Leggende insegnate come storia agli scolari palestinesi

I libri di testo dell’Autorità Palestinese cambiano i nomi ai luoghi santi ebraici.

image_3042Solo a partire dal 2001 i libri di testo palestinesi, “con l’aiuto di centri arabi e islamici”, hanno iniziato a parlare della Tomba di Rachele, a Betlemme, come della “Moschea Bilal Ibn Rabah”. È quanto si legge in un nuovo rapporto pubblicato dall’Istituto per il monitoraggio di pace e tolleranza nell’educazione scolastica (Institute for Monitoring Peace and Cultural Tolerance in School Education – IMPACT-SE).
Il rapporto, diffuso martedì scorso, afferma che i libri di testo dell’Autorità Palestinese attribuiscono nuovi nomi a vari siti storici ebraici, e non solo alla Tomba di Rachele. Il rapporto è stato elaborato da IMPACT-SE dopo la recente decisione dell’Unesco di riconoscere la Tomba di Rachele unicamente come “moschea”.
Nel rapporto si legge che in un libro di testo palestinese del 1995 destinato al sesto anno di scuola la Tomba di Rachele veniva definita come “la Tomba di Rachele, madre di Giuseppe nostro ‘said’ (signore) e moglie di Giacobbe”. Nel 2001, invece, in un libro di testo palestinese per il settimo anno di scuola i curatori segnalavano agli studenti che avevano deciso, “con l’aiuto di centri arabi e islamici”, di cambiare il nome del sito in quello di “Moschea Bilal Ibn Rabah”. Secondo la tradizione, Bilal era uno schiavo che venne affrancato per poi convertirsi all’islam dopo aver incontrato Muhammad della tribù dei Quraish. Successivamente, stando alla leggenda, Bilal sarebbe stato sepolto a Bader, vicino ad Amman (Giordania), oppure a Damasco (in Siria).
Secondo l’amministratore delegato dell’Istituto, Shelley Elkayam, autrice del rapporto, il fenomeno è caratterizzato da diversi livelli di significato, fra i quali merita sottolineare il simbolismo di genere (la decisione di rinominare la moschea ha trasformato il femminile “Rachele” nel maschile “Bilal”), unitamente alla insidiosa logica sovvertitrice e allo slittamento dalla storiografia moderna verso un approccio mitico-leggendario.
Dice Elkayam che lo stesso testo palestinese spiega il processo di modificazione come una consapevole manipolazione messa in atto da “centri palestinesi, islamici e arabi con l’aiuto di enti di beneficenza che si adoperano per rivitalizzare il patrimonio arabo-palestinese al fine di oreservare il carattere della Palestina e il suo patrimonio, come il Muro Al-Burke (Muro Occidentale) [a Gerusalemme] e la Moschea Bilal Ibn Rabah (Tomba di Rachele)”.
Nel libro di testo del 2001 compare un esercizio intitolato “tentativi di cancellare il patrimonio palestinese” in cui la Moschea Bilal (Tomba di Rachele) e la Grotta dei Patriarchi (a Hebron) vengono presentati agli scolari come parte del “patrimonio filosofico” palestinese e come esempi “del tentativo di ebraicizzare luoghi religiosi musulmani come la Moschea di Abramo [Grotta dei Patriarchi] e la Moschea Bilal Ibn Rabah [Tomba di Rachele]”.
Secondo Elkayam, quest’opera di manipolazione genera confusione negli scolari provocando fatalmente una distorta comprensione della sequenza storico-cronologica, cosa fra l’altro contraria alle raccomandazioni dell’Unesco in fatto di scienza e istruzione.

(Da: Jerusalem Post, 18.1.11)

Nell’immagine in alto: Stereotipi antisemiti in un libro a fumetti per bambini palestinesi sul conflitto fra Maometto e gli ebrei di Medina

Si veda anche:

Quando persino l’Unesco esagera

https://www.israele.net/articolo,2978.htm

Sui tentativi di cancellare i millenari legami storici fra ebrei e terra d’Israele, si veda inoltre:

Incessante la campagna di odio contro i “sionisti” e il loro “falso tempio”

https://www.israele.net/articolo,3013.htm

Autorità Palestinese: “Il Muro del Pianto è proprietà islamica”

https://www.israele.net/articolo,2995.htm

Un altro pretesto per inutili, calcolate violenze

https://www.israele.net/articolo,2762.htm

“Gerusalemme è sempre stata araba e islamica”

https://www.israele.net/articolo,2592.htm