L’esplosione a Natanz e le sue implicazioni

Un colpo di enorme successo per chi l’ha organizzato, ma di fronte alle accuse iraniane Israele deve ora alzare il livello di allerta

Di Yoav Limor

Yoav Limor, autore di questo articolo

Impossibile sottovalutare le dimensioni del danno recentemente arrecato alla struttura per l’arricchimento dell’uranio di Natanz, in Iran, e come tale danno influenzerà il programma nucleare iraniano e le più ampie implicazioni che potrà avere in relazione a una possibile rappresaglia iraniana contro Israele.

Le notizie arrivate dall’Iran negli ultimi giorni sono contraddittorie. Inizialmente riferivano di un’esplosione che avrebbe danneggiato una fabbrica in cui venivano testate centrifughe avanzate. Poi è stato detto che un attacco informatico aveva scatenato un incendio. Forse faremmo meglio ad affidarci alle fonti citate dal New York Times, secondo il quale l’incidente sarebbe stato causato da un dispositivo esplosivo piazzato direttamente nel sito.

Supponendo che l’esplosione sia stata davvero intenzionale, in questo caso si tratta di un enorme successo per chi l’ha organizzata in termini di intelligence raccolta sulla struttura segreta, conoscenza delle attività che vi si svolgono e capacità di infiltrarsi nei locali senza essere individuati fino a posizionare una bomba esattamente dove avrebbe provocato il massimo danno possibile. La risposta disorientata ed esitante delle autorità iraniane indica non solo il loro sconcerto per il fatto che la loro installazione segreta sia stata svelata e danneggiata in questo modo, ma anche le loro incertezze riguardo all’identità e ai metodi di chi l’ha attaccata.

Anche prima che emergano tutti i dettagli relativi al presunto sabotaggio, si può concludere con ragionevole certezza che questa è stata la peggiore battuta d’arresto inferta al programma nucleare iraniano da quando le sue centrifughe vennero messe fuori uso nel 2010 nello stesso sito di Natanz. Alla fine si venne a sapere che quelle centrifughe erano state colpite da un attacco informatico particolarmente sofisticato tramite il worm Stuxnet. Secondo reportage pubblicati dell’epoca da mass-media internazionali, il virus Stuxnet era stato sviluppato congiuntamente dall’Unità 8200 della Direzione intelligence militare delle Forze di Difesa israeliane e dalla National Security Agency americana. Il worm prese di mira i sistemi di controllo, supervisione e acquisizione dati per le centrifughe e ne causò il collasso. A quanto è dato sapere, il worm Stuxnet era rimasto attivo per quasi un anno prima di essere scoperto.

Nell’immagine satellitare Planet Labs Inc., i danni sostanziali causati da un’esplosione e un incendio in un avanzato impianto di assemblaggio di centrifughe nel sito nucleare di Natanz, in Iran

Nell’attacco più recente sono state nuovamente prese di mira le centrifughe, che sono molto più sofisticate di quelle devastate da Stuxnet un decennio fa. Gli iraniani le stavano testando in preparazione dell’installazione in una struttura sotterranea nel sito, e avrebbero dovuto abbreviare i tempi di breakout del nucleare iraniano (vale a dire, il tempo necessario per generare abbastanza uranio sufficientemente arricchito per produrre un’arma nucleare ndr). Quest’ultimo colpo non ha solo sconvolto il piano iraniano che mirava a mettere in funzione le centrifughe avanzate. Esso rivela anche al mondo – ancora una volta – la portata degli investimenti fatti dell’Iran nel suo programma nucleare nonostante la sua economia sia piegata dalle sanzioni statunitensi e dalla pandemia del coronavirus, e nonostante le sue politiche su questi fronti suscitino crescenti critiche interne.

Naturalmente Teheran ha subito puntato il dito contro Israele indicato come il responsabile dell’attacco. Accuse simili erano state fatte anche la settimana precedente a seguito di un’esplosione nel sito militare di Parchin, a est di Teheran, sebbene quell’incidente, stando alle informazioni disponibili, sembra sia stato causato da un malfunzionamento tecnico. L’esplosione a Natanz, invece, ha tutto l’aspetto di un attacco intenzionale e pertanto l’Iran potrebbe volersi vendicare.

Il modo più rapido per l’Iran di cercare di colpire Israele è attraverso i suoi gregari in Siria. Benché queste milizie siano state recentemente debilitate da una serie di attacchi aerei attribuiti a Israele che, stando ai reportage dei mass-media stranieri, hanno distrutto vari sistemi d’arma, è probabile che armi simili siano ancora in Siria o vi possano essere portate in un tempi relativamente brevi. Negli ultimi due anni l’Iran e i suoi gregari hanno preso di mira Israele in diverse occasioni con attacchi di razzi o droni sulle alture del Golan. Finora le forze aeree israeliane sono sempre riuscite a intercettare la minaccia prima che potesse causare danni, ma c’è sempre una prima volta in tutto. Alla luce degli ultimi sviluppi, e delle accuse dell’Iran a Israele, è necessario come minimo alzare il livello di guardia in tutto il nord come misura cautelare.

L’Iran ha altre opzioni per tentare di vendicarsi: via Hezbollah dal Libano (improbabile) o colpendo obiettivi israeliani all’estero. Si deve poi immaginare che, oltre a cercare vendetta e dare la caccia a chi è stato fisicamente responsabile dell’esecuzione dell’attacco a Natanz, gli iraniani cercheranno anche di chiudere le falle nelle loro difese nucleari. La storia ci dice che avranno solo parziale successo in questo senso, giacché le loro macchinazioni vengono di volta in volta scoperte e troncate.

(Da: jns.org, 6.7.20)