L’eterna farsa dell’”attacco ebraico” alla moschea di al-Aqsa

E’ lo stesso identico copione messo in scena più e più volte, eppure il mondo ci casca (volentieri) ogni volta

Di Yifa Segal

Yifa Segal, autrice di questo articolo

In questo copione ricorrente e sempre uguale, ogni scena e ogni aspetto della performance è perfettamente prevedibile, così come i suoi effetti. Tutti gli attori, quelli che sanno di essere pedine, quelli che non lo sanno e quelli che fanno finta di non saperlo, sanno cosa fare e quando farlo. La sceneggiatura crea una farsa perfetta e, con essa, la tempesta perfetta.

Scena 1. Con perfetto tempismo, viene diffuso attraverso i mass-media tradizionali e i social network palestinesi un allarme, apparentemente disperato, secondo cui gli ebrei stanno cospirando per bruciare, profanare, “giudaizzare” e distruggere la moschea di al-Aqsa (sul Monte del Tempio, a Gerusalemme).

Scena 2. Palestinesi e arabi israeliani reagiscono con paura e indignazione, e iniziano a organizzarsi per difendere la loro religione, identità e il loro onore dal presunto attacco ebraico.

Scena 3. Le organizzazioni terroristiche palestinesi, l’Autorità Palestinese e altri attori predominanti esortano ogni musulmano ad unirsi alla mobilitazione, aggiungendo minacce e istigazione.

Scena 4. Gli israeliani provano a parlare con il Waqf (Custodia dei luoghi santi islamici) e con il re di Giordania, chiedendo loro di intervenire con misure per rasserenare l’atmosfera rispetto a ciò che si sta profilando. Quelli fanno finta di ascoltare.

Scena 5. Gruppi di “fedeli” musulmani iniziano a concentrarsi alla al-Aqsa portando con sé pietre, massi, spranghe, molotov, ordigni a polvere pirica e tutto ciò che può essere usato come arma. E danno avvio al loro “assedio”, attrezzati per rimanervi un po’ di tempo.

Palestinesi sventolano bandiere di Hamas nella spianata delle moschee sul Monte del Tempio di Gerusalemme

Scena 6. I “fedeli” musulmani iniziano i disordini lanciando pietre e altro contro gli avventori sulla spianata, contro coloro che pregano sotto la spianata (al Muro “del pianto”), contro le forze di sicurezza israeliane e chiunque altro giunga alla loro portata.

Scena 7. Le forze israeliane ricevono l’ordine di astenersi dall’”aggravare” la situazione. In altre parole, gli viene detto di “incassare il colpo” il più a lungo possibile.

Scena 8. Nel disordine generale, si iniziano a registrare danni materiali anche ingenti e i primi feriti (fra gli agitatori e/o fra gli agenti di sicurezza).

Scena 9. Le autorità israeliane si rivolgono di nuovo ai giordani chiedendo assistenza. Avvisano la Giordania che se la situazione persiste, non avranno altra scelta che intervenire con forza per fermare le violenze.

Scena 10. I giordani rilasciano una dichiarazione in cui condannano gli israeliani per le loro azioni e si presentano come i custodi della al-Aqsa e dei fedeli musulmani.

Scena 11. A questo punto entra in scena un altro attore su cui si può fare sicuro affidamento: i mass-media internazionali, che iniziano a parlare di “crimini israeliani”, “occupazione”, “violazione della libertà di religione” e violazione di una serie di altri svariati diritti umani.

Scena 12. Con riluttanza, gli israeliani entrano nell’area della al-Aqsa e reprimono le violenze.

Scena 13. I giordani, altri leader arabi e i loro mass-media urlano e strillano, usando ogni piattaforma possibile per condannare il comportamento intollerabile e le gravissime violazioni di diritti fondamentali da parte degli israeliani.

Scena 14. Organizzazioni terroristiche a Gaza lanciano alcuni missili contro la popolazione civile di Israele.

Scena 15. Israele reagisce colpendo obiettivi di Hamas nella striscia di Gaza.

Più di 100mila musulmani hanno pregato mercoledì sera, nella spianata delle moschee sul Monte del Tempio, in occasione della festività islamica di Laylat al-Qadr. Non essendo entrati in azione gli agitatori palestinesi estremisti, l’evento si è svolto senza il minimo incidente

Scena 16. Entrano in campo le Nazioni Unite che convocano una sessione di emergenza per discutere delle “scellerate azioni illegali” di Israele.

Scena 17. Israele tenta di spiegare che non aveva nessuna intenzione di fare alcunché che potesse danneggiare la moschea né i diritti dei fedeli, e che anzi ha fatto tutto ciò che era in suo potere per evitare le violenze, ivi compresa la soppressione dei diritti religiosi dei fedeli non musulmani. Spiega che si è astenuto dall’agire il più a lungo possibile al prezzo di compromettere la propria sicurezza e l’ordine pubblico, e che ha cercato di cooperare con tutte le parti per prevenire malintesi e il deterioramento della situazione. Ma nessuno vuole ascoltare.

Quest’anno la farsa si è fermata qui (ma il 29 aprile, ultimo venerdì di Ramadan, ricorre quella che l’Iran di Ruhollah Khomeini ha decretato Giornata di Quds, cioè di Gerusalemme, e che ogni anno viene usata per inscenare manifestazioni in cui si invoca la distruzione di Israele ndr). Gli estremisti hanno ottenuto ciò che si prefiggevano di ottenere. L’odio musulmano è stato nuovamente rinfocolato, così come l’odio verso Israele di molti in tutto il mondo che si definiscono sensibili e liberal. Israele ha subìto un’altra batosta sia a livello nazionale che internazionale. Missione compiuta. E la prossima volta lo spettacolo attirerà probabilmente una folla ancora più grande e produrrà un risultato ancora migliore.

Israele dovrebbe ripensare al ruolo predeterminato che gli viene assegnato in questa farsa. Forse è ora di trovare un ruolo che si adatti meglio ai suoi interessi e propositi, anziché recitare ogni volta il copione identico e ricorrente dei suoi nemici. Forse potrebbe prevenire questa farsa cinicamente orchestrata e assumere un ruolo più proattivo, esporre la farsa in anticipo in arabo, inglese ed ebraico, parlare con i giovani musulmani nella loro lingua ed esporre la verità, dire ai mass-media cosa sta per accadere prima che accada. E smetterla di contare sull’aiuto dei giordani: il Waqf non è lì per proteggere nient’altro che la sua agenda anti-israeliana. Sarebbe ora di riscrivere tutta la sceneggiatura.

(Da: jns.org, 26.4.22)