Il promettente incontro fra un influencer di Abu Dhabi e un arabo israeliano veterano della Golani

“La gente non capisce quanto la popolazione degli Emirati fosse desiderosa di entrare in contatto con Israele, con la società ebraica e con la società araba israeliana. E viceversa”

Di Dan Lavie

Yoseph Haddad, arabo di Nazareth, veterano della Golani

“Sono stato istruito nella falsa percezione di Israele come uno stato di apartheid ebraico, uno stato che non concede agli arabi i loro diritti. La svolta clamorosa per me è avvenuta nel 2010, quando sono venuto a conoscenza di una verità completamente diversa. E la verità ti rende libero”. Lo dice a Israel HaYom l’emiratino Loay Alshareef, che alla domanda su cosa gli abbia fatto cambiare idea sul popolo ebraico racconta d’aver convissuto “con una famiglia ebrea in Francia, dove ho imparato a conoscere la Bibbia e la tradizione condivisa che abbiamo come musulmani ed ebrei, e sono venuto a conoscenza dei legami storici degli ebrei con questa regione, che è un fatto assodato e non la menzogna secondo cui sarebbero dei colonizzatori. Ho cambiato la mia opinione sugli ebrei. In quella fase avevo ancora una visione negativa di Israele e il mutamento si è completato quattro anni fa quando sono venuto a conoscenza della verità su Israele, che tutela la libertà di religione per tutti coloro che vi abitano”.

Circa due anni fa Alshareef, linguista e influencer on-line con sede ad Abu Dhabi, ha conosciuto Yoseph Haddad, attivista della diplomazia pubblica arabo-israeliana e CEO dell’organizzazione non governativa Together-Vouch for Each Other (Insieme-Garantirsi l’un l’altro). Dopo la firma degli Accordi di Abramo che hanno normalizzato i rapporti di Israele con diversi stati arabi tra cui gli Emirati Arabi Uniti, i due hanno partecipato alla prima cerimonia commemorativa della Shoà negli Emirati, che includeva testimonianze registrate di sopravvissuti. “Durante e dopo l’evento sono rimasto molto turbato – dice Haddad – Tanti emiratini mi hanno detto che la cerimonia ha fatto loro capire la profondità della questione in un modo che non avevano mai sperimentato prima, e che ovviamente conferisce un significato maggiore a ciò che viene fatto all’insegna degli Accordi di Abramo. È necessario conoscere la storia, e quando un arabo israeliano viene a conoscenza della Shoà, questo a sua volta aiuta gli ebrei ad accettare la società araba e a superare i divari senza inutili razzismi”.

Loay Alshareef parla a un evento commemorativo della Shoà ad Abu

“E’ stato un evento unico e altamente emozionate – gli fa eco Alshareef – E va anche sottolineato il ruolo svolto dai musulmani che aiutarono gli ebrei, nel mezzo della tragedia umana, a sfuggire alle camere a gas. In nome della storia e del futuro, a Dio piacendo, potremo avere molti eventi commemorativi come questo negli Emirati Arabi Uniti”.

Sottolinea Haddad, che è residente a Nazareth e spesso firma editoriali su Israel HaYom: “La gente non capisce quanto la popolazione degli Emirati fosse desiderosa di entrare in contatto con Israele, con la società ebraica e con la società araba israeliana. E’ in questo contesto che si sono sviluppate pace, apertura e questa straordinaria relazione. Si sente qualcosa di nuovo nell’atmosfera. Santiddio, mi sono detto, loro non ci conoscono e noi non li conosciamo, ma lo volevamo così tanto e davvero è stato come un’infatuazione”.

Veterano delle Forze di Difesa israeliane ferito nella seconda guerra in Libano del 2006, Haddad si era arruolato volontario nel servizio militare e ha prestato servizio nell’unità di combattimento Golani. Ha poi dedicato la sua vita a raccontare alle persone di tutto il mondo le opportunità che gli arabi israeliani hanno nel paese. Circa l’importanza degli Accordi di Abramo, dice: “Per me personalmente è stato un piacere vedere come la società araba israeliana ha reagito a questa pace, che ai miei occhi è estremamente importante. Gli Accordi di Abramo non sono importanti solo in quanto tali, ma anche per il fatto che innanzitutto hanno infranto l’assioma secondo cui non si poteva fare la pace con gli stati arabi senza prima promuovere un processo di pace con i palestinesi. Sotto questo punto di vista, si può parlare di un vero cambiamento fra ebrei e arabi”.

Per quanto riguarda l’affermazione del leader della Lista (araba) Congiunta, Ayman Odeh, secondo cui gli Accordi sono solo una “illusione di pace”, Haddad dice: “Non mancano critiche nella società araba verso la rappresentanza politica araba che si è opposta agli Accordi. Quando la Lista (araba) Congiunta si è opposta, semplicemente non rappresentava l’opinione pubblica araba israeliana. In realtà, quando sono volato a Dubai l’80% dei passeggeri sull’aereo parlava arabo. Gli arabi israeliani non vedevamo l’ora di poter volare a Dubai per turismo e affari. Questa è la nostra madre lingua, è la cosa più naturale. Da lì, la connessione tra arabi negli Emirati e ebrei qui in Israele è naturale. I leader stanno coltivando i legami, e i popoli fanno lo stesso”.

Interviene Alshareef dicendo di conoscere “molti arabi israeliani, musulmani cristiani e drusi, che sono orgogliosi della loro israelianità. Al contrario, mi risulta incomprensibile che ci siano ancora degli arabi con cittadinanza israeliana che accusano Israele di ‘crimini di guerra’ contro i palestinesi. Costoro, insieme alla propaganda palestinese e anti-israeliana, sono parte del problema giacché nascondono la verità, che è l’esatto contrario. Per fortuna oggi abbiamo i social network e in particolare l’Associazione delle Comunità Ebraiche del Golfo che sta contribuendo a creare una nuova realtà per gli ebrei che vivono nel Golfo. Dopo la firma degli Accordi di Abramo – conclude l’emiratino – ora tutto è possibile. Ho incontrato tanti ebrei per i quali un paese arabo è per forza un paese dove ‘vogliono distruggerci’: anche per loro gli Accordi di Abramo costituiscono una nuova e importante consapevolezza”.

(Da: Israel HaYom, 27.12.21)