Le ben lastricate vie dellinferno

Perché gli europei amano tanto un film che propone lassassinio di ebrei come una cosa normale?

Da un articolo di Eldad Beck

image_924In un momento in cui Israele cerca di convincere il resto del mondo che, dopo il disimpegno dalla striscia di Gaza, è tempo che i palestinesi si mettano alla prova, un nuovo film intitolato “Paradise Now” fa il tour di mezza Europa. Girato dal regista arabo-israeliano Hani Abu-Assad, il controverso film affronta l’argomento degli attentatori suicidi palestinesi. Co-finanziato da diversi governi europei, è stato proiettato in vari festival del cinema internazionali, compreso quello di Berlino, si è aggiudicato importanti premi ed ora concorre per gli oscar europei. In Germania, l’Agenzia Federale per l’Educazione Politica – un ente governativo che si adopera per promuovere la consapevolezza politica fra scolari ed altri segmenti della popolazione – ha deciso di includere il film in una lista di opere “di valore pedagogico”, accompagnandolo con un opuscolo altrettanto problematico che spiega il film a studenti e insegnanti.
Non c’è dubbio che “Paradise Now” sia un film girato in modo eccellente. E proprio questo è il problema. Abu Assad sostiene che la sua opera non intende legittimare gli attentati suicidi, ed anzi il contrario: si definisce fortemente critico, e dice di voler aprire canali di discussione sul fenomeno.
Tuttavia il film presenta una infinita serie di doppi significati, nella migliore tradizione palestinese. Non c’è condanna né rifiuto inequivocabile del terrorismo suicida. E non c’è alcuna critica di quella società palestinese che ha permesso che il fenomeno prosperasse al proprio interno. Di più, il film cerca di “capire” l’attentatore suicida gettando tutta la responsabilità delle sue azioni unicamente sull’occupante israeliano. Gli israeliani sono rappresentanti come biechi, assetati di potere, utilitaristi e corrotti. Mai ci vengono mostrate le vittime delle esplosioni suicide. Gli stessi attentati suicidi vengono lasciati nel mondo delle innocue fantasie di vendetta.
Una delle scene più inquietanti del film è quella chiamata “l’ultima cena”, con ovvio riferimento al celebre dipinto di Leonardo da Vinci. Le scena ritrae l’ultimo pasto di alcuni attentatori suicidi prima della loro missione. Il messaggio è fin troppo chiaro: massima celebrazione e santificazione degli attentatori (vittime sacrificali paragonabili a Gesù).
Come può essere che un film come questo riesca a ottenere tanti finanziamenti da governi europei e ad essere accolto con tanto entusiasmo? Difficile sottrarsi alla sensazione che per molti europei, mietere vite di ebrei faccia parte dell’ordine naturale delle cose, con o senza disimpegno. Le critiche degli europei alla reazione israeliana di fronte al perdurare dei lanci di missili Qassam dalla striscia di Gaza dopo il ritiro ne sono la dimostrazione. La pretesa palestinese che Gaza sia ancora occupata, come una sorta di enorme prigione, ha già iniziato a mettere radici in Europa. Quando avverrà il prossimo attentato suicida, gli europei scuoteranno ancora una volta la testa: “Ma cosa pretendete? I palestinesi vivono in un inferno”.

(Da: YnetNews, 10.9.05)