L’attacco contro civili nel centro del paese non ha lasciato scelte a Israele

I terroristi di Gaza pensavano di poter approfittare del periodo elettorale per colpire quasi impunemente

Di Ron Ben-Yishai

Ron Ben-Yishai, autore di questo articolo

Il razzo che nelle prime ore di lunedì mattina ha colpito e distrutto un’abitazione civile israeliana nella regione centrale del paese ha colto Israele di sorpresa. Il lancio è stato fatto con l’evidente obiettivo di causare vittime. Il grosso missile, verosimilmente un M-75 che secondo le prime valutazioni delle Forze di Difesa israeliane sarebbe stato fabbricato da Hamas, è stato sparato all’alba quando la gente stava ancora dormendo. E’ stato lanciato al massimo della sua gittata (tra 80 e 140 km) verso un’area di Israele che gli attaccanti supponevano (a ragione) che non fosse protetta dal sistema anti-missilistico “Cupola di ferro”. Il razzo, probabilmente armato con una testata contenente decine di kg di esplosivo, ha colpito in pieno il soggiorno dell’abitazione. Fortunatamente a quell’ora i membri della famiglia dormivano nelle stanze interne ed è solo per questo che sono stati feriti ma nessuno è rimasto ucciso. Probabilmente anche la conformazione dell’edificio, realizzato in cemento armato con ampie finestre e aperture, ha contribuito ad attenuare le conseguenze dell’esplosione.

Il razzo era una copia di un Fajr-5 iraniano, che ha una gittata di 75 km. Quando viene prodotto a Gaza (sotto supervisione iraniana) viene chiamato M-75. Allungandolo di diverse decine di centimetri, lo si carica di più carburante e se ne aumenta il raggio d’azione di parecchi chilometri.

L’abitazione colpita da un razzo palestinese lunedì mattina nel moshav Mishmeret, poco a nord di Tel Aviv

Sulle prime si è pensato che il lancio fosse stato eseguito dalla Jihad Islamica palestinese, ma un’indagine delle Forze di Difesa ha rivelato che si è trattato in realtà di Hamas: una mossa che apparentemente contrasta con gli interessi dell’organizzazione, che conta di ricevere aiuti umanitari da Israele, Egitto e Qatar sia per sé che per gli abitanti di Gaza, al fine di preservare il suo regime sulla enclave. Proprio lunedì era previsto il ritorno a Gaza di una delegazione dell’intelligence egiziana incaricata di riprendere le trattative per negoziare un periodo di calma a lungo termine che stabilizzi la situazione al confine fra Gaza e Israele.

Ma a Hamas non interessa un accordo “corretto”. Quello che le interessa è che la controparte accetti tutte le sue richieste e condizioni, senza dover cedere neanche un poco della sua “resistenza”. Hamas, e la Jihad Islamica filo-Iran con cui si coordina, vogliono continuare a tormentare Israele e tenere sotto minaccia e sotto pressione la popolazione israeliana allo scopo di differenziarsi dalla posizione assunta dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che sostiene la cosiddetta “resistenza popolare” in quanto teoricamente contrapposta alla violenza “miliare”.

Se Hamas non è disposta a impegnarsi su nulla è principalmente perché valuta che Israele abbia perso il suo potere deterrente a Gaza. L’organizzazione è convinta che, almeno fino al giorno delle elezioni, il prossimo 9 aprile, Israele si accontenterà di dare una risposta molto contenuta al lancio di razzi, e quindi di poter sfruttare il periodo elettorale (e il timore di Benjamin Netanyahu di dover subire perdite israeliane in quel periodo) per estorcere concessioni da Gerusalemme senza dare nulla in cambio. Ma è evidente che Israele non potrà permettere che questo stato di cose continui.

(Da: YnetNews, 25.3.19)