L’odio per gli ebrei va combattuto di per sé, senza pensare a chi toccherà dopo

Sul piano etico, l’abusata metafora dell’antisemitismo come il canarino in miniera dovrebbe mettere i brividi

Di Todd L. Pittinsky

Todd L. Pittinsky, autore di questo articolo

Un editoriale del New York Times spiega che è importante prestare attenzione all’aumento dell’antisemitismo perché “può essere considerato come il canarino in miniera per una serie di gruppi minoritari” come neri, latini e gay. La stessa immagine dell’antisemitismo come del canarino in miniera e dunque un campanello d’allarme per altri gruppi compare bene in vista in articoli su CNN, Financial Times, Globe and Mail di Toronto, Guardian, National Post, Newsweek, Sun Sentinel, Washington Post (per citarne solo alcuni), oltre che in innumerevoli discorsi (ad esempio nel Congresso degli Stati Uniti, al Dipartimento di Stato, alle Nazioni Unite) e in numerosi appelli per la sensibilizzazione e la raccolta fondi. L’ebreo tormentato e perseguitato è visto come un utile segnale di avvertimento per future possibili angherie e persecuzioni a danno di altri.

Ma indipendentemente dal fatto che l’analogia “antisemitismo uguale canarino di miniera” regga o meno a un esame storico e statistico (non regge), questo suo uso accettato e condiviso dovrebbe dare i brividi. Ciò che è sbagliato e grave nell’antisemitismo non è il fatto che segnala o stimola l’arrivo di altri pregiudizi. Ciò che è sbagliato e grave nell’antisemitismo è l’antisemitismo stesso. Se ti sparano, ciò che è grave non è il fatto che lo sparatore potrebbe in un momento successivo sparare a qualcun altro. Ciò che è grave è che ti hanno sparato. Questa, e solo questa, è la ragione etica, giusta e sufficiente, per denunciarlo e opporvisi.

Si immagini per ipotesi che l’antisemitismo si dimostrasse totalmente scollegato e dissociato da qualunque altra forma di pregiudizio. Ciò lo renderebbe meno allarmante e meno riprovevole? L’imperativo etico di opporvisi sarebbe in qualche modo diminuito in mancanza del fattore auto-tutela (dei non ebrei)?

“Antisemitismo, il canarino in miniera”. Titolo di un video EURANET (European Radio Network, consorzio paneuropeo formato da 16 emittenti internazionali, nazionali e regionali in Europa)

In realtà, a ben vedere, se la storia dimostra qualcosa è che per i non ebrei opporsi all’antisemitismo può benissimo essere svantaggioso o controproducente. Dipende da quanto una determinata società sia permeata di antisemitismo, anche blando.

Non tutti quelli che vivevano sotto il Terzo Reich erano violentemente antisemiti. Ma quelli che lo erano si scagliavano ferocemente contro coloro che osavano opporsi. I nazisti giustiziavano sommariamente chi dava rifugio agli ebrei, loro e le loro famiglie.

Oggi negli Stati Uniti i crimini d’odio contro la comunità ebraica costituiscono oltre il 60% di tutti i crimini d’odio su base religiosa, mentre gli ebrei costituiscono solo il 2,4% della popolazione. Quando c’è in circolazione un sacco di odio, per qualche motivo alla gente piace in modo particolare insultare, umiliare, picchiare, talvolta persino uccidere gli ebrei. Ogni forma di etica occidentale – ebraica, cristiana, laica – esige che ci si opponga a questo odio in sé e per sé, indipendentemente dal fatto che, in seguito, qualcun altro possa essere o meno essere insultato, umiliato, picchiato o ucciso.

(Da: Times of Israel, 14.10.22)