L’apartheid politicamente corretto dei palestinesi

Perché il mondo accetta che il futuro stato palestinese sia una teocrazia Judenrein?

Da un articolo di Jonathan Dahoah-Halevi

image_2542[…] Vi è un intrinseco squilibrio nella soluzione politica comunemente proposta. I palestinesi hanno ottenuto dalla comunità internazionale il riconoscimento della loro richiesta di istituire uno stato palestinese da cui tutti gli ebrei dovranno essere espulsi. E la Legge Fondamentale dell’Autorità Palestinese, che rappresenta lo stato palestinese in embrione, afferma espressamente che l’islam è la religione ufficiale della Palestina e che i principi della legge islamica (shari’a) costituiscono la sua principale fonte giuridica.
Dunque la comunità internazionale permette ai palestinesi ciò che vuole negare a Israele. Vale a dire: ritiene che i palestinesi siano nel loro pieno diritto se vogliono istituire uno stato fondato sulla religione della maggioranza, e con una minoranza di cristiani che non potranno mai modificare la natura dello stato quand’anche diventassero maggioranza.
I campioni dei diritti umani nelle loro lucenti armature predicano senza sosta a Israele che rinunci al suo “carattere ebraico”, ma intanto accettano senza battere ciglio come perfettamente morale la prospettiva che venga creato uno stato palestinese razzista e da apartheid, uno stato che apertamente e orgogliosamente proclama la sua intenzione di essere Judenrein (“ripulito dalla presenza ebraica”).
Le basi del processo di pace avviato con gli accordi di Oslo del 1993 (riconciliazione tra le parti attraverso successivi accordi interinali) sono franate con l’intifada al-Aqsa e con il fronte unito palestinese, da Fatah a Hamas, che inequivocabilmente rifiuta un compromesso con Israele e pretende una “giusta soluzione” fondata sulla rivendicazione del diritto al ritorno di milioni di profughi palestinesi e loro discendenti in quello che è oggi lo stato d’Israele. Concetto continuamente ribadito nei discorsi sia del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che del leader di Hamas, Khaled Mashaal.
Nessuno sembra contestare il diritto dei palestinesi a uno stato nazionale sebbene fondato sul razzismo (Judenrein) sebbene si prospetti nella forma di una teocrazia estremista tipo Iran, un assaggio della quale si può avere oggi nella striscia di Gaza da quando Hamas ne ha assunto il controllo.
Si dà per scontato che il problema palestinese sarà risolto quando uno stato palestinese vedrà la luce. Ma questa soluzione, essendo politicamente squilibrata perché non fondata su un autentico compromesso, in realtà lascerà spalancate le porte al conflitto con la pretesa del “ritorno” di milioni di palestinesi: che significherebbe la sottomissione e/o espulsione degli ebrei. Il che riproporrà di bel nuovo la questione del (conculcato) diritto all’autodeterminazione degli ebrei d’Israele. E così la politica internazionale, convinta d’essersi finalmente sbarazzata del “problema palestinese”, si ritroverà invece con il “problema ebraico” in Palestina.

(Da: YnetNews, 2.07.09)

DOCUMENTAZIONE

Legge Fondamentale Palestinese
Ramallah, 29 maggio 2002

Art. 1 – La Palestina è parte del grande Mondo Arabo e il popolo palestinese è parte della Nazione Araba. L’Unità Araba è un obiettivo per il cui conseguimento si adopererà il popolo palestinese.

Art. 2 – Il popolo palestinese è la fonte di ogni potere, che sarà esercitato attraverso le autorità legislative, esecutive e giudiziarie in base del principio della separazione dei poteri, nei modi fissati da questa Legge Fondamentale.

Art. 3 – Gerusalemme è la capitale della Palestina.

Art. 4 – a) L’Islam è la religione ufficiale in Palestina. Sarà preservato il rispetto e la santità di tutte le altre religioni celesti. b) I principi della Shari’a islamica saranno la principale fonte della legge. c) L’arabo sarà la lingua ufficiale. […]

(Da: mideastweb)