L’Europa non è un “caso perso”

Non è vero che l’Unione Europea è sempre e irrimediabilmente anti-Israele.

Di Raanan Eliaz

image_3663Fra molti israeliani e amici di Israele circola la convinzione che l’Europa sia quasi o del tutto “persa”. A riprova di questa impressione viene portata una sequela di argomenti. Così, agli antichi e consolidati rapporti commerciali dell’Europa con i paesi arabi si aggiungono ora la massiccia immigrazione dai paesi musulmani e gli elevati tassi di natalità delle comunità islamiche immigrate in Europa. Ricerche sull’opinione pubblica europea riscontrano una diffusa ostilità verso la politica israeliana rispetto ai palestinesi e avversione verso la leadership del paese. Atteggiamenti e pregiudizi antisemiti persistono in molti paesi europei e in alcuni casi sono addirittura in crescita, mentre emerge una preoccupante insofferenza verso la memoria della Shoà. Il tutto aggravato da un cambio generazionale e da un’inclinazione verso posizioni “pacifiste-terzomondiste” in un certo numero di paesi che hanno visto la salita al governo di leader politici i cui legami con Israele sono più deboli di quelli dei loro predecessori.
Questa teoria che l’Europa è un caso perso scoraggia gli amici di Israele dall’agire, in Europa e altrove, e riduce le risorse internazionali messe a disposizione per attività di amicizia verso Israele in Europa. Ma è una teoria fondata? È poi vero che le relazioni d’Israele con i paesi europei sono in declino?
In realtà vi sono molte prove che i rapporti di Israele con l’Europa sono in crescita, e non in calo. È nel giugno 2000 che l’Unione Europea ha firmato il suo primo Accordo di Associazione con Israele. Nel 2005 ha adottato il primo Piano d’Azione Ue-Israele per l’allargamento delle relazioni. E solo l’anno scorso, nel luglio 2012, l’Unione Europea ha approvato misure senza precedenti per promuovere le relazioni Ue-Israele in sessanta ambiti di politica commerciale e diplomatica, tra cui: un maggiore accesso al mercato unico europeo, una più stretta cooperazione in materia di trasporti ed energia, legami più intensi con nove agenzie dell’Unione Europea. Nell’ottobre 2012, contro la rumorosa opposizione dei rappresentanti del movimento per il boicottaggio anti-israeliano, il Parlamento Europeo ha ratificato, con 379 voti contro 230, un fondamentale accordo quadro sui prodotti industriali israeliani. E solo due mesi fa, nel dicembre 2012, un portavoce della Ue ha nuovamente smentito che l’Europa abbia intenzione di imporre sanzioni economiche contro Israele. “L’Unione Europea – ha dichiarato – rimane contraria a questi boicottaggi, compreso il boicottaggio dei prodotti degli insediamenti”.
Non basta. L’Unione Europea sta adottando misure sempre più severe contro l’Iran, il nemico numero uno d’Israele. Nel luglio 2010 il Consiglio Europeo ha messo al bando gli investimenti in gas e petrolio iraniano e l’assistenza finanziaria al governo iraniano, e ha imposto un embargo totale sugli acquisti iraniani di merci e tecnologia “a doppio uso” (civile/militare). Nel maggio 2011 il Consiglio Europeo ha aggiunto cento aziende iraniane alla lista dell’embargo. Nel gennaio 2012 ha totalmente vietato l’importazione in Europa di greggio, prodotti petroliferi e prodotti petrolchimici iraniani. Nell’ottobre 2012 ha messo al bando l’importazione di gas naturale iraniano, ha posto sotto embargo attrezzature navali e tecnologia per la costruzione di navi, ha proibito la costruzione di nuove petroliere per l’Iran e ha limitato le possibilità delle istituzioni europee di trattare con banche iraniane e altri enti finanziari al di fuori dell’Iran.
Anche il rapporto speciale d’Israele con la Nato continua a migliorare, a partire dall’accordo di sicurezza Israele-Nato firmato nel 2001 e dal Programma di Cooperazione Individuale con Israele del 2006, ratificato nel 2008. Cresce la cooperazione fra servizi di sicurezza israeliani e della Nato nell’anti-terrorismo, nell’intelligence, nelle esercitazioni congiunte, nella cooperazione contro la proliferazione nucleare, nello sviluppo di armi e nella connessione elettronica di Israele col sistema Nato. Oggi in Israele vengono applicati i codici d’inventario Nato, aprendo così la strada all’inter-operatività militare futura. Israele partecipa all’operazione Nato “Active Endeavour” contribuendo ad individuare, dissuadere e sventare attività terroristiche e a migliorare la sicurezza dell’industria dei trasporti nella ragione. Nel 2012 Israele ha anche condotto esercitazioni militari insieme a Grecia, Polonia e Italia.
L’Europa mantiene l’ostracismo verso Hamas e si sta muovendo verso sanzioni contro Hezbollah. La maggior parte dei governi europei ha mostrato di capire la situazione in cui si trovava Israele quando ha dovuto reagire, nel novembre 2012, ai continui lanci di razzi dalla striscia di Gaza.
Sempre più spesso gli amici d’Israele in Europa prendono apertamente posizione e si impegnano in efficaci attività politiche nei principali paesi europei. La teoria che l’Europa è persa o che si è già trasformata in “eurabia” non fa che frenare questi sforzi. Getta i potenziali attivisti nella costernazione e offre a potenziali filantropi un alibi per non contribuire.
L’Europa non è “persa”. Sì, vi sono problemi, ma vi sono anche opportunità. Esistono le basi su cui costruire, e il futuro non appartiene a coloro che accumulano elenchi di difficoltà presumibilmente insormontabili, ma a coloro che vedono le potenzialità e agiscono per costruire un futuro migliore.

(Times of Israel, 7.2.13)

Nella foto in alto: Raanan Eliaz, autore di questo articolo