L’Iran quintuplica i finanziamenti a Hamas in cambio di informazioni sui missili israeliani

Hamas si è anche impegnata a scatenare la guerra da sud nel caso scoppi un conflitto sui confini nord d’Israele

Yossi Mansharof, intervistato in questo articolo

Secondo un reportage della tv israeliana Canale 12 che cita anonime fonti arabe, l’Iran ha aumentato i finanziamenti a Hamas sino a 30 milioni di dollari al mese in cambio di informazioni sulle capacità missilistiche israeliane. Per avere un’idea dell’entità dell’incremento si deve ricordare che, stando a un rapporto di YnetNews dell’agosto 2018 che citava fonti palestinesi, all’epoca i pagamenti dell’Iran a Hamas ammontavano a 70 milioni di dollari all’anno, cioè meno di 6 milioni al mese. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon ha commentato la notizia scrivendo su Twitter: “Nonostante manchino di cibo e medicine, Iran e Hamas hanno evidentemente un sacco di soldi per il terrorismo”.

L’aumento senza precedenti è stato prospettato dalla Suprema Guida iraniana, ayatollah Ali Khamenei, durante un incontro due settimane fa a Teheran con alti funzionari di Hamas. La delegazione di Hamas era guidata da Saleh Arouri, vicecapo del politburo del gruppo terrorista, e comprendeva Moussa Abu Marzouk, Maher Salah, Husam Badran, Osama Hamdan, Ezzat al-Rishq e Ismail Radwan. In quei giorni il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, dichiarava a un gruppo di giornalisti turchi di confidare che la visita della delegazione a Teheran avrebbe ottenuto “importanti risultati”.

Secondo il reportage di Canale 12, in cambio del finanziamento l’Iran ha chiesto a Hamas di fornire informazioni sulla posizione delle riserve israeliane di missili. La delegazione di Hamas ha detto che avrebbe trasmesso la richiesta alla dirigenza del gruppo nella striscia di Gaza. Stando a quanto riferito, la delegazione ha poi chiesto all’Iran di fare da mediatore con il presidente siriano Bashar Assad perché ripristini i rapporti con Hamas dopo il loro deterioramento causato dalla guerra civile siriana. In effetti, anche i legami tra Hamas e Iran si erano raffreddati a causa del sostegno di Teheran al regime di Damasco, dal quale invece Hamas aveva inizialmente preso le distanze supponendo che stesse per crollare.

Teheran, 22 luglio 2019: la Guida Suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei (a destra) riceve il vicecapo di Hamas, Saleh Arouri (secondo da destra) e la delegazione di Hamas (clicca per ingrandire)

Ma Arouri, nominato vice capo di Hamas nell’ottobre 2017, ha attivamente perorato la riabilitazione delle relazioni fra Hamas e Iran per garantirsi maggior sostegno da parte della Forza Quds, la potente unità speciale del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane responsabile delle operazioni al di fuori del paese. A tale scopo, Arouri si è recato a Teheran almeno cinque volte negli ultimi due anni per incontrare il comandante della Forza Quds, Qassem Soleimani, e altri importanti esponenti iraniani, e si è spesso sperticato in elogi del regime iraniano. “L’Iran è l’unico paese che afferma esplicitamente che l’entità sionista [Israele] è un cancro che deve essere estirpato dalla regione – ha dichiarato Arouri alla tv pro-Hamas Al-Quds nel febbraio 2018 – Ed è l’unico paese pronto a fornire alla resistenza palestinese, e ad altri, sostegno pubblico e concreto per affrontare l’entità sionista”. Durante la recente visita della delegazione a Teheran, Arouri ha dichiarato all’agenzia semi-ufficiale iraniana Fars:”Siamo sulla stessa strada della Repubblica Islamica, la strada della lotta contro l’entità sionista e le entità arroganti”.

Secondo un reportage pubblicato da Ha’aretz la settimana scorsa, l’intelligence israeliana ritiene che Iran e Hamas abbiano deciso di aprire un secondo fronte contro Israele a sud, dalla striscia di Gaza, nel caso scoppi una guerra sui confini settentrionali, con l’obiettivo di costringere Israele a spostare forze e sistemi di difesa aerea verso il sud a spese delle truppe impegnate nel nord. Com’è noto, la Repubblica Islamica iraniana finanzia e arma lautamente anche il gruppo terroristico libanese Hezbollah, anch’esso votato all’annientamento di Israele. Stando alle fonti di intelligence citate nel reportage, l’Iran ha accresciuto il proprio coinvolgimento nella striscia di Gaza per trasformare Hamas in un suo braccio operativo contro Israele.

Un edificio civile di Rishon Lezion (8 km a sud di Tel Aviv) colpito da un razzo di produzione iraniana lanciato da Hamas dalla striscia di Gaza il 20 novembre 2012 (clicca per ingrandire)

“Gli iraniani vogliono venire a conoscenza di obiettivi utili per una futura guerra contro Israele – spiega al Jerusalem Post Yossi Mansharof, esperto di Iran e di milizie sciite presso l’Università di Haifa e il Jerusalem Institute for Strategy and Security – e hanno chiesto a Hamas di unirsi a loro in ogni eventuale guerra futura. Arouri ha accettato questo aiuto condizionato, affermando che il gruppo considera se stesso la prima linea del fronte iraniano. Voleva sicuramente dire che Hamas si affiancherà a Teheran e che se l’Iran si troverà in guerra con gli Stati Uniti o Israele, Hamas attaccherà Israele”.

“Quando Hamas interruppe i rapporti con il regime siriano, l’Iran ridusse i finanziamenti”, aggiunge Mansharof e spiega che successivamente la pressione della piazza a Gaza “ha spinto Hamas a cercare di nuovo finanziamenti cruciali dall’Iran”. Secondo Mansharof, l’aumento dei finanziamenti mostra che “l’Iran è riuscito ad aggirare le sanzioni, esportando in luglio 710.000 barili di petrolio e gas al giorno. L’Iran non è poi così tanto sotto pressione economica, e i mass-media libanesi hanno riferito che anche Hezbollah è riuscito a eludere la crisi finanziaria”. Mansharof sottolinea come lo stesso ministro degli esteri iraniano Mohammad Javed Zarif abbia affermato: “Siamo laureati in contrabbando”, e Zarif sa di cosa parla.

Mansharof ritiene probabile che anche la Jihad Islamica palestinese abbia ricevuto un aumento dei finanziamenti da Teheran. “Vediamo che i collegamenti tra Iran e Jihad Islamica palestinese sono molto stretti poiché il capo del gruppo, Ziad Nakhaleh, è molto vicino a Soleimani e quindi si può presumere che anche il suo gruppo otterrà un aumento dei finanziamenti”. Tuttavia, secondo Mansharof è improbabile che l’Iran o Hezbollah siano pronti a restituire il favore a Hamas impegnandosi a correre in suo aiuto se scoppiasse una guerra tra il gruppo terroristico di Gaza e Israele. “Ho l’impressione che né l’Iran né Hezbollah aiuterebbero Hamas, a parte il solito traffico di armi – conclude Mansharof – Hezbollah non vuole essere attaccato da Israele e sacrificare i suoi missili per Hamas e i palestinesi. Anche l’Iran non vorrebbe che le sue strutture fossero attaccate da Israele per essere intervenuto militarmente a favore di Hamas”.

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 6.8.19)