L’inganno sistematico dell’Autorità Palestinese: realisti moderati in inglese, estremisti oltranzisti in arabo

Per l’agenzia di stampa di Abu Mazen, in inglese Israele è "Israele" ma in arabo è "i territori del 1948"

Ramallah, 15 maggio 2019. Sul cartello, accanto alla mappa che cancella Israele: “Hey Trump, questa è la nostra Palestina, vecchia e nuova”. E sopra. “Tornerò alla casa del nonno a Haifa” (clicca per ingrandire)

WAFA, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, è un fedele interprete e un chiaro esempio della programmatica doppiezza che caratterizza la dirigenza palestinese.

Quando scrive in inglese ad uso e consumo del pubblico estero, la WAFA cerca di presentare un’immagine moderata e pertanto fa riferimento allo stato d’Israele chiamandolo semplicemente per nome: “Israele”. Ma quando si rivolge in arabo al suo pubblico interno e al mondo di lingua araba, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese conferma e ribadisce lo storico rifiuto di riconoscere Israele, e invece di usare il termine “Israele” usa il termine “i territori del 1948”.

L’espressione “i territori del 1948” è la versione abbreviata della locuzione completa “territori occupati nel 1948”, cioè nell’anno in cui nacque lo stato d’Israele. Infatti, secondo l’ideologia dell’Autorità Palestinese tutto Israele è una illegittima “occupazione” che non ha diritto di esistere, con la sola differenza che alcune aree sono state “occupate” nel 1948 e il resto nel 1967.

Di seguito riportiamo alcuni esempi di recenti lanci dell’agenzia WAFA, quasi identici in arabo e inglese ad eccezione della terminologia utilizzata per indicare Israele:

Lancio WAFA, 26.2.20, edizione in inglese:
“Ibrahim Ighbarieh, 54 anni, e suo fratello Mohammad, 51 anni, originari del villaggio arabo di Musherfeh, in Israele…”

Lancio WAFA, 26.2.20, edizione in arabo:
“I fratelli Ibrahim (54 anni) e Mohammad (51 anni) sono del villaggio di Musherfeh, che si trova all’interno dei territori del 1948…”

Lancio WAFA, 26.2.20, edizione in inglese:
“I comitati popolari di Tamra e Kabul, due città arabe della Bassa Galilea, nel nord di Israele, hanno manifestato contro Netanyahu”.

Lancio WAFA, 26.2.20, edizione in arabo:
“Il comitato popolare di Tamra e il comitato popolare di Kabul, che si trovano all’interno dei territori del 1948, hanno organizzato oggi una manifestazione contro Netanyahu”.

Lancio WAFA, 11.2.20, edizione in inglese:
“La città araba palestinese di al-Jish, in Galilea, nel nord di Israele, secondo fonti locali…”.

Lancio WAFA, 11.2.20, edizione in arabo:
“I palestinesi e gli arabi nel villaggio di Al-Jish, in Galilea, all’interno dei territori del 1948…”.

Lancio WAFA, 31.1.20, edizione in inglese:
“…le carte d’identità dei fedeli provenienti da città arabe in Israele e da Gerusalemme est”.

Lancio WAFA, 31.1.20, edizione in arabo:
“…le carte d’identità dei fedeli giunti alla moschea al-Aqsa dai territori del 1948 e da Gerusalemme“.

Già alcuni anni fa Palestinian Media Watch aveva documentato l’esplicita strumentalizzazione del linguaggio operata dall’Autorità Palestinese.

Il Ministero dell’Informazione dell’Autorità Palestinese ha pubblicato, infatti, un manuale che istruisce i palestinesi sulle parole “giuste” da usare. Nell’introduzione del manuale, gli autori sottolineano la necessità di scegliere le parole corrette per evitare che il linguaggio stesso avalli il riconoscimento dell’esistenza di Israele come “naturale”.

Infatti, mette in guardia il testo, usare la terminologia israeliana “trasforma l’essenza dell’impresa sionista da un’impresa razzista e colonialista in un’impresa di auto-determinazione e indipendenza per il popolo ebraico” (sul manuale del Ministero dell’Informazione dell’Autorità Palestinese, si veda anche: Errata corrige: dove è scritto “Israele” leggi “Occupazione del 48”).

(Da: palwatch, 12.3.20)