, e la valutazione dell’intelligence secondo cui il rischio di un’esplosione rimane alto. da un lato, è vero che sono in corso colloqui tra le potenze e l’Iran, c’è un dialogo della comunità internazionale con la Siria e proseguono i negoziati tra Israele e palestinesi. E l’establishment della sicurezza vede un altro sviluppo positivo nel drammatico indebolimento dei Fratelli Musulmani in Egitto. Apparentemente, dunque, la situazione di Israele non è poi così male.

Ma tutti questi processi verranno ad esaurirsi verso maggio-giugno del prossimo anno. Gli iraniani parlano di una soluzione entro sei mesi; i siriani dovrebbero sbarazzarsi delle loro armi chimiche e tenere elezioni entro l’estate del 2014; Israele e palestinesi dovrebbero raggiungere un accordo entro aprile. E se questi processi non dovessero dare risultati? In che posizione si ritroverà lo Stato di Israele?

Esecuzione sommaria ad opera di qaedisti in Iraq

Esecuzione sommaria ad opera di qaedisti in Iraq

L’unico elemento in Medio Oriente su cui questi processi non hanno influenza è la jihad globale. Lo smantellamento delle armi chimiche in Siria e il proposito di arrivare a un accordo politico tra regime e opposizione non interessano alla jihad globale. Ultimamente ci sono stati sempre più scontri armati non solo tra jihad globale ed esercito siriano, ma anche tra jihadisti e ribelli moderati. Elementi della Jihad globale si insediano in ogni area lasciata libera in Siria, tra cui la regione di Deraa che non è lontana dal triangolo di confini israelo-siriano-giordano. Se riusciranno a stabilire una testa di ponte sulle alture del Golan, Israele non potrà rimanere indifferente.

Nel frattempo le metastasi jihadiste continuano a diffondersi, e nessuno riesce a fermarle. Chi sarà in grado di espellere dalla Siria le decine di migliaia di jihadisti globali che vi si sono installati? Secondo le stime degli egiziani, nella penisola del Sinai ci sono circa 3.000 jihadisti. Alcuni di loro sono collegati al gruppo qaedista siriano Jabhat al-Nusra, altri sono affiliati al ramo yemenita di al-Qaeda. In Libano, diverse centinaia di sunniti libanesi operano sotto gli auspici dei gruppi siriani della jihad globale e Hezbollah incontra parecchie difficoltà nell’affrontare gruppi come le Brigate Abdullah Azzam, che hanno lanciato razzi su Israele e hanno fatto esplodere autobombe nel quartiere Dahiyeh di Beirut. Anche nella striscia di Gaza vi sono alcune centinaia di jihadisti globali, che rappresentano una minaccia per lo stesso regime di Hamas.

Forse il Medio Oriente ha perso l’ennesimo treno?

(Da: YnetNews, 30.10.13)