Le vere “line rosse” varcate dalla Jihad Islamica palestinese

La Dottrina della Responsabilità Limitata che piace ai nemici arabi d’Israele: facciamo la guerra, se vinciamo bene, altrimenti tutto deve rimanere come prima

Di Alan Meyer

Alan Meyer, autore di questo articolo

Non sorprende che, dopo l’uccisione a Gaza del capo terrorista Bahaa Abu al-Atta in un attacco aereo israeliano, il portavoce della Jihad Islamica palestinese Fawzi Barhoum abbia immediatamente dichiarato che Israele aveva varcato una “linea rossa” e che ora il suo gruppo si trovava in guerra con Israele.

Il signor Barhoum si è dimenticato di menzionare il fatto che, tra il 1987 e il 2006, la Jihad Islamica palestinese ha rivendicato più di 30 attentati suicidi. Dopo quell’anno, la maggior parte delle sue aggressioni è consistita in indiscriminati lanci di razzi e colpi di mortaio sulla popolazione civile nel sud di Israele con l’intento di mietere il più alto numero possibile di vittime (Bahaa Abu al-Attara aveva diretto, fra l’altro, il lancio di razzi di fine agosto su un festival musicale a Sderot a cui partecipavano circa 4.000 e l’escalation di 700 razzi nel maggio 2019 conclusa appena prima dell’inizio dell’EuroFestival a Tel Aviv e costata la vita a quattro israeliani, ndr). Il signor Barhoum ha anche omesso di ricordare che la Jihad Islamica palestinese è considerata un’organizzazione terroristica dalle autorità di paesi come Canada, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti ed è elencata dall’Unione Europea tra le organizzazioni da sanzionare con misure finanziarie anti-terrorismo.

Il logo della Jihad Islamica palestinese. Israele è cancellato dalla carta geografica

Dunque, l’affermazione dei terroristi della Jihad Islamica palestinese secondo cui Israele avrebbe dichiarato guerra contro di loro varcando una “linea rossa” è semplicemente priva di senso alla luce della loro stessa storia. Una storia che, unita agli obiettivi esplicitamente dichiarati nei loro “documenti politici”, chiarisce oltre ogni dubbio che qualsiasi linea rossa era già stata da tempo varcata dalla stessa Jihad Islamica palestinese, e non da Israele. Si vedano, a titolo di esempio, le motivazioni adottate dal parlamento australiano in relazione alla Jihad Islamica palestinese:

“Obiettivo della Jihad Islamica palestinese è l’istituzione di uno stato islamico sovrano all’interno dei confini geografici della Palestina Mandataria Britannica pre-1948. Essa promuove la distruzione militare di Israele come unico mezzo possibile per conseguire tale obiettivo. Di conseguenza, la Jihad Islamica palestinese si rifiuta di partecipare al processo politico e rifiuta qualunque possibilità di una soluzione negoziata al problema Israele/Palestina”.

La Jihad Islamica palestinese è stata fondata nel 1979 a Gaza da due membri della Fratellanza Musulmana egiziana (la stessa Fratellanza Musulmana da cui deriva Hamas) i quali, ritenendo la Fratellanza Musulmana troppo moderata, crearono la Jihad Islamica come alternativa militante estremista focalizzata sulla liberazione della Palestina. Che cosa intendano precisamente per “liberazione della Palestina” e per “stabilire la pace”, lo spiega il collaboratore del Gatestone Institute, Bassam Tawil: la “vera pace”, secondo il gruppo jihadista, può essere raggiunta solo eliminando Israele dopo aver “liberato” la Palestina dal fiume al mare e dopo avervi insediato gli abitanti che considerano originari e tutti i loro discendenti.

Abitazioni israeliane colpite da razzi della Jihad Islamica nel maggio 2019

Questo piano di “pace” genocida sembra essere condiviso da altri gruppi terroristici palestinesi come Hamas, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina ed anche parte della fazione di Fatah che fa capo ad Abu Mazen. E infatti, al momento della crisi, Abu Mazen e l’Autorità Palestinese hanno puntualmente rilasciato la loro dichiarazione di solidarietà alla Jihad Islamica palestinese affermando che “la presidenza ritiene il governo dell’occupazione (=Israele ndr) pienamente responsabile delle ripercussioni e del deterioramento della situazione con la striscia di Gaza”.

L’affermazione della Jihad Islamica palestinese secondo cui Israele avrebbe varcato una linea rossa e che per questo la Jihad Islamica palestinese “ora è in guerra” con Israele è smentita dalla realtà storica che ha visto la Jihad Islamica palestinese sin dal 1987 varcare spietatamente e sanguinosamente decine e decine di “linee rosse” nella sua guerra genocida contro Israele e i suoi abitanti. Ma con la sua affermazione, la Jihad Islamica palestinese non fa che inserirsi, insieme a Hamas e Fatah, in una lunga tradizione che vede la parte araba attenersi fedelmente alla Dottrina della Responsabilità Limitata nella sue guerre contro Israele. La Dottrina della Responsabilità Limitata afferma che un aggressore può rifiutare le soluzioni di compromesso e scommettere di ottenere tutto con guerra se ha la conveniente consapevolezza che, in caso di sconfitta, potrà sempre insistere che venga ripristina la situazione che precedeva la sua aggressione.

(Da: Times of Israele, 13.11.19)