L’ipocrita silenzio del mondo sull’incessante imperialismo terrorista del regime iraniano

Fa comodo che sia Israele quello in prima linea che difende non solo se stesso, ma anche Europa e Stati Uniti

Di Emily Schrader

Emily Schrader, autrice di questo articolo

Nelle scorse settimane c’è stato un aumento degli attacchi mirati su siti militari del regime iraniano in Siria, attribuiti alle Forze di Difesa israeliane: almeno tre nell’arco di quattro giorni, nove dall’inizio dell’anno. Gli obiettivi? Miliziani del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, centri di ricerca del regime iraniano o dei suoi gregari terroristi, depositi di armi di gruppi sponsorizzati dall’Iran. Nella notte di sabato scorso, attacchi aerei in Siria nei pressi di Damasco hanno colpito e ucciso 6 membri delle Guardie Rivoluzionarie, compresi due “consiglieri” del regime iraniano, Meghdad Mahghani e Milad Heidari, implicati nella pianificazione di attentati attraverso gruppi terroristici al servizio della Repubblica Islamica, in particolare contro Israele. Se per ora questi attacchi sono di portata relativamente limitata, il messaggio appare comunque forte e chiaro a chiunque presti attenzione e la comunità internazionale farebbe bene a uscire dal silenzio e sostenere apertamente le azioni israeliane in Siria.

Ci sono almeno un paio di concetti che il mondo dovrebbe trarre da questa recente escalation di azioni. In primo luogo, il fatto che le varie vittime fossero “consiglieri” del regime iraniano e operativi delle Guardie Rivoluzionarie iraniane dimostra che il regime di Teheran è più che mai determinato a condurre la sua guerra attraverso gruppi terroristici gregari. Il secondo punto è che Israele non permetterà, in nessuna circostanza, alla Repubblica Islamica di stabilire un fronte militare ai suoi confini in grado di minacciare direttamente la sicurezza dello stato ebraico. È sempre stato così, ma ora le cose sono davanti agli occhi di tutti, e sarebbe poco saggio da parte di chiunque pensare che la risposta sarebbe diversa nel caso in cui Teheran riuscisse ad ottenere armi nucleari. Il recente aumento dell’attività in Siria contro l’esportazione di terrorismo da parte dell’Iran è probabilmente un’anticipazione di ulteriori escalation militari a meno che la popolazione iraniana, insieme alla comunità internazionale, non riesca a fermare il regime islamico una volta per tutte: cosa che, benché inevitabile a lungo termine, richiederà sicuramente molto tempo.

In questa foto pubblicata da ImageSat International il 2.04.23, i danni all’aeroporto di al-Dabaa, in Siria, dopo un attacco aereo del giorno prima attribuito a Israele

Stando così le cose, spetta all’Occidente (e francamente, a chiunque sia interessato alla stabilità in Medio Oriente e in Europa) assumere una posizione più chiara e forte a sostegno dell’azione israeliana contro l’Iran in Siria. Diversamente di quando Israele agisce per difendersi dal terrorismo palestinese, la reazione della comunità internazionale di fronte ai misteriosi attacchi aerei in Siria consiste principalmente nel silenzio. E sebbene il silenzio sia certamente meglio della solita sessione d’emergenza delle Nazioni Unite che condanna lo stato ebraico costretto a difendersi, a mio parere il mondo dovrebbe fare di più e sostenere esplicitamente Israele, condannando l’occupazione colonialista iraniana di svariate nazioni mediorientali. E spiego perché.

Innazitutto, e soprattutto, l’argomento morale. La Repubblica Islamica d’Iran si comporta come un regime mafioso, terrorizzando e opprimendo il proprio popolo da più di 44 anni. Non ha un autentico sistema giudiziario, i civili che dissentono o protestano subiscono regolarmente pestaggi, aggressioni sessuali, incarcerazioni arbitrarie, torture ed esecuzioni sommarie, minorenni compresi. Il regime dirotta gran parte delle energie e delle risorse nella diffusione del fanatismo terrorista in tutto il mondo, e specialmente in Medio Oriente. Nessuno dovrebbe chiudere gli occhi davanti alle continue atrocità e violazioni dei diritti umani di cui è responsabile il regime iraniano in Iraq, Yemen, Siria, Libano, Gaza e altrove. Esprimere sostegno a Israele costituirebbe una netta presa di posizione contro tutto ciò che il regime iraniano rappresenta, e invierebbe un messaggio credibile ai popoli del Medio Oriente e dello stesso Iran.

Vignetta su Haaretz (3.4.23): “Ahó, avevano detto che si rifiutavano di prestare servizio…”

In secondo luogo, l’argomento militare. L’idea che la Repubblica Islamica d’Iran non stia progettando di attuare lo stesso tipo di tattiche di destabilizzazione militare anche in Europa e nel resto del mondo occidentale è nella migliore delle ipotesi illusoria, e la forza militare dell’Europa è tristemente impreparata per gli scenari peggiori. Il regime di Teheran ha già dimostrato di non farsi scrupoli se si tratta di compiere atti di terrorismo sul suolo europeo e americano, compresi rapimenti e tentativi di rapimento di cittadini stranieri come Masih Alinejad e Jamshid Sharmahd, o l’assassinio di individui come quello avvenuto in Olanda. Per il regime non si tratta di eccezioni, ma solo dell’inizio. Il regime si muove secondo piani a lungo termine e si regola in base alle contingenze: quando amplia i rapporti economici con i paesi europei, come è successo dopo la firma dell’accordo JCPOA sul nucleare, lo fa con l’intento a lungo termine di ricattare l’Europa economicamente, ed è solo il primo passo. Se l’economia europea e americana dipendono fortemente dal più grande mercato del Medio Oriente (80 milioni di iraniani), diventa difficile costringere quel regime a rispondere del suo finanziamento del terrorismo globale, del suo programma nucleare e delle violazioni dei diritti umani che si verificano praticamente ovunque quel regime metta piede. Basta vedere già oggi il pusillanime rifiuto da parte dell’Unione Europea di designare come organizzazione terrorista il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie. Se l’Europa non riesce nemmeno a chieder conto al regime di Teheran dei crimini umanitari contro la sua popolazione, come diavolo farà un domani a difendersi da una minaccia militare nucleare da parte di quello stesso regime iraniano sponsor del terrorismo?

La terza ragione per cui la comunità internazionale dovrebbe sostenere le azioni israeliane contro i gregari dell’Iran in Siria (e altrove) è perché a lungo termine è nell’interesse stesso dell’Occidente. Per anni, la comunità europea ha fatto il doppio gioco con Israele, condannandolo nelle aule delle Nazioni Unite e ringraziandolo dietro le quinte per aver garantito [con i raid del 2007 e del 1981 ndr] che oggi non abbiamo a che fare con una Siria nucleare, né un Iraq un nucleare. Se Israele fosse costretto ad agire ci potrebbe essere la stessa reazione, ma tutti sanno che è Israele quello in prima linea che difende non solo se stesso, ma anche l’Europa e gli Stati Uniti. Anche oggi, mentre attacchi terroristici del regime iraniano vengono sventati per le strade di Londra, Grecia e altrove, tutti costoro devono ringraziare l’azione militare e di intelligence di Israele, senza che debbano sporcarsi le mani per combattere attivamente la Repubblica Islamica e tutti i suoi scagnozzi terroristi.

Purtroppo, l’attuale escalation in Siria non segna certo la fine del conflitto tra Israele e Repubblica Islamica d’Iran, ma un sostegno globale ed esplicito a Israele su questo fronte potrebbe contribuire a porre termine a questo conflitto il prima possibile.

(Da: YnetNews, 2.4.23)