Lo schiaffo ad Assad
Il leader siriano credeva fosse tornata la guerra fredda, ma Mosca gli ha fatto capire che sbagliava
Da un articolo di Guy Bechor
Gli attempati generali dell’esercito siriano non possono credere ai loro occhi. L’Unione Sovietica è tornata. Dopo aver visto i carri armati russi entrare in Georgia, hanno avuto l’impressione di essere tornati indietro di due decenni, all’epoca in cui la superpotenza sovietica appoggiava il presidente Hafez Assad (padre): un’epoca in cui i consiglieri sovietici stazionavano in Siria, le navi da guerra sovietiche attraccavano nel porto di Tartus e Mosca dava missili e carri a Damasco gratuitamente. Ancora più importante, era l’epoca in cui l’Unione Sovietica forniva alla Siria protezione contro Israele.
Ecco perché i consiglieri del presidente Bashar Assad (figlio) gli hanno dato il peggior consiglio possibile. È giunto il momento, gli hanno detto, di fare alla Russia un’offerta che non potrà rifiutare. E naturalmente Assad, l’eterno principiante, ha accettato il consiglio. E così il presidente siriano è volato a Mosca con una serie di proposte che i generali ritenevano vantaggiose per entrambe le parti.
1. La Siria accetta il dispiegamento russo sul suo territorio di missili terra-terra sofisticati come contrappeso al dispiegamento di missili americani in Polonia.
2. La Siria accetta che i jet dell’aeronautica russa usino il territorio e lo spazio aereo siriani.
3. Il porto di Tartus sarà riaperto.
4. Alla Russia sarà concesso un avamposto militare amico in Medio Oriente, alle porte dell’Europa, e ritornerà ad essere una potenza nella regione.
In cambio Assad intendeva chiedere missili terra-terra sofisticati, oltre ad altri tipi di armi. Si sentiva ottimista, e menzionò la sua proposta in un briefing con i giornalisti russi alla vigilia del suo viaggio a Mosca.
La reazione dei russi ha colpito il leader siriano come uno schiaffo. La risposta di Putin e Medvedev alla sua richiesta è stata: “non ci interessa.” Non avevano interesse ad imbarcarsi in una nuova guerra fredda. Lo schiaffo è stato anche peggiore perché i russi si sono rifiutati di vendere missili avanzati ai siriani aggiungendo alcune condizioni. Primo, avrebbero venduto alla Siria solo armi difensive e non offensive. Secondo, non avrebbero venduto alla Siria armi che modificassero l’equilibrio garantito dalla supremazia militare di Israele sulla Siria. Terzo, qualunque cosa venderanno dovrà essere pagata in contanti, e in anticipo.
I russi sanno molto bene che l’economia siriana è instabile. Sanno che gli iraniani aiutano i siriani con i pagamenti, ma sanno anche che l’Iran stesso si trova di fronte a grandi difficoltà.
Assad ha ingoiato l’insulto ed è tornato a Damasco. Perché il “pacchetto dorato” di Assad non aveva nessuna possibilità? Perché la Russia non è l’Unione Sovietica. Quello che i generali di Assad non hanno afferrato è che, invadendo la Georgia, la Russia ha causato a se stessa danni economici e politici che ci vorranno anni a riparare. La Russia è un paese capitalista che fa affidamento sulla propria economia, e l’economia ha reagito con grande ansia agli avvenimenti in Georgia. Gli investitori che hanno risollevato l’economia russa oggi stanno letteralmente scappando: dodici miliardi di dollari sono stati portati fuori dalla Russia solo nelle ultime due settimane. L’indice RTS della borsa russa è sceso del 32%, e il rublo russo è stato deprezzato. La Russia non aveva la possibilità materiale di continuare questo conflitto.
Va inoltre ricordato che, a questo punto, la Russia è strettamente legata a Israele, non meno e forse di più che alla Siria. Un milione e mezzo di ex russi risiedono in Israele, e l’industria israeliana high-tech è molto importante per l’economia russa. Il mondo nell’era della globalizzazione (una parola con cui la Siria ha ancora ben poca dimestichezza) non tornerà ad essere in bianco e nero, e non ci sarà nessuna babushka russa ad aspettare Assad con una soluzione magica.
(Da: YnetNews, 28.08.08)