L’invasione russa dell’Ucraina è la morte del diritto internazionale

Sempre pronti a condannare Israele quando combatte per difendersi, i cultori della Corte Penale e della legge internazionale ammutoliscono davanti a una potenza dittatoriale

Di Yonah Jeremy Bob

Yonah Jeremy Bob, autore di questo articolo

Per molti versi, questa settimana abbiamo assistito alla morte del diritto internazionale. Non che l’invasione russa dell’Ucraina abbia posto fine all’esistenza del diritto internazionale né al suo posto nei dibattiti pubblici tra i paesi occidentali. Ma se c’è una narrazione che era nata con la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 e con l’istituzione della Corte Penale internazionale nel 2002, è quella secondo cui la democrazia e il diritto internazionale erano in continua crescita. Ora, quella narrazione sembra essere stata schiacciata.

Il perché è chiaro. Due dei principi più importanti del diritto internazionale sono difendere la sovranità delle nazioni da un’aggressione armata e proteggere i civili dal flagello della guerra. Consentire alla Russia di invadere e calpestare l’Ucraina significa essenzialmente consentire la violazione di queste regole alle porte dell’Europa. La conseguenza è che oggi il diritto internazionale sembra una farsa. Non è un caso se i funzionari cinesi hanno accresciuto le loro minacce di conquistare Taiwan e altre aree del Mar Cinese Meridionale, e se molti esponenti iraniani mostrano maggiore spavalderia nelle loro ambizioni egemoniche in tutto il Medio Oriente.

Si può sempre contare su tanti quando si tratta di alzare la voce e condannare con forza Israele ogni volta che lo stato ebraico è costretto a difendersi in un conflitto con i palestinesi, Hezbollah e altri vicini che la attaccano.

La sede della Corte Penale Internazionale all’Aja

Questi severi critici non riconoscono mai alcun credito a Israele per lo strenuo autocontrollo, per lo sforzo di evitare vittime civili, per i rischi che si è assunto ritirandosi più volte dalla striscia di Gaza o dal Libano meridionale. Questi stessi critici sono sempre dalla parte della virtù quando si tratta di denunciare gli Stati Uniti per i “crimini di guerra” che l’esercito americano commette a causa di errori operativi nel corso della guerra ai terroristi. Ma a che servono tutte le loro purissime argomentazioni filosofiche se poi i paesi forti e dittatoriali possono commettere i più grandi crimini di guerra senza nemmeno far finta di trattenersi?

E’ ciò che appare chiaramente dai casi di cui si occupa la Corte Penale internazionale. La legge internazionale si applica ai casi in cui paesi occidentali forti possono costringere un paese più debole a consegnare alla Corte un ex leader, o quando il leader di un paese debole viene rovesciato dal suo stesso popolo e consegnato. Può anche essere ipocritamente applicata da un gran numero di dittature che sia coalizzano tra loro per dare addosso a un paese come Israele a causa della loro ostilità ideologica o geopolitica verso lo stato ebraico. Ma i poteri della Corte Penale e del diritto internazionale si bloccano quando si tratta di paesi forti e dittatoriali come la Russia e la Cina.

In definitiva, non è che il diritto internazionale sia irrilevante. Può ancora contribuire alla lotta contro i peggiori regimi nei paesi minori oppure in campi come l’ambiente, in cui è possibile raggiungere accordi fra paesi. Ma quando si tratta di guerra e pace a fronte di grandi potenze come la Russia, appare come un miraggio disarmato e può essere efficace solo se l’Occidente è disposto a mettersi direttamente in gioco per mantenere la pace.

(Da: Jerusalem Post, 25.2.22)