L’imperialismo iraniano sfida i confini del Medio Oriente

La visita alla frontiera israelo-libanese di un leader dei falchi iraniani indica che l'eventuale confitto verrà deciso a Teheran, non a Beirut

Di Elliott Abrams

Elliott Abrams, autore di questo articolo

Nel maggio 2017 il generale Ghasem Soleimani, capo del ramo operazioni all’estero del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane noto come Forza Quds, visitò il confine tra Iraq e Siria accompagnato da una milizia sciita sostenuta dall’Iran chiamata Forze di Mobilitazione Popolare. “Questo sarà il primo passo verso la liberazione di tutto il confine – affermò all’epoca Ahmad al-Asadi, portavoce della milizia sciita, citato dalla Associated Press – Questa vittoria sarà anche un importante incentivo per l’Esercito Arabo Siriano ad assicurasi il controllo dell’intero confine sul versante siriano”.

In altri termini, le forze sostenute dall’Iran avrebbero preso il controllo di entrambi i lati del confine cosicché per l’Iran, in pratica, non vi sarebbe stato più alcun confine. Puntuale, a giugno è giunta la notizia che Soleimani si trovava sul versante siriano del confine.

Ora viene riferito che Ibrahim Raisi, uno dei leader della linea dura iraniana, ha visitato il confine fra Libano e Israele. Raisi, candidato sconfitto alle presidenziali del 2017, è membro dell’Assemblea degli Esperti che sarà chiamata a scegliere il successore della Guida Suprema Ali Khamenei, ed è egli stesso candidato a quella posizione. Visitando Beirut, ha trovato il tempo per parlare con il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e di rendere omaggio alla casa del defunto super-capo terrorista Imad Mughniyeh.

30 gennaio 2018: Ibrahim Raisi visita il versante libanese del confine israelo-libanese (foto tratta dalla pagina web personale di Raisi)

Ma, come ha sottolineato il Jerusalem Center for Public Affairs, “il momento clou della visita di Raisi è avvenuto nel sud del Libano quando ha fatto un tour del confine con Israele, scortato da comandanti militari di Hezbollah e da ufficiali iraniani”.

Come la visita al confine iracheno-siriano di Soleimani, anche la visita di Raisi al confine tra Libano e Israele contiene diversi messaggi. Innanzitutto, che i confini per l’Iran non hanno alcun significato: la Repubblica Islamica è determinata a diventare il protagonista dominante in Iraq, Siria e Libano.

Secondo, che i governi di questi paesi non hanno il controllo dei loro confini e del loro territorio: i capi militari e terroristi iraniani possono andare e venire a piacimento.

Terzo: se il Libano entrerà in un conflitto con Israele, ciò dipenderà da decisioni prese a Teheran, e non a Beirut.

Si tratta di uno scenario ben triste per la maggior parte dei libanesi, che non sono affatto fanatici sostenitori di Hezbollah. Ma è anche uno scenario che dovrebbero tenere a mente gli Stati Uniti e l’Occidente nel valutare le loro relazioni con il Libano e le loro politiche verso l’Iran.

(Da: Israel HaYom, 6.2.18)