L’attentato di Bruxelles non nasce dal nulla

Tollerata da troppo tempo l’industria della menzogna che fomenta odio verso gli ebrei e lo stato ebraico

Di Noah Klieger

Noah Klieger, autore di questo articolo

Noah Klieger, autore di questo articolo

Era solo questione di tempo. Il fenomeno era sotto gli occhi di tutti, e non solo in Europa. Mi spingerei persino a dire che è sorprendente che vi siano stati solo “pochi” attacchi mortali contro ebrei e istituzioni ebraiche. Si potrebbe ricordare Parigi, circa otto anni fa, il sequestro e atroce linciaggio dell’ebreo Ilan Halimi; o Tolosa, circa due anni fa, l’assassinio di tre scolari e un insegnante in una scuola ebraica; o a Kansas City, circa un mese fa, l’omicidio di tre persone in due istituzioni ebraiche. E ora l’attentato al Museo ebraico di Bruxelles (4 morti, di cui due israeliani).

Da anni gli estremisti islamici e i loro numerosi sostenitori in molti paesi del mondo, soprattutto in Europa, istigano sistematicamente all’odio contro lo stato ebraico in particolare, e gli ebrei in generale. Per qualche oscura ragione, questi fomentatori professionali di odio trovano sostegno in molte testate giornalistiche e molte stazioni radio-televisive, che trasmettono presunte notizie e intere trasmissioni in cui Israele viene presentato come uno stato terrorista che si dedica allegramente all’omicidio a sangue freddo di donne e bambini nei cosiddetti territori palestinesi e a seminare devastazione e disperazione nelle città e nei villaggi della striscia di Gaza.

Una foto diffusa dalle Brigate Al Qassam (Hamas) nel novembre 2012: dicevano che si trattava di un bambino palestinese colpito dagli israeliani.

Una foto diffusa dalle Brigate Ezzedin al-Qassam (Hamas) nel novembre 2012 e ripresa da molti mass-media: dicevano che si trattava di un bambino palestinese colpito dagli israeliani.

Evidentemente non ha alcuna importanza il fatto che tutte queste “notizie” siano senza riscontro e prive di fondamento, che molto spesso siano dei falsi o addirittura vere e proprie messe in scena. Le reti televisive europee insistono nel loro sforzo di presentare Israele come un mostro assetato di sangue paragonabile al Terzo Reich nazista.

Prendiamo solo un esempio tra i tanti. Circa un anno e mezzo fa, mentre i soldati delle Forze di Difesa israeliane operavano a Gaza nel quadro dell’operazione anti-terrorismo “Colonna di nube difensiva”, quasi tutte le emittenti televisive in Europa e nel mondo mandavano in onda immagini di case distrutte e di centinaia di vittime, tra cui naturalmente molte donne e bambini, con titoli del tipo: “Ecco cosa fanno gli israeliani a Gaza”. Ebbene, erano quasi tutte foto scattate nella guerra civile siriana, relative alle attività delle forze di Bashar Assad contro i ribelli locali.

La stessa foto diffusa un mese prima sulla pagina Facebook di Syrians & Friends: si trattava di un bambino siriano colpito nella guerra civile

La stessa foto diffusa un mese prima sulla pagina Facebook di Syrians & Friends: si trattava in realtà di un bambino siriano colpito nella guerra civile

Il problema è che in molti paesi anche persone che dovrebbero essere ragionevoli cadono vittima di queste menzogne. Quante volte, durante i miei tour di conferenze all’estero, ho visto tanti nel pubblico alzarsi per chiedere spiegazione dei nostri “massacri contro una popolazione pacifica e inerme”.

Non c’è da stupirsi, quindi, se in molti paesi europei, con una presenza del 10% o più di immigrati da paesi musulmani, si verificano innumerevoli aggressioni personali e persino attentati omicidi contro gli ebrei e le loro istituzioni. È da tempo che si è capito che non c’entra nulla la legittima critica a questa o quella politica del governo israeliano, e nemmeno quello che ama definirsi anti-sionismo: quello che è in gioco è puro e semplice odio verso gli ebrei, ben alimentato e assecondato.

Finché le autorità e le società di questi paesi non si ribelleranno contro l’istigazione all’odio e i tanti fomentatori di odio anti-ebraico, è chiaro che il numero di sanguinosi attentati contro gli ebrei non farà che aumentare. (Da: YnetNews, 26.5.14)

Haaretz, 18.5.14, versione in inglese

Haaretz, 18.5.14, versione in inglese

Scrive Ben-Dror Yemini, su YnetNews: «Un mio amico ebreo americano mi ha chiamato la scorsa settimana per informarsi su un pogrom commesso dagli ebrei contro i palestinesi. Un pogrom? L’amico ne aveva una prova inconfutabile. Peter Beinart, uno dei leader della sinistra ebraica negli Stati Uniti, aveva scritto sulla sua pagina Twitter le parole “un pogrom a Lag Ba’Omer” con un link a un reportage sul sito in inglese del quotidiano israeliano Ha’aretz. Titolo del reportage: “Coloni incendiano un frutteto palestinese”. Incendiare un frutteto è una cosa grave, ma come aveva fatto Beinart ad arrivare a parlare addirittura di pogrom? Il sito web Presspectiva, che ha approfondito la cosa, ha rilevato che il reportage originale sul sito in ebraico di Ha’aretz diceva: “Coloni accendono un falò in un uliveto”. Ecco dunque i tre passaggi. Tutto è iniziato con un reportage in ebraico su un falò all’interno di in un uliveto dove non è stato incendiato neanche un albero.

Il Tweet di Beinart

Il Tweet di Peter Beinart

Per antica tradizione, falò di questo tipo se ne vedono in ogni parte d’Israele in occasione della festa di Lag Ba’Omer. Il secondo passo è stata una distorta traduzione dall’ebraico in inglese che ha fatto spuntare dal nulla un frutteto incendiato. Il terzo passaggio è stato chiamare pogrom il presunto incendio, e proprio per bocca di un maître à penser della sinistra ebraica americana. In seguito a un appello di Presspectiva, il giornale ha pubblicato una piccola rettifica. Al contrario, Beinartad finora non ha ritenuto di rettificare le parole che aveva scelto di usare. Se avevamo bisogno di sapere come funziona l’industria della menzogna, ecco che questa settimana ne abbiamo avuto un altro piccolo, illuminante esempio.» (Da: YnetNews, 25.5.14)