Le indagini sulla morte della 13enne a Rafah

Dalle indagini emerge che una guardia ha cercato di coprire le proprie responsabilità accusando il comandante

image_407Mentre proseguono le indagini della polizia militare israeliana sulle circostanze che hanno portato alla morte delle 13enne palestinese Iman al-Hams (uccisa la scorsa settimana da soldati israeliani mentre passava su un sentiero off limits presso una postazione militare a Rafah, striscia di Gaza sud, durante scontri a fuoco con terroristi), dalle indagini fin qui svolte emergono nuovi particolari che sembrano scagionare il comandante dell’unità, accusato da un suo sottoposto di comportamento “vergognoso”, e per questo cautelativamente sospeso dalle Forze di Difesa israeliane fino al termine dell’inchiesta.
Gli inquirenti hanno scoperto che il soldato di guardia sulla torretta d’osservazione della postazione israeliana ha scorto in grave ritardo la ragazza che si era avvicinata con la borsa fino all’ingresso della postazione: una situazione ad altissimo rischio che già molte volte, in passato, ha aperto la strada a sanguinosi attentati esplosivi.
Allo scopo di coprire la sua parte di responsabilità nell’uccisione della ragazza, il soldato si è rivolto ai mass-media dichiarando che il comandante della sua unità “si era assicurato della morte della ragazza” scaricandole addosso un intero caricatore dopo che era già stata colpita e uccisa.
Dall’indagine emerge che un gruppo di veterani all’interno dell’unità, informalmente organizzato, avrebbe coperto con la propria omertà il soldato di guardia, imponendosi su altri soldati e su alcuni ufficiali.
Sulla base delle indagini, venerdì scorso il capo di stato maggiore israeliano Moshe Ya’alon ha affermato che il comandante dell’unità non si è affatto “assicurato” della morte della ragazza nel modo descritto e che pertanto dovrebbe essere reintegrato al suo posto.

(Da: Jerusalem Post, 17.10.04)