L’Autorità Palestinese promette in prima pagina la distruzione di Israele in una guerra santa per Allah

Mass-media e leader religiosi di Abu Mazen insistono sul dovere di combattere per la Palestina “dal mare al Giordano” in quanto inalienabile territorio islamico

Di Itamar Marcus

Itamar Marcus, autore di questo articolo

Quando l’Autorità Palestinese decide di prendere un editoriale scritto da un autore poco importante e di pubblicarlo sulla prima pagina del suo quotidiano ufficiale significa che il messaggio contenuto in quell’editoriale riflette la posizione dell’Autorità Palestinese e che essa vuole che arrivi forte e chiaro alla popolazione palestinese.

L’editoriale di una libanese di nome Hala Salameh, pubblicato lo scorso 11 maggio sul quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, sostanzialmente sintetizza le opinioni di un leader religioso musulmano estremista.

L’articolo si apre con il titolo: “La Palestina è un waqf di Allah”. Ogni palestinese sa che waqf significa patrimonio islamico inalienabile e, nel caso specifico, terra santa islamica. E sa che la legge islamica proibisce di permettere che un waqf rimanga sotto giurisdizione non islamica.

“La Palestina – sottolinea l’articolo – è un waqf di Allah e non può essere ceduta, venduta o fatta oggetto di trattative”.

A supporto della tesi, l’autrice cita il giudice libanese della shari’a Khaldoun Oraymet, il quale assicura che Allah garantirà che la “Palestina” (riferendosi a tutto Israele) sarà conquistata dai musulmani mediante la guerra come avvenuto in passato:

“La volontà di Allah sarà realizzata e faremo il nostro ingresso nella moschea di Al-Aqsa così come vi entrammo la prima volta al tempo del califfo Omar [Omar ibn Al-Khattib, 637] e come vi entrammo al tempo di Saladino [Saladin Al-Ayyubi, 1187]”.

Vignetta postata da Fatah nell’aprile 2020. Il bambino con la bandiera palestinese scrive sulla mappa: “La Palestina va dal mare al fiume e la sua capitale è Gerusalemme”

Infine l’autrice cita ancora il leader religioso Oraymet il quale, dopo aver lamentato che la vera battaglia contro Israele non è ancora iniziata, esorta i palestinesi a lanciarsi in un conflitto perpetuo, senza mai abdicare alla speranza giacché Israele alla fine verrà distrutto anche se ci vorranno 400 anni:

“Purtroppo, la nostra battaglia con il movimento sionista non è ancora iniziata. Gli abitanti della Palestina e insieme a loro gli arabi – musulmani e cristiani allo stesso modo – hanno combattuto gli europei per 200 anni per salvare la Palestina. Rimarremo in conflitto con il nemico sionista anche 400 anni al fine di liberare ogni singola parte della terra di Palestina”.

Palestinian Media Watch aveva già segnalato un messaggio analogo da parte dello stesso religioso libanese quando venne intervistato dalla radio ufficiale dell’Autorità Palestinese nel maggio 2018. Allora Oraymet aveva inviato i suoi saluti ai palestinesi “che lanciano pietre benedette contro la serpe sionista” e aveva affermato che il paese è waqf dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano]”.

La ripetuta presentazione della distruzione di Israele come di un obbligatorio dovere religioso nel nome di Allah è estremamente pericolosa, poiché ai musulmani viene sempre insegnato che è proibito scendere a compromessi sulla volontà di Allah. Non solo i mass-media dell’Autorità Palestinese, ma anche i suoi più autorevoli leader religiosi presentato spesso il conflitto con Israele come una obbligatoria guerra religiosa nel nome di Allah.

Mahmoud Al-Habbash, nominato dal presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen come suo consigliere personale per l’islam e capo delle Corti della shari’a, condivide questa ideologia:

“L’intera terra della Palestina è terra waqf ed è terra benedetta. E’ proibito vendere, trasferire proprietà o favorire l’occupazione anche solo di un suo millimetro”
(dal quotidiano ufficiale PA Al-Hayat Al-Jadida, 22 ottobre 2014).

Allo stesso modo Muhammad Hussein, Grand Mufti dell’Autorità Palestinese per Gerusalemme e Territori palestinesi nonché presidente del Consiglio supremo della fatwa, ha dichiarato:

“La Palestina, che include al suo interno Gerusalemme, è terra waqf ed è proibito dalla legge della shari’a cederla o favorirne il trasferimento di proprietà a nemici, perché fa parte della proprietà pubblica islamica. La concessione a nemici della proprietà del territorio islamico, o parte di esso, è nulla e costituisce tradimento”
(dal quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, 13 aprile 2018).

(Da: palwatch, 15.5.20)