L’imbroglio Unrwa, che ha inventato il profugo eterno rendendo impossibile la pace

Netanyahu: che i fondi Unrwa siano gestiti dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, ponendo fine a questa assurdità unica al mondo

Di Nadav Shragai

Nadav Shragai, autore di questo articolo

Finalmente qualcuno sta scuotendo le fondamenta di una delle più grandi farse internazionali, quella dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi Unrwa. Grazie al cervellotico mandato conferitole dalle Nazioni Unite all’inizio degli anni ’50, l’Unrwa non ha fatto che perpetuare la condizione dei profughi arabo-palestinesi da una generazione all’altra. Il mandato, infatti, proibisce all’Unrwa di fare qualunque cosa che possa favorire il reinsediamento di quei “profughi” e di procurare loro una residenza permanente, assicurando in questo modo che essi continuino a nutrire in eterno l’illusione che un giorno otterranno il cosiddetto “diritto al ritorno”.

A differenza dell’Unrwa, l’UNHCR (l’Alto Commissario Onu per i rifugiati, l’organismo che si deve occupare di tutti gli altri profughi del mondo) venne correttamente incaricato di mirare al superamento della condizione di “profugo” (attraverso varie politiche di reinsediamento). L’Unrwa invece ha perpetuato lo status dei profughi dei palestinesi giacché è stata essenzialmente incaricata di garantire che i palestinesi rimangano profughi per sempre. Non esiste altra agenzia al mondo che faccia una cosa del genere. L’Onu non ha mai chiesto che i discendenti dei profughi indù possano tornare in Pakistan o che i discendenti dei profughi greco-ciprioti siano autorizzati a tornare nella parte di Cipro controllata dalla Turchia, né ha mai insistito perché possano tornare in Bulgaria i discendenti dei musulmani che ne vennero espulsi (e si potrebbe continuare a lungo, fino a ricordare anche i discendenti degli ebrei cacciati dai paesi arabi). Nel corso degli anni, decine di milioni di profughi di una vasta schiera di comunità ed etnie sono stati reinsediati nei nuovi paesi di residenza dove hanno ricostruito le loro vite (vogliamo ricordare i profughi da Istria e Dalmazia reinsediati in Italia?). Ma logica e buon senso scompaiono quando si tratta di profughi – pardon, discendenti di profughi – arabo-palestinesi che vogliono “tornare” a Tiberiade, a Lod, a Nazareth, ad Acco o a Giaffa. Solo l’Unrwa è riuscita a creare una stirpe di profughi: come fosse – caso unico al mondo – un tratto genetico che si tramanda di padre in figlio e di generazione in generazione.

L’UNHCR dispone di 4,3 miliardi di $ per assistere 15 milioni di profughi in tutto il mondo, che cessano di essere profughi se tornano e si reinsediano. Nel periodo 2004-2014 ne ha reinsediati 900mila. L’Unrwa dispone di 2 miliardi di $ per 5 milioni di “profughi” palestinesi che non cessano mai di essere profughi e ai quali si aggiungono i discendenti, anche se cittadini di Giordania o dell’Autorità Palestinese. Reinsediati nel periodo 2004-2014: zero

Gli originari profughi palestinesi ammontavano a non più di 500-800mila, e naturalmente in settant’anni il loro numero ha continuato a calare. Ma l’industria del profugo palestinese continua a prosperare perché i figli, i nipoti, i pronipoti e i pro-pronipoti ricevono per nascita lo status di profugo eterno. Ed è quello che hanno voluto le Nazioni Unite quando hanno dato all’Unrwa il suo mandato.

Dunque non sorprende che i oggi i “profughi” palestinesi ammontino a 5,5 milioni di persone, e in continuo aumento. A differenza di tutti gli altri profughi che perdono lo status di profugo una volta che hanno ricevuto la cittadinanza in un nuovo paese, i profughi palestinesi sono gli unici al mondo che continuano a mantenere lo status di profugo anche dopo essere stati naturalizzati. E’ vero che l’Unrwa svolge attività umanitarie, ma essa agisce come una grande azienda farmaceutica che si assicura che il pubblico non adotti mai uno stile di vita sano, garantendo così che abbia bisogno in eterno delle sue medicine. Medicine che creano dipendenza, esattamente come lo status di profugo.

L’Unrwa avrebbe dovuto essere eliminata e svuotata finanziariamente a prescindere dallo stato del processo di pace. La sua stessa esistenza è progettata per alimentare il concetto di “diritto al ritorno”, un eufemismo per “diritto di invasione” e cancellazione dello stato ebraico. Basti pensare che persino i discendenti degli originari profughi palestinesi che si trovavano in Iraq e che sono stati recentemente insediati in Cile dall’UNHCR (in quanto sfollati dall’Iraq) non possono disfarsi del loro status di profughi palestinesi. Molti profughi e discendenti di profughi palestinesi conducono una vita serena e di successo un po’ in tutto il mondo. Ma a causa del perpetuarsi dell’Unrwa, esistono ancora 59 “campi profughi” in Libano, Gaza, Giudea e Samaria (Cisgiordania), Siria, Giordania e nella stessa area municipale di Gerusalemme. Questi campi, che è vietato smantellare, hanno assicurato che un’enorme quota della popolazione palestinese continuasse a nutrire l’illusione che un giorno “tornerà” in Israele cacciandone gli ebrei.

Su mandato delle Nazioni Unite, l’Unrwa ha fatto in modo che i loro problemi non avessero mai fine, assicurandosi che la loro afflizione continuasse all’infinito e concentrando l’attenzione sulle giovani generazioni che vivono ancora nei “campi”. Miliardi di dollari di fondi Onu sono stati utilizzati nel corso degli anni per garantire che la vita nei campi rimanesse quella del profugo, anziché essere usati per reinsediare i profughi e chiudere i campi.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, se Zakaria al-Agha, un alto funzionario dell’UNHCR che è pure membro del Comitato Esecutivo dell’Olp, ha dichiarato ai mass-media israeliani che un disimpegno dell’Unrwa “violerebbe una linea rossa per i palestinesi”. Senza la farsa chiamata Unrwa, i palestinesi troverebbero estremamente difficile continuare a definirsi profughi. E senza essere profughi, i loro capi non potrebbero continuare a pretendere il “ritorno”, cioè l’invasione di Israele.

(Da: Israel HaYom, 7.1.18)

L’Unrwa, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi, dovrebbe scomparire. Lo ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu, aprendo domenica la riunione settimanale del governo israeliano. “Sono pienamente d’accordo con le forti critiche mosse all’Unrwa dal presidente Trump” ha aggiunto Netanyahu, facendo riferimento al tweet della scorsa settimana con cui Trump minacciava di tagliare gli aiuti ai palestinesi, Unrwa inclusa, se i palestinesi non torneranno al tavolo delle trattative. “L’Unrwa – ha spiegato il primo ministro israeliano – è un’organizzazione che perpetua il problema dei profughi palestinesi e la narrativa del cosiddetto diritto al ritorno che mira ad eliminare lo stato di Israele. Pertanto l’Unrwa deve scomparire”. Netanyahu ha ricordato che l’Unrwa venne istituita separatamente per i profughi palestinesi, settant’anni fa, mentre l’Onu dispone di un altro organismo – l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati (UNHCR) – che è incaricato di occuparsi di tutti gli altri profughi e sfollati del mondo. E l’Unrwa – caso unico al mondo – è incaricata di occuparsi anche dei figli, nipoti e pronipoti dei profughi, e nell’arco di altri 70 anni dovrà occuparsi dei pro-pro-pronipoti dei profughi. “Un assurdità che deve finire” ha detto Netanyahu. E ha aggiunto: “Ho avanzato un semplice suggerimento: che i fondi per l’Unrwa vengano trasferiti gradualmente all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, con chiari criteri a sostegno dei veri profughi e non dei profughi fittizi, come sta accadendo oggi sotto l’Unrwa”. Netanyahu ha detto d’aver trasmesso questa posizione agli Stati Uniti, spiegando che questo è il modo per porre fine all’Unrwa pur continuando ad occuparsi delle esigenze umanitarie dei veri profughi palestinesi, e non dei loro discendenti. (Da: Jerusalem Post, 7.1.18)