Le promesse di Olmert

Disimpegno presto, ma preservando consenso nazionale e appoggio internazionale.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_1147Scrive Ha’aretz: Ehud Olmert ha promesso di far entrare nel futuro governo solo partiti che si dichiarino favorevoli al disimpegno unilaterale dalla Cisgiordania: questa deve essere la condizione fondamentale per formare la coalizione di governo. Questa è, in effetti, la ragion d’essere di qualunque governo guidato da Kadima, un partito con una chiara missione, nelle cui mani l’elettorato israeliano ha affidato il compito storico di abbandonare la Cisgiordania. Le dichiarazioni circolate nelle ultime ore secondo cui il ritiro dalla Cisgiordania non sarebbe una questione urgente, e potrebbe non avvenire durante il primo anno di governo, sono allarmanti. Se la misura non venisse attuata al più presto, potrebbe non essere più attuata del tutto. L’affluenza al voto sempre più bassa e la tendenza verso il voto apolitico per il partito dei pensionati indicano una crescente insofferenza per la politica e i politici. I parlamentari devono tenere in considerazione la continua perdita di fiducia dell’elettorato nei loro confronti. Sta a loro garantire che la prossima Knesset sia più onesta della precedente, e cercare di tener fede alle promesse elettorali. La promessa principale è quella di tirare fuori Israele dalla Cisgiordania e definire i confini. Compromessi su questa materia condurrebbero il paese a nuove elezioni ravvicinate.

Scrive il Jerusalem Post: Ora che le elezioni sono alle nostre spalle, è molto importante che Olmert sciolga il conflitto tra affermazioni conciliatorie e azioni potenzialmente dure, e che lo faccia ribadendo in modo serio e leale la sua promessa di consultarsi. L’opinione pubblica ha preferito di gran lunga l’equilibrio tra sensibilità, persuasione e determinazione che è stato raggiunto durante lo sgombero degli insediamenti della striscia di Gaza, che non quello che si è visto durante lo sgombero dell’avamposto di Amona. Né basta la sensibilità. Kadima si è impegnato non solo a preservare il più ampio consenso interno possibile per il suo piano, ma anche a perseguire il più ampio appoggio internazionale. Che non è un lusso, ma una necessità. Anche se è chiamato “unilaterale”, l’ulteriore ritiro sarebbe irresponsabile senza prima aver raggiunto un’effettiva intesa con la comunità internazionale che garantisca a Israele concreti vantaggi diplomatici. Olmert, inoltre, non deve dare per scontato che la salute dell’economia debba essere sacrificata per rispondere alle richieste della sua coalizione. Si devono trovare metodi creativi per venire incontro a legittimi interresi sociali, e correggere errori fatti, senza per questo far arretrare l’economia verso la recessione. Crescita economica e giustizia sociale non sono in contraddizione. Abbiamo bisogno di entrambe, e ciò significa più, non men,o riforme strutturali, specie in campo fiscale.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 31.03.06)