Le ottime ragioni di Israele contro il rapporto Goldstone

Ogni eventuale violazione dei militari viene indagata secondo gli standard di un vero stato di diritto

image_2736Lo scorso 29 gennaio Israele ha diffuso un documento di 46 pagine intitolato “Indagini sull’operazione a Gaza: un aggiornamento”, che descrive le procedure israeliane per le indagini relative ad accuse di violazioni del diritto di guerra. Il documento si concentra sulle indagini, sulle procedure legali e sugli insegnamenti da trarne in relazione alle azioni delle Forze di Difesa israeliane durante l’operazione anti-Hamas nella striscia di Gaza del 27 dicembre 2008 – 18 gennaio 2009.
Il documento integra e aggiorna un precedente documento diffuso nel luglio 2009 dal titolo “Operazione a Gaza: aspetti fattuali e legali”, che affrontava una gamma di questioni di fatto e giuridiche relative all’operazione anti-Hamas, comprese le migliaia di attacchi missilistici che resero necessaria l’operazione stessa e il deliberato trincerarsi di Hamas nelle zone densamente abitate da civili, cosa che ha reso i combattimenti particolarmente complicati e impegnativi. Questi in sintesi punti salienti del documento pubblicato da Gerusalemme a fine gennaio.
– Israele è impegnato a rispettare pienamente il diritto di guerra e ad indagare ogni accusa di violazione indipendentemente dalla fonte di tale accusa. Molte delle indagini descritte nel documento sono state avviate autonomamente da Israele, altre come risposta a denunce avanzate da civili palestinesi o da rapporti di Ong internazionali, agenzie Onu, mass-media.
– Ad oggi le Forze di Difesa israeliane hanno avviato indagini su 150 distinti casi legati all’operazione anti-Hamas a Gaza. Di questi 150 casi, finora 36 sono stati inoltrati per inchieste penali. Gli inquirenti penali hanno raccolto dichiarazioni da quasi cento querelanti e testimoni palestinesi e da circa 500 fra soldati e ufficiali israeliani. Per individuare i testimoni palestinesi e prendere accordi affinché perché potessero portare le loro prove, le Forze di Difesa israeliane si sono coordinate con Ong locali.
– Il sistema investigativo israeliano per le denunce di violazioni del diritto di guerra è equiparabile ai sistemi adottati da altri paesi democratici come Australia, Canada, Regno Unito e Stati Uniti. L’impegno e la capacità di indagare e perseguire eventuali violazioni del diritto internazionale ha trovato conferme da parte di osservatori terzi e di sistemi giuridici stranieri.
– Il sistema investigativo israeliano, come quello di molti altri stati, comprende tutta una gamma di controlli ed equilibri e vari livelli di riesame, per garantire imparzialità e indipendenza. Ciò comprende il Corpo dell’Avvocatura Generale Militare, che è indipendente e non soggetta alla catena di comando militare; il Procuratore Generale civile dal quale può essere riesaminata ogni decisione dell’Avvocatura Militare relativa alla scelta di procedere o meno con indagini o incriminazioni in ogni singolo caso; e la Corte Suprema d’Israele il cui riesame di ogni decisione dell’Avvocatura Militare e del Procuratore Generale può essere avviato da una petizione inoltrata da qualunque parte interessata, comprese Ong, singoli palestinesi o altri individui non cittadini israeliani.
– Il documento illustra in dettaglio lo status in cui si trovano tutte le indagini avviate in seguito all’operazione anti-Hamas a Gaza, e non si limita agli incidenti descritti nel rapporto Goldstone. Il documento infatti non vuole essere una confutazione punto per punto del rapporto Goldstone (che Israele non riconosce) né un inventario delle suoi carenze, bensì un documento autonomo – aggiornamento di quello precedente – che tuttavia contiene anche la segnalazione di alcune delle più vistose imprecisioni e forzature del rapporto Goldstone sul sistema investigativo israeliano.
– Circa in particolare i casi trattati dal rapporto Goldstone, il documento israeliano nota che, prima della pubblicazione del rapporto stesso, Israele aveva già avviato autonome indagini su 22 dei 34 casi menzionati. I restanti 12 casi, nessuno dei quali era stato precedentemente portato all’attenzione delle autorità israeliane, sono stati prontamente affrontati e indagati subito dopo la pubblicazione del rapporto Goldstone. Il documento israeliano riferisce in modo dettagliato lo stato delle indagini anche su tutti questi casi.
– Il documento fornisce inoltre informazioni aggiornate riguardo alle cinque indagini del Comando avviate dallo Stato Maggiore dopo la conclusione delle ostilità a Gaza circa i casi più gravi di accuse di comportamento illecito, più una sesta indagine speciale avviata di recente. Nel documento si sottolinea che, oltre a fornire la basi per le indagini sugli incidenti specifici, queste inchieste del Comando hanno anche fruttato un certo numero di insegnamenti operativi che vengono attualmente messi in pratica.
– Israele riconosce l’importanza di condurre il processo delle indagini in modo tempestivo. Allo stesso tempo, tuttavia, rimane impegnato a garantire che tutti i procedimenti giudiziari vengano condotti in modo accurato e completo, in modo compatibile con quello di tutti i paesi guidati dal rispetto per lo stato di diritto, e dunque anche per i diritti della difesa.

SCRIVE AMOS HAREL, SU HA’ARETZ: «La dettagliata risposta che Israele ha dato al rapporto Goldstone dimostra che questo paese può in effetti rispondere alla accuse con qualcosa di più che denunciare il pregiudizio anti-ebraico e ripetere all’infinto il mantra che “le Forze di Difesa israeliane sono uno degli eserciti più morali del mondo”.
Redatto da ministero degli esteri, ministero della giustizia e dall’ufficio del Procuratore delle Forze di Difesa, il documento offre una replica ad ampio raggio e ben argomentata a molte delle accuse mosse dal rapporto Goldstone. E contiene anche diversi dettagli di estremo interesse circa l’operazione anti-Hamas nella striscia di Gaza, che finora per qualche motivo non erano stati resi di pubblico dominio. I dettagli più notevoli riguardano le misure disciplinari che sono state prese nei confronti di alcuni comandanti israeliani dell’operazione. Dopo quello che alcuni hanno considerato un fuoco d’artiglieria ingiustificato (peraltro senza vittime) contro un complesso di Hamas nel quartiere Tel al-Hawa della città di Gaza (che ha coinvolto anche un edificio Unrwa), il comandante in capo israeliano della regione sud Yoav Gallant ha deciso – oggi veniamo a sapere – di deferire alla corte disciplinare militare (per abuso di comando) due ufficiali: un generale di brigata e un colonnello. Naturalmente nomi e dettagli non vengono specificati nel documento, ma è noto che in quel momento nell’area dove vennero sparate le salve era operativa la Brigata Golani (per cui si sa di chi si trattava).
Un’altra rivelazione riguarda il fatto che a novembre il capo di stato maggiore israeliano ha istituito una nuova squadra investigativa presso lo stato maggiore con il compito di indagare uno specifico incidente durante il quale è rimasta distrutta una moschea, e un secondo caso durante il quale sono rimasti uccisi diversi civili, nonché di esaminare un certo numero di denunce circa presunti maltrattamenti di palestinesi arrestati.
La risposta dettagliata e ben argomentata di Israele dimostra che il paese ha ottimi argomenti contro le accuse mosse dal rapporto Goldstone. Il che naturalmente lascia parte la questione se istituire o meno una commissione d’inchiesta che potrebbe chiarire ogni aspetto una volta per tutte, tema in questo momento dibattuto all’interno di Israele».

(Da: Ha’aretz, mfa.gov.il, israele.net, 29.01-1.02.2010)

Per il testo (in inglese) del documento diffuso da Israele si veda:
GAZA OPERATION INVESTIGATIONS: AN UPDATE

http://www.mfa.gov.il/MFA/Terrorism-+Obstacle+to+Peace/Hamas+war+against+Israel/Gaza_Operation_Investigations_Update_Jan_2010.htm

Si veda anche: