Liberi a ogni costo, purché il costo lo paghi Hamas, non Israele

Oggi la campagna per Shalit appare come una capitolazione isterica al terrorismo

Alcuni commenti sulla stampa israeliana

Diversi giornali israeliani commentano la notizia che Ziad Awad, il terrorista palestinese accusato d’aver ucciso lo scorso 14 aprile a raffiche di mitra Baruch Mizrahi ferendo anche la moglie e un figlio di 9 anni, era stato scarcerato nel 2011 nel quadro del ricatto per la liberazione di Gilad Shalit trattenuto come ostaggio per più di cinque anni nella striscia di Gaza.

Ben Caspit, su Ma’ariv, riepiloga gli eventi della vicenda Shalit e chiede di fermare questo genere di scambi affermando: «Finché Israele accetterà di inginocchiarsi e strisciare davanti alla fotografia di un soldato o di un giovane rapito, tutte le organizzazioni terroristiche continuano a investire ogni loro energia, inventiva, spavalderia e inclinazione omicida nell’obiettivo di rapire qualche israeliano. La cosa cesserà solo quando smetteremo di pagare. Per farlo – conclude l’editorialista – abbiamo bisogno di una leadership con la schiena dritta, forza d’animo, una volontà di ferro e saldissimi principi». (Da: Ma’ariv, 24.6.14)

Ziad Awad (a sinistra), terrorista di Hamas scarcerato da Israele nel 2011 nell’ambito del ricatto per la liberazione di Gilad Shalit, e suo figlio Izz Eddin (a destra), nel tribunale di Ofer lo scorso 23 giugno, arrestati e incriminati per l’assassinio Baruch Mizrahi

Ziad Awad (a sinistra), terrorista di Hamas scarcerato da Israele nel 2011 nell’ambito del ricatto per la liberazione di Gilad Shalit, e suo figlio Izz Eddin (a destra), nel tribunale di Ofer lo scorso 23 giugno, arrestati e incriminati per l’assassinio di Baruch Mizrahi

Shimon Shiffer, scrive su Yediot Aharonot che «il primo ministro Benjamin Netanyahu non resse alla pressione dell’opinione pubblica, nonostante gli avvertimenti che arrivavano dalle massime figure dell’establishment della sicurezza circa il fatto che la scarcerazione in massa di più di mille terroristi che si erano macchiati di reati di sangue avrebbe incoraggiato il sequestro di altri israeliani come collaudato strumento di ricatto». L’editorialista conclude che ora il governo israeliano si trova a fare amaramente i conti con i risultati di quella sventurata decisione, presa sotto la pressione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale: «Coloro che furono scarcerati con l’affare Shalit stanno assumendo ruoli di primo piano nella pianificazione della prossima campagna terroristica contro Israele da Gaza e dalla Cisgiordania». (Da: Yediot Aharonot, 24.6.14)

Scrive Haim Shein, su Yisrael Hayom: «Gli accordi per la scarcerazione di terroristi in cambio di rapiti e ostaggi si sono dimostrati un clamoroso fallimento. I terroristi rimessi in libertà diventano gli eroi della società palestinese. L’accordo per Shalit ha mostrato la società israeliana in tutta la sua sensibilità e vulnerabilità: fu il risultato di una formidabile pressione pubblica sulla leadership politica. E’ importante che Israele non ripeta gli errori del passato. Non ci deve essere nessuna trattativa con i terroristi». (Da: Yisrael Hayom, 24.6.14)

Baruch Mizrahi 47 anni, ucciso il 14 aprile 2014 presso Hebron

Baruch Mizrahi, 47 anni, ucciso il 14 aprile 2014 presso Hebron

Scrive Emily Amrousi, su Israel HaYom: «Qualcuno mi ha chiesto chi sia il consulente per le pubbliche relazioni delle famiglie dei tre ragazzi rapiti. Il fatto è che non hanno alcun esperto di PR. Il loro consulente è il rabbino Abraham Isaac Kook (considerato il padre del sionismo religioso): generazioni sono state cresciute nella sua visione del mondo, che parla di cercare quanto c’è di positivo (“I giusti e puri di cuore non gridano contro la malvagità: aggiungono giustizia”), di operare per la collettività cercando la forza di ciò che unisce, e di senso di responsabilità. “La gente è abituate a sentire tanta isteria, tanti ‘io, io’ – ha detto il personaggio televisivo Avri Gilad quando ha visitato le famiglie dei rapiti – Il messaggio di queste tre famiglie dice che una persona deve dare se stessa e aggiungere qualcosa al mondo. La cosa più frequente è sentire ‘ho diritto a questo, mi spetta quest’altro’. La gente era alla ricerca di qualcuno che toccasse le note giuste”. L’arresto dell’assassino di Baruch Mizrahi nel bel mezzo di una crisi per sequestro di ostaggi – prosegue l’editorialista – non significa puntare il dito contro la famiglia Shalit. I Schalit, che conosco personalmente, hanno fatto quello che i genitori devono fare: muovere mari e monti pur di portare a casa sano e salvo il loro figlio. I famigliari possono anche chiedere uno scambio sproporzionato: ne hanno il diritto. Incolpare il padre dell’ostaggio, Noam Shalit, per la scarcerazione dei terroristi è come incolpare i ragazzi rapiti perché facevano l’autostop (un loro elementare diritto). Dove è mancato il senso di pubblica responsabilità è nel discorso nazionale centrato sullo slogan “è figlio di noi tutti” per chiederne la liberazione “a qualsiasi costo”, e nelle decisioni che seguirono. Le famiglie Frenkel, Yifrach e Shaer offrono un nuovo modello e una lezione importante per tutti noi. Bruciano di dolore, ma esprimono fermezza. Noi tutti dovremmo ringraziarli. La forza delle famiglie ridà vigore ai decisori israeliani. “Liberali a ogni costo”? Forse sì, a patto che il costo sia Hamas a pagarlo, e non i cittadini di Israele». (Da: Israel HaYom, 24.6.14)

Scrive Ben-Dror Yemini, su YnetNews: «Fu una delle campagne di maggior successo intraprese in Israele: un reclutamento di massa per la liberazione di un soldato catturato da Hamas. La logica fu sopraffatta dalle emozioni. Non avevamo bisogno dell’omicidio di Baruch Mizrahi per sapere che sarebbe finita male. In totale, non meno di 123 israeliani sono stati uccisi, prima della videnda Shalit, da detenuti scarcerati in analoghe occasioni precedenti. Lo si sapeva, ce lo si aspettava.

Ottobre 2011: Gilad Shalit, appena liberato, in compagnia di Benjamin Netanyahu e il padre Noam

18 ottobre 2011: Gilad Shalit, appena liberato, in compagnia di Benjamin Netanyahu e del padre Noam

Ma c’era un intero paese infuriato. In quegli anni condussi una campagna controcorrente. Ritenevo che i sostenitori della pace e del compromesso fossero proprio quelli che avrebbero dovuto schierarsi contro la resa a Hamas e lo schiaffo al presidente palestinese Abu Mazen. ‘E se fosse tuo figlio?’, mi chiedevano incessantemente. ‘E se fosse tuo figlio quello che cadrà vittima di uno dei terroristi scarcerati?’, chiedevo a mia volta. Nonostante tutto questo, cerchiamo di non dare colpe a Noam Shalit. Noam fece quello che farebbe ogni genitore. Dobbiamo rispettarlo. Ma dobbiamo riflettere sulle innumerevoli celebrità che aderirono alla campagna senza avere idea di cosa comportasse, e sulla perdita di discernimento di un intero paese che impazzì, incoraggiato dai mass-media. Una delle caratteristiche della leadership è saper reggere di fronte all’isteria della gente. Il primo ministro Benjamin Netanyahu sapeva che quello per Shalit era un accordo interamente fondato sulla capitolazione. Israele saprà apprendere la lezione? Il vento cambia direzione, il polverone si è posato. Oggi quella di allora viene già vista come una campagna per una capitolazione isterica. Le tragiche profezie si sono avverate. Hamas ha acquistato forza, Khaled Mashaal si sta già congratulano con i nuovi sequestratori e quasi se ne assume la responsabilità. È chiaramente una provocazione. Mashaal vuole di più, il suo appetito cresce. Il terrore ha ottenuto appoggi. Gli ex detenuti sono già tornati al terrorismo e decine di loro sono stati di nuovo arrestati. Ora sappiamo che è stato Ziad Awad, un terrorista scarcerato, a uccidere Baruch Mizrahi a sangue freddo. Ogni persona il cui cuore non sia fatto di pietra si è commossa alle lacrime vedendo le immagini in diretta di Gilad Shalit restituito alla sua famiglia. Ma era una resa. Speriamo solo che fosse l’ultima». (Da: YnetNews, 24.6.14)