Le due facce dell’antisemitismo

Bisogna rendersi conto che l’invocazione a distruggere Israele da parte dei neonazisti negatori della Shoà non è diversa da quella dei capi del movimento BDS

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

L’Europa di oggi ha due facce. Da un lato c’è la Corte Europea dei diritti dell’uomo che lo scorso 3 ottobre ha deciso, senza quasi menzionare Israele, che la negazione della Shoà non rientra nella libertà di espressione e non è un diritto umano. La petizione era stata presentata da Udo Pastörs, un membro del partito di estrema destra tedesco NPD già condannato da un tribunale locale per le sue prese di posizioni di incitamento all’odio. Dall’altro c’è l’antisemitismo, che continua ad aumentare fino al sanguinoso attentato dello scorso Yom Kippur contro una sinagoga tedesca.

Come definire l’antisemitismo è uno dei temi più discussi in questi giorni in Germania. Poco più di una settimana fa dei neonazisti hanno marciato per le strade di Dortmund incitando i palestinesi a distruggere Israele. Nel frattempo è in corso un dibattito sul fatto se sia definibile antisemita la campagna BDS (per il boicottaggio e le sanzioni contro Israele). Già alcuni mesi fa il Bundestag tedesco ha stabilito che la risposta è sì. Lo stesso hanno fatto diversi altri paesi europei che hanno adottato questa interpretazione (che si riallaccia alla definizione operativa dell’antisemitismo proposta dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto ndr). I circoli di estrema sinistra fanno campagna contro la decisione e contro la definizione.

Il dibattito si è intensificato a seguito di una serie di decisioni che riguardano il rapporto fra posizioni politiche razziste e la libertà di espressione e di creatività artistica. Cosa sarebbe successo se una città in Germania avesse assegnato un premio a Pastörs per la sua opera letteraria, scoprendo solo successivamente che è un attivista di un movimento antisemita? Sarebbe giusto togliergli il premio a causa delle sue opinioni razziste e negazioniste, nonostante il valore culturale riconosciuto alla sua opera?

Manifestazione neonazista in Germania. Sul cartello, lo slogan “Israel ist unser Unglück (“Israele è la nostra disgrazia”) che riprende lo slogan “Die Juden sind unser Unglück” (“Gli ebrei sono la nostra disgrazia”), originariamente coniato dall’antisemita Heinrich von Treitschke nel XIX secolo, poi adottato dal giornale nazista Der Stürmer. Sul cartello si legge inoltre: “Stop al sionismo” e “Porre fine (a Israele)” (clicca per ingrandire)

Non è una domanda teorica. Il Comune di Dortmund ha annullato un premio assegnato a un’autrice britannica di origine pakistana, Kamila Shamsie, perché si è scoperto che sostiene il movimento BDS. La decisione ha suscitato vivaci proteste, in particolare in Gran Bretagna. Passano diversi giorni e il Comune di Aquisgrana annulla un prestigioso premio assegnato all’artista Walid Raad dopo che si è scoperto che anche lui sostiene la campagna BDS. La cantante israelo-tedesca Nirit Sommerfeld è stata avvertita che la sua performance sarebbe stata annullata o sospesa se avesse espresso le sue analoghe posizioni politiche. Sommerfeld ha firmato una petizione che chiede la cancellazione della decisione del Bundestag e sostiene il boicottaggio contro Israele. Quest’estate, il festival musicale Open Source ha annullato il concerto del rapper americano Talib Kweli quando questi si è rifiutato di prendere le distanze dal movimento BDS.

Il dibattito tende a farsi sempre più acceso attorno a questi eventi. Ma tutte queste azioni contro alcuni artisti restano un esercizio inutile dal momento che Shamsie, Raad, Sommerfeld e Kweli sono fermamente convinti di essere persone illuminate che si adoperano a favore dei diritti umani. La maggior parte dei loro amici e sostenitori nei circoli culturali, letterari e artistici li appoggia e non riesce a capire perché a una persona venga negato un premio per aver agito “a favore della giustizia per i palestinesi”. Sono sicurissimi di non avere nulla a che fare con il negazionismo della Shoà alla Pastör. Loro sono civili e illuminati, lui no.

Manifestazione BDS. Sul cartello bianco: “La Palestina sarà libera dal fiume al mare” (cioè, Israele verrà cancellato dalla carta geografica)

Bisognerebbe invece mettere in chiaro che non vi è alcuna differenza tra i neonazisti che invocano la distruzione dello stato ebraico e i capi del movimento BDS: la loro posizione è esattamente la stessa. La definizione di antisemitismo è importante, così come lo è la decisione del Bundestag. Ma è molto più importante informare la gente che l’idea che la campagna BDS si batta per la giustizia è una delle più grandi truffe dell’epoca attuale. I capi del BDS – Omar Barghouti, Ali Abunimah e As’ad Abu Khalil – ammettono esplicitamente che il loro obiettivo è lo distruzione dello stato d’Israele. Ciò che i capi iraniani e di Hamas e i neonazisti proclamano in modo brutale, i leader del BDS lo dicono in un modo assai più sofisticato. “Non ha senso porre fine all’occupazione israeliana – afferma il commentatore politico palestinese-americano Ahmed Moor – L’obiettivo è la distruzione dello stato ebraico”. Si tratta di una campagna che mira a distruggere una precisa nazione fra tutti i paesi del mondo, e cioè lo stato ebraico, e se questo non è antisemitismo allora non si capisce cosa sia l’antisemitismo.

Alcuni sostenitori del BDS sono sinceramente a favore dell’autodeterminazione sia per gli ebrei israeliani che per gli arabi palestinesi, ma sono solo gli utili idioti della campagna BDS, i cui capi sono invece contrari a questa posizione. E anzi non sostengono nemmeno un dialogo corretto e la libertà di espressione. Al contrario, cercano di mettere a tacere le opinioni diverse dalla loro. Fanno di tutto per ostacolare e impedire le conferenze di qualunque israeliano, anche di quelli che militano attivamente per la pace a due stati.

Ovviamente non c’è niente di male a criticare le politiche di Israele, ma il movimento BDS non è una critica alle politiche, è una battaglia contro l’esistenza di uno stato. E il fatto che tante persone in buona fede lo sostengano dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per qualsiasi società democratica su quanto le menzogne tendano a prevalere sulla verità. La maggior parte dei sostenitori del BDS sa che la negazione della Shoà e l’invocazione della distruzione di Israele da parte dei neonazisti sono manifestazioni di puro antisemitismo. È ora che si rendano conto che le analoghe posizioni dei leader del BDS sono anch’esse espressione di antisemitismo.

(Da: YnetNews, 11.10.19)