L’Iran collabora sia con Hamas che con Fatah

Lo testimonia l’ex interprete di Ahmadinejad

image_1873La seconda guerra in Libano ha “rafforzato la posizione dell’Iran”, mentre il mondo arabo “si è compromesso” col suo silenzio durante il conflitto. È quanto ha detto Banafsheh Keynoush, ex interprete di tre presidenti iraniani tra i quali Mahmoud Ahmadinejad, parlando la settimana scorsa alla Harvard University.
L’appoggio offerto in passato a Saddam Hussein ha minato la credibilità dell’Arabia Saudita agli occhi di curdi e sciiti, spiega la traduttrice iraniana. “Non dimentichiamo che Saddam massacrò trecentomila sciiti nel sud dell’Iraq, mentre gli altri paesi della regione restavano zitti”. Arabia Saudita e Kuwait, sottolinea Keynoush, fornirono più di 50 miliardi di dollari in aiuti a Saddam durante la guerra con l’Iran negli anni 1980-1988. E durante la seconda guerra combattuta nel 2006 da Israele in Libano contro la milizia Hezbollah, “sauditi e Lega Araba se ne restarono in silenzio. Non sono certo amici di Hezbollah, visto che gli Hezbollah rappresentano una potenza sciita in Medio Oriente”. Forse, secondo Keynoush, rimanendo zitta la Lega Araba
pensava di dare la possibilità a Israele di farla finita con Hezbollah.
Keynoush sostiene inoltre che l’Iran si sforza di rafforzare i suoi legami con Hamas e con Fatah. “Lo stesso Ahmadinejad mi ha detto: siamo molto vicini sia a Hamas che a Fatah. Hamas ha un ufficio a Teheran, anche Fatah ha un ufficio a Teheran, e noi lavoriamo con entrambi”.
Secondo Keynoush, l’Arabia Saudita “ha fatto un grosso lavoro di lobbying per ottenere che gli Stati Uniti accettassero Hamas come una legittima componente del governo dell’Autorità Palestinese, e perché rimuovessero l’embargo permettendo al denaro saudita di arrivare al governo palestinese allora guidato da Hamas”. Il regno saudita, continua l’interprete presidenziale, è significativamente limitata dalla sua ideologia islamica e la sua debole struttura politica permette che elementi sotto-statali siano sempre più coinvolti in Iraq.
Secondo Keynous, Teheran considera un “vantaggio” un Iraq plurale perché questo non permette ad alcun gruppo di prevalere e diventare abbastanza potente da attaccare di nuovo l’Iran: per questo un Iraq diviso risulta preferibile a un soggetto unico come ai tempi di Saddam.
Keynous afferma che la politica della Repubblica Islamica verso l’Iraq è molto simile a quella adottata verso il Libano. “L’Iran è impegnato nel costruire infrastrutture, soprattutto nelle zone meridionali del Libano, e così facendo si guadagna simpatie e molto rispetto fra la popolazione libanese”. Teheran, secondo Keynous, ha in programma di investire più di 1,8 miliardi di dollari in Iraq.
Secondo Keynous, l’Iran avrebbe fatto il possibile per venire incontro alle esigenze saudite; il supremo leader Ali Khameini avrebbe persino un ufficio speciale, che risponde direttamente a lui, incaricato di sovrintendere alle relazioni coi sauditi. La politica saudita in Iraq non è stata programmata altrettanto bene, certamente molto meno bene della attiva politica iraniana. “Ryiad in realtà non ha ancora una chiara politica in Iraq – conclude Keynoush – Viene sempre colta di sorpresa e non ha mai una vera risposta appropriata”.

(Da: Jerusalem Post, 22.10.07)

Nella foto in lato: Banafsheh Keynoush (a sinistra), qui in compagnia del Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi