L’ipocrisia europea sulle scelte di Trump in Siria

Il comportamento del presidente americano è stato irresponsabile e immorale, ma i leader europei non hanno titolo per condannarlo se non sono disposti a muovere un dito in aiuto dei curdi

Di Sever Plocker

Sever Plocker, autore di questo articolo

Ad una recente conferenza stampa sul destino dei curdi in Siria, il presidente americano Donald Trump ha detto uno sproposito che resterà per sempre inciso con disonore negli annali della politica estera degli Stati Uniti: “L’invasione turca della Siria non è un nostro problema” ha detto Trump. Ed ha aggiunto: “I curdi non sono angeli”. Tutti i leader e gli osservatori europei hanno immediatamente condannato la dichiarazione di Trump, una dichiarazione che merita certamente piena riprovazione. Ma, proprio dagli europei?

L’Europa si trova ad alcune centinaia di chilometri dalla Siria mentre gli Stati Uniti distano diverse migliaia di chilometri. Durante la guerra civile in Siria, il regime di Assad ha provocato il massacro di mezzo milione di cittadini e i vari governi europei non hanno mosso un dito per aiutarli. L’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad è rimasto impunito, con l’unica eccezione del lancio di alcuni missili da crociera Tomahawk su una base aerea del governo siriano ad opera degli Stati Uniti, pochi mesi dopo l’ingresso di Trump alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti hanno anche inviato in appoggio ai ribelli siriani un significativo numero di soldati e consiglieri, mentre le forze europee non hanno mandato nessun militare di qualsiasi tipo.

Ora che l’amministrazione Trump ha deciso di ritirare rapidamente le rimanenti truppe americane dalla Siria lasciando di fatto le forze curde a difendersi da sole dall’implacabile esercito turco, l’Europa avrebbe l’occasione di dare espressione alla sua superiorità morale e minacciare direttamente il regime del presidente Recep Tayyip Erdogan con azioni militari. Inutile dire che nessun paese europeo ha preso l’iniziativa.

20 ottobre 2019, veicoli militari Usa in ritirata dalla loro base presso Tal Tamr (Siria nord-orientale)

L’americano Trump ha fatto apertamente e dichiaratamente ciò che l’inglese Boris Johnson, il francese Emmanuel Macron e la tedesca Angela Merkel fanno in pratica e tacitamente, e cioè non fare nulla per aiutare i curdi siriani. Non risulta nemmeno un tweet con la minaccia di bandire la Turchia dalla NATO, e per quanto riguarda eventuali sanzioni economiche: non se ne parla nemmeno. La Germania esporta in Turchia per 23 miliardi di dollari all’anno, la Gran Bretagna esporta in Turchia per 10 miliardi di dollari all’anno, i francesi solo un po’ meno. E questo, senza nemmeno menzionare le minoranze turche in quei paesi che odiano appassionatamente i curdi.

C’è qualcosa di molto irritante nel vedere tutti quegli intervistati sui mass-media europei che condannano con sdegno le scelte di Trump, ma si guardano bene dal porre ai loro capi di governo qualche domanda davvero difficile. Poche decine di soldati e consiglieri statunitensi nel nord della Siria forse non avrebbero fermato l’invasione turca. Un’iniziativa congiunta della NATO guidata dall’Europa avrebbe potuto farlo.

Lo sconcerto espresso dai leader europei per le parole e le azioni di Trump è sfacciato, immorale e ipocrita. Negli anni ’90, quando una guerra a sfondo religioso devastava la ex-Jugoslavia con tanto di crimini e stragi di massa, un’Europa unita non fu disposta a sacrificare nemmeno uno dei suoi soldati per cercare di fermarla. Fu sventata solo quando l’amministrazione americana di Bill Clinton inviò nell’area forze speciali e bombardieri di precisione.

(Da: YnetNews, 17.10.19)

Manifestazione di protesta, martedì scorso, davanti alle ambasciate turca e statunitense, a Tel Aviv