L’atomica dei nemici d’Israele aumenterebbe la minaccia di guerra convenzionale

Lo dimostra la strategia di Saddam che emerge dai documenti catturati dagli Usa a Baghdad.

Di Dore Gold

image_3543Mentre Israele è naturalmente concentrato sul rischio che l’Iran completi la sua corsa verso l’arma nucleare, vi è da considerare un altro caso riguardante uno degli acerrimi nemici di Israele che tentò, in passato, di conseguire lo stesso obiettivo: l’iracheno Saddam Hussein.
In conseguenza della guerra all’Iraq del 2003, l’esercito americano è entrato in possesso di migliaia di ore di registrazioni segrete relative a riunioni tenute dalla dirigenza irachena sul tema di come considerare lo scopo futuro di armamenti nucleari e dell’uso che pensavano di poterne fare nel contesto della guerra conto Israele. Le forze armate americane hanno messo nastri e documenti a disposizione degli analisti, i quali hanno iniziato a pubblicare libri e articoli accademici centrati sul loro contenuto.
L’anno scorso due analisti, Hal Brands e David Palkki, hanno pubblicato uno studio condotto per la U.S. National Defense University sulle registrazioni irachene. Quello che hanno trovato è che Saddam Hussein aveva personalmente parlato dell’importanza delle armi nucleari come di un elemento chiave della strategia dell’Iraq dal 1978 sino al raid israeliano sul reattore nucleare iracheno di Osirak del 1981. Stando ai documenti iracheni, la precoce fissazione di Sddam per le armi nucleari sembra essersi fermata per almeno sette-otto anni dopo il riuscito attacco israeliano, sin verso la fine degli anni ’80 quando Saddam iniziò di nuovo a parlare dell’argomento. Secondo Brands e Palkki, il tempo guadagnato da Israele con il raid del 1981 costituisce una conferma a posteriori della validità della decisione dell’allora primo ministro Menachem Begin di colpire il reattore di Osirak.
Dunque, che utilità vedeva Saddam Hussein nel fatto di entrare in possesso di armi nucleari in un futuro conflitto con Israele? I due autori della U.S. National Defense University sottolineano che, contrariamente alle teorie di tanti esperti di relazioni internazionali secondo i quali gli stati cercano di acquisire armamenti atomici solo a scopo difensivo come deterrente contro i loro nemici, i documenti iracheni indicano che il regime di Saddam Hussein aveva in mente chiari obiettivi offensivi. La cosa è rilevante non solo sul piano storico, ma anche su quello dell’attualità. Nel numero di luglio/agosto del prestigioso trimestrale americano Foreign Affairs, che serve talvolta come indicatore dell’atmosfera che prevale nella comunità della politica estera americana, il professor Kenneth Waltz ha pubblicato un articolo intitolato “Perché l’Iran dovrebbe ottenere la Bomba”, dove sostiene che un’atomica iraniana controbilancerebbe Israele e quindi sarebbe “il migliore risultato possibile: quello con maggiori probabilità di ripristinare la stabilità in Medio Oriente”. Brands e Palkki ritengono che questo tipo di ragionamento sia completamente sbagliato. A riprova che la stabilità non sarebbe affatto il probabile risultato della proliferazione di armamenti nucleari, citano una riunione del Consiglio del Comando Rivoluzionario iracheno tenutasi il 27 marzo 1979 durante la quale Saddam illustrò il suo pensiero strategico, in un momento in cui era già il governatore di fatto dell’Iraq e in procinto di diventarne il presidente ufficiale. Pensiero quanto mai sconcertante giacché spiegava che le armi nucleari irachene sarebbero servite a neutralizzare quello che molti ritenevano (e ritengono) sia la capacità nucleare di Israele, permettendo così all’Iraq di condurre una guerra convenzionale conto Israele. In un’altra occasione, Saddam immaginò una coalizione militare araba che attaccasse Israele, capeggiata da dieci divisioni irachene (cinque di fanteria e cinque corazzate o di artiglieria) insieme a forze siriane ed eventualmente anche giordane. Stando ai documenti, Saddam illustrò questa sua idea all’allora presidente siriano Hafez al-Assad.
Ciò che mostra la strategia di Saddam Hussein è che l’uso bellico di armi nucleari da parte di un nemico di Israele è assai diverso dal ruolo che le armi atomiche hanno giocato durante la Guerra Fredda, a dispetto dello sforzo di alcuni analisti di applicare meccanicamente l’esperienza sovietico-americana all’attuale minaccia iraniana.
Quali erano gli obiettivi di guerra di Saddam, stando al materiale documentario catturato? In alcuni casi parlava di recuperare i territori arabi persi nel 1967. Tuttavia, quando parlava ai suoi consiglieri più fidati, evocava esplicitamente l’eliminazione di Israele. Dunque ciò che emerge dai documenti iracheni è che quando un capo come Saddam Hussein parlava in pubblico della distruzione di Israele non si trattava solo di retorica a fini politico-propagandistici, bensì del riflesso di precisi piani operativi che aveva in mente, in futuro, per l’esercito iracheno.
Molto è cambiato dall’epoca in cui vennero scritti questi documenti iracheni, e le minacce che Israele potrebbe dover fronteggiare si evolvono. Ma sarebbe un errore immaginare che esse siano completamente scomparse e molto dipenderà dalla questione se l’Iraq diventerà uno stato davvero indipendente o se finirà col diventare un satellite dell’Iran, fungendo in futuro da trampolino per le forze iraniane. In questo contesto, sono estremamente preoccupanti le ultime informazioni appena giunte questa settimana secondo cui il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki permette ad aerei iraniani di volare nello spazio aereo iracheno per rifornire l’arroccato regime siriano di Bashar al-Assad, nonostante la ripetuta richiesta da parte dell’amministrazione Obama di interrompere tale attività.
C’è anche un altro motivo per cui è importante prendere nota del pensiero di Saddam Hussein sul rapporto fra armi nucleari e possibilità di scatenare una guerra convenzionale. Nel dibattito sui futuri confini di Israele in Cisgiordania viene frequentemente sostenuto che nell’era dei missili, specie se armati con armi di distruzione di massa, la topografia, il terreno, la profondità strategica non sono più rilevanti e dunque Israele può cederli nel quadro di future intese di pace. Questa tesi, se venisse largamente accettata, potrebbe avere conseguenze enormi per aree come la Valle del Giordano, compromettendo l’obiettivo di Israele di ottenere confini difendibili in qualsiasi futuro accordo di pace. Ma se lo scopo delle armi nucleari nelle mani dei nemici di Israele è quello di permettere loro un più sicuro ritorno all’epoca in cui potevano scatenare guerre convenzionali, allora Israele deve garantirsi che, in fin dei conti, non sia costretto a concedere i suoi più vitali asset territoriali sulla base dell’infondata convinzione che essi non contino più nulla nell’era delle armi nucleari. Quando invece è vero esattamente il contrario.

(Da: Israel HaYom, 7.9.12)

Nella foto in alto: Dore Gold, autore di questo articolo

Si veda anche:

L’illusione della deterrenza che funziona sempre. Provate a dissuadere millenaristi fondamentalisti, votati alla guerra santa e al suicidio

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Quelle provvidenziali 17 tonnellate di esplosivo. Il New Yorker racconta come Israele pose fine al sogno atomico del dittatore siriano Assad

https://www.israele.net/articolo,3538.htm

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https://www.israele.net/articolo,3540.htm