«Le risoluzioni dell’Onu su Israele non hanno alcuna attinenza con la realtà dei fatti»

Ambasciatore d’Israele all’Onu: «Finché i palestinesi preferiranno i simbolismi a New York al pragmatismo sul campo, sarà sempre difficile arrivare alla pace»

Ron Prosor, ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite

Alla vigilia del 66esimo anniversario dell’approvazione del piano di spartizione della Palestina mandataria da parte delle Nazioni Unite, l’Assemblea Generale dell’Onu ha tenuto lunedì la consueta “sessione speciale” dedicata alla “Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese”, durante la quale è stata approvata una serie di risoluzioni anti-israeliane.

“Il sistema delle Nazioni Unite è pervaso tutto l’anno dal pregiudizio anti-israeliano”, ha detto Ron Prosor, ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite. Ed ha aggiunto: “Nel 2012, l’Assemblea Generale ha trovato il tempo di approvare 22 risoluzioni che condannano specificamente Israele a fronte di solo quattro risoluzioni che condannano altri singoli paesi in tutto il resto del mondo. I peggiori violatori dei diritti umani ricevono solo una minima parte delle condanne che riceve Israele, che è l’unica democrazia funzionante in tutto il Medio Oriente. Questo comportamento irresponsabile comporta conseguenze irreversibili. Gli Stati che ogni anno approvano meccanicamente le risoluzioni anti-israeliane hanno dato ai palestinesi un senso falsato della realtà e hanno alimentato la loro cultura del vittimismo”.

Anche nella campagna per il riconoscimento unilaterale alle Nazioni Unite, la pubblicistica araba rappresenta lo Stato Palestinese come la cancellazione di Israele dalla mappa geografica.

Anche nella campagna per il riconoscimento unilaterale alle Nazioni Unite, la pubblicistica araba rappresenta lo stato palestinese come la cancellazione di Israele dalla mappa geografica.

“Tutti coloro che sostengono di voler promuovere la pace – ha continuato Prosor – dovrebbero ricordare ai palestinesi che non esistono scorciatoie: la pace non si ottiene cambiando la propria targhetta alle Nazioni Unite, non si ottiene con azioni unilaterali né facendo approvare una sfilza di risoluzioni anti-israeliane. La pace non verrà raggiunta nell’East Midtown di Manhattan, New York, ma in Medio Oriente. Finché la dirigenza palestinese continuerà preferire il simbolismo al pragmatismo, sarà sempre più difficile raggiungere la pace”.

Prosor ha poi aggiunto che le risoluzioni dell’Assemblea Generale che condannano Israele “non hanno alcuna attinenza con la realtà dei fatti”. E ha spiegato: “Proprio la scorsa settimana le Nazioni Unite hanno adottato nove risoluzioni che condannano Israele. Una di queste risoluzioni condanna Israele per il trattamento dei siriani. Ripeto: Israele viene condannato per come tratta i siriani. Va al di là del concepibile che, mentre gli ospedali israeliani curano gratis centinaia di siriani sfuggiti alla carneficina in corso nel paese di Bashar Assad, l’Onu non trova di meglio che denunciare il trattamento dei siriani da parte di Israele. E come non bastasse – ha concluso l’ambasciatore – l’Assemblea Generale sta per votare un’altra risoluzione che chiede a Israele di consegnare alla Siria le alture del Golan con i suoi abitanti. È a dir poco assurdo che le Nazioni Unite pretendano che altri civili vengano gettati in pasto alla ferocia del regime di Assad e della guerra civile siriana”.

(Da: Israel HaYom, 27.11.13)