Lerede di Ben-Gurion

Fiducia, contegno, coraggio.

Da un articolo di Nahum Barnea

image_1037Israele è un paese forte, con un sistema politico sano e stabile, nonostante tutte le sue insufficienze e i suoi difetti. La salute del primo ministro e quella del paese nel suo insieme sono due cose totalmente distinte. Come si è già visto in passato, Israele è in grado di gestire un trasferimento costituzionale dei poteri, sia temporaneo che permanente. I primi ministri cambiano, ma lo Stato di Israele continuerà ad esistere.
Anche se, per qualche miracolo, il primo ministro Ariel Sharon uscisse indenne da questa disavventura, la sua posizione politica è destinata comunque a cambiare. Il primo ictus, due settimane fa, aveva già sollevato una serie di dubbi. Il colpo di mercoledì sera è stato molto più grave, ed essendo il secondo getta un’ombra pesante sulla possibilità che Sharon continui a svolgere le sue funzioni nel breve periodo, e che possa affrontare per un altro mandato il carico di lavoro richiesto a un primo ministro israeliano.
Il partito Kadima, ufficialmente registrato proprio mercoledì come nuovo partito politico, è nato come un partito attorno a un uomo: Sharon ne era il leader e anche il programma.
L’ombra gettata sulla candidatura di Sharon rimette in discussione la posizione del partito alle elezioni. Anche se Sharon tornasse alla guida del Kadima, dovrebbe convincere gli elettori che il suo partito può esprimere la dirigenza del paese anche senza di lui. Il sostituto di Sharon, Ehud Olmert, è un candidato capace. Il partito ha anche altre personalità ben note e con esperienza di governo, da Tzipi Livni, a Shimon Peres, a Meir Sheetrit, a Shaul Mofaz, ad Avi Dichter eccetera. A partire da oggi, il paese guarderà a queste persone con occhi diversi.
Il deterioramento delle condizioni di salute di Sharon rimescola tutte le carte della politica israeliana. Fra l’altro, ha determinato il rinvio dell’uscita dei ministri Likud dal governo. E poi esercita un effetto moderatore sul tono di tutta la campagna elettorale. Le contumelie e gli improperi dei suoi avversari si sono trasformate in preghiere. Tutte le voci sui soldi che avrebbe o non avrebbe ricevuto da finanziatori australiani si sono immediatamente zittite. Quando era iniziata questa campagna elettorale, l’assunto era che sarebbe stata una campagna forte, una delle più drammatiche nella storia del paese. Quell’assunto si è rivelato esatto, ma non era certo questo il dramma cui si pensava di assistere.
È troppo presto per riassumere e tentare un bilancio della carriera politica di Sharon, dei suoi successi militari e diplomatici, del suo contributo al rafforzamento e alla riuscita di Israele, della strada da lui intrapresa, degli errori commessi, dei punti guadagnati e di quelli perduti. Ciò che si può già dire, comunque, è che solo pochi leader israeliani hanno avuto tanta fiducia in se stessi, tanto contegno, tanto coraggio quanto quelli dimostrati da Sharon durante il suo periodo come primo ministro.
Per tutta la sua carriera, a partire dai tempi in cui era un giovanissimo ufficiale delle Forze di Difesa israeliane, Sharon ha cercato di imitare l’uomo che più ammirava: David Ben-Gurion. Coloro che non volevano che Sharon raccogliesse l’eredità di Menachem Begin l’hanno visto raccogliere quella di Ben-Gurion.

(Da: YnetNews, 5.01.06)

Nella foto in alto: Il generale Ariel Sharon (a destra) con David Ben Gurion durante una visita alle difese israeliane sul confine egiziano nel gennaio 1971.