L’eterna ipocrisia delle Nazioni Unite su Israele

Pretendere da Israele comportamenti che non si chiedono a nessun altro paese è una forma di antisemitismo, secondo la definizione adottata anche da vari paesi europei. Quando lo fanno all’Onu, non c’è motivo per non dirlo

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Lo stesso giorno in cui Israele riceveva la lieta notizia della normalizzazione dei rapporti con il Marocco, tutto era business as usual per il resto della comunità internazionale, con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che adottava sette risoluzioni contro lo stato ebraico (un trattamento che non viene riservato a nessun altro stato membro ndr). È vero, ci sono molti altri paesi nel mondo. Ed è vero che in un elenco di paesi che vìolano i diritti umani, Israele non figurerebbe di certo tra i primi 10 e nemmeno tra i primi 20 o più. Milioni di persone nel mondo sono state chiuse in “campi di rieducazione”, vasti territori sono stati occupati, migliaia di civili sono stati uccisi, centinaia di giornalisti sono imprigionati e molto altro ancora. Ma niente di tutto ciò sembra interessare la comunità internazionale. Solo Israele.

Una delle risoluzioni ribadisce la Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale del 1948 che si occupava dei profughi arabi dalla Palestina, in seguito diventati “palestinesi”. La decisione ricorda al mondo che ogni persona ha diritto a non essere espulsa dalla propria terra e che ogni profugo palestinese (e ogni suo discendente ndr) ha diritto alla sua proprietà. Davvero? Decine di milioni di europei divennero profughi nella prima metà del secolo scorso. Decine di milioni vennero espulsi dalla loro terra dopo la seconda guerra mondiale, esattamente negli stessi anni della nakba palestinese. Chi di loro ha goduto di un diritto al ritorno? Chi ha riavuto le sua proprietà?

Come tutta la pubblicistica irredentista palestinese, anche i poster per la “marcia del ritorno” (rappresentato dal simbolo della chiave) riportano la mappa delle rivendicazioni palestinesi: Israele è cancellato dalla carta geografica. “Non c’è alcuna possibilità al mondo che i palestinesi abbandonino la pretesa di eliminare lo stato ebraico quando viene appoggiata dagli amici d’Israele in Europa”.

Di tutti i paesi occidentali solo il Canada e gli Stati Uniti, oltre naturalmente Israele, hanno votato contro questa risoluzione. La Germania, purtroppo, ha votato a favore. Il che è interessante, visto che tra le decine di milioni di profughi creati in quegli anni, almeno 12 milioni erano persone di lingua tedesca espulse dopo la seconda guerra mondiale dalla Repubblica Ceca, dalla Polonia e da altri paesi. Pagavano il prezzo dell’aggressione tedesca. In Germania venne anche creata un’organizzazione per rappresentarli chiamata BdV (Bund der Vertriebenen). C’è qualche differenza tra i profughi dalla Palestina e i profughi dalla Polonia o dalla Repubblica Ceca? No, non c’è. Entrambi i gruppi si identificarono con gli aggressori ed entrambi ne pagarono il prezzo, sebbene non facessero parte personalmente della macchina da guerra. La differenza è che BdV è considerata un’organizzazione marginale di estrema destra, in passato anche un po’ neonazista, trascurata dallo stesso governo tedesco che non prende in considerazione le sue pretese di restituzione delle proprietà. È chiaro che se ai tedeschi e a decine di milioni di altri fosse stato riconosciuto il “diritto al ritorno” e alla riappropriazione delle loro proprietà, l’Europa si sarebbe trovata nel mezzo della terza guerra mondiale.

Ma quando si parla del conflitto arabo-israeliano la Germania, come tutti gli altri paesi europei, sostiene automaticamente la pretesa palestinese del “diritto al ritorno” nelle antiche case. E stando agli stessi che insistono con questa richiesta, si tratta in realtà di un’istanza per l’eliminazione dello stato ebraico. Che non è verosimilmente l’intenzione della Germania, della Danimarca o della Francia. Ma quando questi paesi votano più e più volte in modo così vergognoso e ipocrita, non aiutano di certo i palestinesi a uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati. Al contrario. Non c’è alcuna possibilità al mondo che i palestinesi abbandonino la pretesa di eliminare lo stato ebraico quando viene appoggiata dagli amici d’Israele in Europa.

C’è da chiedersi come mai Israele non abbia posto una semplice domanda alla Germania: perché sostenete il “diritto al ritorno” quando si tratta dei palestinesi, ma vi guardate bene dal farlo quando si tratta dell’Europa? E quando continuate a parlare della nakba palestinese, perché diavolo dimenticate o vi rifiutate di riconoscere la nakba ebraica? I profughi ebrei non avevano dichiarato guerra ai paesi arabi in cui vivevano. Eppure vennero espulsi o costretti a fuggire, e alla maggior parte di loro fu sequestrato e confiscato ogni bene e ogni proprietà. La definizione operativa di antisemitismo dell’IHRA, adottata da molti paesi inclusa la Germania, lo indica tra l’altro come “applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele, richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico”. Quindi sì, quando vota in questo modo all’Onu, la Germania (e l’Europa ndr) si comporta in modo antisemita e non c’è motivo per non dirlo.

(Da: YnetNews, 15.12.20)