Limpidezza morale

Il Taylor Force Act afferma un principio molto semplice: i soldi dei contribuenti americani non devono essere utilizzati per fomentare il terrorismo (e per assassinare cittadini americani)

Editoriale del Jerusalem Post

Taylor Force, 29 anni, ucciso a pugnalate da un terrorista palestinese l’8 marzo 2016 a Giaffa (Tel Aviv)

Dalle continue trattative tipiche della negoziazione politica è raro che esca un atto legislativo caratterizzato da una assoluta limpidezza morale. Ebbene, il Taylor Force Act, che prende il nome dall’ex soldato americano assassinato da un terrorista palestinese a Giaffa nel 2016 e che è stato controfirmato venerdì scorso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è proprio un provvedimento di questo tipo. Il Taylor Force Act afferma un  principio semplice: i soldi faticosamente guadagnati dai contribuenti americani non devono essere utilizzati per fomentare il terrorismo, tanto meno il terrorismo diretto contro cittadini americani. Cosa si potrebbe mai obiettare?

Il disegno di legge venne concepito dopo che si era scoperto che Bashar Masalha – il palestinese di Kalkilya che ha assassinato Taylor e ferito altri 12 innocenti, tra cui una donna incinta, prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia israeliana – era stato proclamato “martire” dall’Autorità Palestinese. Questa designazione ufficiale significava che la famiglia di Bashar Masalha avrebbe beneficiato di uno stipendio mensile pagato dall’Autorità Palestinese. Si provi a mettersi nei panni di Stuart e Robbi Force, i genitori di Taylor, quando hanno saputo che l’assassino di loro figlio, grazie al suo crimine aveva procurato un vitalizio ai propri famigliari. E si provi a mettersi nei loro panni quando hanno appreso che una parte dei soldi da loro versati all’erario americano vanno a sostenere quella stessa Autorità Palestinese che premia in contanti jihadisti come l’assassino di loro figlio e le rispettive famiglie: gli Stati Uniti, infatti, forniscono all’Autorità Palestinese 300 milioni di dollari all’anno, e l’Autorità Palestinese distribuisce ogni anno milioni di dollari ai jihadisti e si loro famigliari.

Lindsey Graham, senatore repubblicano della Carolina del Sud, lo stato in cui risiedono Stuart e Robbi, ha capito che questa distorta realtà doveva essere corretta. Perciò ha proposto di condizionare l’aiuto americano all’Autorità Palestinese alla cessazione dei finanziamenti da parte dell’Autorità Palestinese a terroristi e famigliari.

Glorificazione dell’assassino di Taylor Force su mass-media e social network palestinesi

Taylor, un diplomato all’accademia di West Point che aveva combattuto contro gli islamisti in Afghanistan e Iraq e che si trovava in Israele per studiare l’imprenditoria israeliana nel quadro del suo programma MBA presso la Vanderbilt University, rappresenta il meglio della cultura americana e occidentale. Per i suoi genitori, un figlio modello. Impedire che venga glorificato e omaggiato l’assassino di Taylor, un islamista amorale che rappresenta il peggio di ciò che l’umanità ha da offrire, è semplicemente un dovere morale.

Tra i legislatori americani, in particolare fra i democratici, v’era la legittima preoccupazione che l’approvazione del Taylor Force Act potesse destabilizzare l’Autorità Palestinese. Se essa insistesse col finanziare i jihadisti e le loro famiglie dopo l’approvazione di un tale provvedimento – cosa che il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha già dichiarato di voler fare – gli Stati Uniti dovrebbero tagliare i finanziamenti e ciò porterebbe alla chiusura anche dei progetti buoni a favore della società palestinese. Se dovesse perdere 300 milioni del suo budget annuale, l’Autorità Palestinese potrebbe ritrovarsi nell’impossibilità di garantire in modo adeguato servizi come l’acqua, l’elettricità e  cure sanitarie. I democratici si sono convinti ad approvare il provvedimento solo dopo che è stato assicurato che i fondi statunitensi destinati alla cooperazione in materia di sicurezza e aiuti umanitari non sarebbero stati condizionati al cambiamento della politica dell’Autorità Palestinese nei confronti di jihadisti e famigliari: nessuno vuole vedere il collasso dell’Autorità Palestinese, un evento che provocherebbe l’anarchia e costringerebbe Israele ad assumersi di nuovo la responsabilità diretta di milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania. Allo stesso tempo, però, i palestinesi devono scegliere: vogliono davvero vivere sotto un regime che sostiene attivamente il terrorismo contro civili innocenti e che esalta e glorifica ogni forma di violenza e di strage? Non vi sarà nessuna possibilità di pace finché la cultura politica palestinese darà priorità alla violenza contro gli israeliani rispetto alla costruzione della loro nazione e allo sviluppo economico dei palestinesi.

Forse l’approvazione del Taylor Force Act contribuirà a convincere la popolazione palestinese che è ora di cambiare capi politici. Ampie percentuali della società palestinese si oppongono con determinazione al coordinamento sulla sicurezza fra Autorità Palestinese e Israele perché lo considerano un accordo cinico che perpetua una dirigenza cleptocratica palestinese basata sul nepotismo. Ma la soluzione non è porre fine alla (necessaria) cooperazione con Israele, quanto piuttosto scegliere una dirigenza che usi i suoi poteri a beneficio dei palestinesi, e non per perpetuare l’infinito ciclo di violenze anti-israeliane.

Rendiamo merito agli Stati Uniti per la loro nitidezza morale e per aver preso una posizione di principio contro l’intollerabile condotta dell’Autorità Palestinese verso il terrorismo. Il Taylor Force Act ha la potenzialità di creare un’atmosfera più favorevole alla pace, spingendo i palestinesi a respingere la loro cultura politica autodistruttiva.

In ogni caso, rappresenta perlomeno la necessaria reazione al male, e un attestato alla memoria dell’innocente Taylor Force.

(Da: Jerusalem Post, 26.3.18)

Servizio della tv ufficiale dell’Autorità Palestinese sui funerali del terrorista Bashar Masalha: