L’ipocrita campagna di Hezbollah, Iran, Pakistan, Hamas contro la presunta “islamofobia” della Francia

Fomentano l'ira delle folle islamiche per ergersi a veri difensori dell’islam e far dimenticare le condizioni in cui tengono le popolazioni musulmane sotto il loro controllo

Di Seth J. Frantzman

Seth J. Frantzman, autore di questo articolo

Diversi giorni dopo che le rispettive autorità governative avevano ordinato ai mass-media turchi e iraniani di attaccare la Francia accusandola di “islamofobia”, sono arrivate le condanne anche dal Pakistan e dal gruppo terroristico Hezbollah. Condanne che vengono riportate e amplificate dalla Press TV iraniana, dall’agenzia di stampa turca Anadolu e da altri mass-media statali nel quadro del tentativo da parte dei rispettivi governi di creare una crisi in gran parte fittizia con la Francia. L’obiettivo appare quello di spingere diversi gruppi e paesi a condannare la Francia e, di conseguenza, esercitare pressione su altri paesi del Medio Oriente facendoli apparire come non tanto determinati nella difesa dell’islam quanto sarebbero invece i leader di Iran, Turchia, Hezbollah, Hamas, Pakistan e altri soggetti legati a movimenti politici islamisti.

La controversia riguarderebbe le vignette pubblicate molto tempo fa in Francia e che Parigi ha costantemente difeso nel quadro della libertà di espressione. Ma alcuni dirigenti musulmani cercano di utilizzare le “vignette offensive”, accusate di raffigurare il “profeta Maometto”, per alimentare le fiamme del populismo e l’ira delle folle. E così, ad esempio, nella Siria settentrionale occupata dalla Turchia la folla ha bruciato bandiere francesi issando una bandiera simile alla quella dell’Isis. Nei pressi del fiume Eufrate i mass-media turchi hanno cercato di sfruttare la controversia per fomentare proteste contro gli Stati Uniti e contro le Forze Democratiche Siriane, e provocare una crisi. I manifestanti si sono scontrati con le Forze Democratiche Siriane sostenute dagli Stati Uniti e i mass-media turchi hanno inventato la notizia secondo cui “il PKK ha aperto il fuoco sui manifestanti”.

Ottobre 2020: “Omaggio a Samuel Paty” a Montpellier (Francia)

L’intento è cercare di dare rilevanza a soggetti come Hezbollah e a regimi come quello del capo di estrema destra in Pakistan Imran Khan, e promuovere la percezione che questi siano i veri “difensori dell’islam”, senza badare al fatto che nelle aree controllate da costoro la gente, a cominciare dagli stessi musulmani, versa in povertà ed è priva dei servizi più essenziali. La dilagante corruzione locale e la mancanza di servizi vitali non sono viste come blasfemia, mentre le accuse secondo cui “la Francia ha offeso i musulmani” vengono utilizzate per creare una distrazione e focalizzare le ire sulla presunta “blasfemia”. È uno strumento abitualmente usato dall’estrema destra in Pakistan per alimentare tensioni contro indù, cristiani e altre minoranze.

Hezbollah, che ha svolto un ruolo cruciale a sostegno del regime di Assad nella guerra civile siriana che ha provocato 10 milioni profughi, si dice profondamente preoccupato per “l’islamofobia” sostenendo che “ciò che è stato pubblicato in Francia ha ferito i sentimenti di più di due miliardi di musulmani”. Non risulta nessuna analoga dichiarazione di Hezbollah sul fatto che le sue azioni in Siria abbiano ferito i sentimenti di coloro le cui città sono state devastate durante la guerra. Nel condannare la Francia Hezbollah ha fatto squadra con Hamas, che tiene sotto dittatura la striscia di Gaza dal 2007, con la Jihad Islamica palestinese e con altri gruppi. In Pakistan il leader Khan, che in passato ha suggerito di scusarsi con i talebani, ha affermato che “è increscioso che il presidente francese Emmanuel Macron abbia deciso di incoraggiare l’islamofobia attaccando l’islam”. Khan è quello che ha definito Osama Bin Laden un” martire” e che non ha mai condannato esplicitamente la demolizione dei Buddha di Bamiyan ad opera dei talebani né i frequenti attacchi terroristici contro sciiti, sikh e altre minoranze in Afghanistan e Pakistan.

L’autore della caricatura antisemita (come ne compaiono in continuazione su molta pubblicistica arabo-musulmana) al collega che ha ritratto Maometto: ”Hai la minima idea di quanto sia offensivo quello?”. La vignetta risale ai tempi delle cosiddette “vignette danesi” pubblicate nel 2005 dal danese Jyllands-Posten, poi ripubblicate dal francese Charlie Hebdo, e all’origine di violentissimi e sanguinosi attacchi alla libertà d’espressione (clicca per ingrandire)

Le ultime notizie circa la controversia sulle vignette francesi, che risale a più di cinque anni fa e ora è stata rilanciata, continuano ad apparire inventate e fomentate da Iran e Turchia allo scopo di aumentare il sostegno a vari gruppi islamisti e di estrema destra che sfruttano la religione per guadagnare appoggi (il presidente turco Recep Erdogan è giunto ad affermare: “Ma che problema ha quel tizio chiamato Macron con l’islam e con i musulmani? Macron ha bisogno di cure mentali” ndr).

Non è affatto chiaro in che modo Macron abbia offeso miliardi di musulmani difendendo la libertà d’espressione, né come possano averlo fatto poche vignette. Un insegnante di scuola, Samuel Paty, è stato decapitato la scorsa settimana con l’accusa d’aver mostrato un paio di queste vignette durante una lezione di educazione civica (da cui erano stati esplicitamente esentati gli allievi che ritenevano di poter essere offesi ndr). Imran Khan, i talebani, Hezbollah, Hamas, Qatar, Jihad islamica, Turchia e Iran non hanno mai condannato la decapitazione di Samuel Paty con la determinazione con cui condannano la presunta pubblicazione delle vignette e le prese di posizione di Macron a difesa della libertà d’espressione.

(Da: Jerusalem Post, 26.10.20)