L’ossessione anti-Israele delle Nazioni Unite: dieci esempi di quest’anno

Revisionismo storico, faziosità, ipocrisia e vere e proprie bufale (fino al voto su Gerusalemme)

Hillel Neuer, direttore esecutivo della ong UN Watch

Riportiamo qui di seguito una lista delle dieci più sconcertanti azioni intraprese dall’Onu contro Israele nel 2017, fra le tante che si potrebbero citare.

– Un’agenzia Onu di 18 paesi arabi con sede a Beirut ha pubblicato un rapporto che accusa Israele di “apartheid”. Hillel Neuer, direttore esecutivo della ong UN Watch, ha preso la parola per porre una semplice domanda ad Algeria, Iraq, Siria, Egitto, Libia, Libano, Yemen e agli altri paesi dell’agenzia: “Dove sono finiti i vostri ebrei?”. Sulla sala è sceso un imbarazzato silenzio. Il video dell’intervento di UN Watch è diventato virale su internet con 5 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo.

– La Commissione Onu per i diritti delle donne ha condannato Israele, e solo Israele, come violatore dei diritti delle donne. Totalmente ignorati gli abusi contro le donne in paesi come Iran, Yemen e Afghanistan. Un mese dopo, UN Watch ha denunciato l’elezione dell’Arabia Saudita alla Commissione per i diritti delle donne e il fatto che almeno cinque stati dell’Unione Europea hanno votato a favore di tale nomina. La notizia è rapidamente circolata suscitando particolare scandalo in Belgio, dove alla fine il primo ministro ha ammesso l’errore e si è scusato. Accese polemiche sono scoppiate anche in Irlanda, Norvegia e Svezia.

– A giugno, 16 agenzie Onu hanno firmato con lo “stato di Palestina” un accordo che prevede una spesa senza precedenti di 18 milioni di dollari per finanziare attacchi giuridici contro Israele camuffati da difesa dei diritti umani, del diritto internazionale e della accountability. Si tratta di una campagna, finanziata dall’Onu, che mira a erodere ogni possibilità di Israele di difendersi dagli attentati terroristici di Hamas e Hezbollah, denunciando come illegale ogni e qualsiasi misura difensiva. Come ha riferito Fox News, “UN Watch, gruppo indipendente di monitoraggio con sede in Svizzera, è stato uno dei primi a evidenziare e criticare questa spesa dell’Onu: il direttore esecutivo Hillel Neuer ha esortato Stati Uniti, Canada, Australia e altre democrazie a garantire che i soldi dei loro contribuenti non vengano utilizzati in modo scorretto per compromettere le istituzioni Onu attraverso un’escalation di attacchi politicizzati contro Israele”.

I risultati della votazione della sessione d’emergenza di giovedì dell’Assemblea Generale dell’Onu (clicca per ingrandire)

– A ottobre, il relatore Onu sulla Palestina, Michael Lynk, ha pubblicato un rapporto in cui sostiene il boicottaggio economico contro le aziende israeliane. Quando Lynk è arrivato alla sede Onu di New York per la sua conferenza stampa annuale, è rimasto sorpreso nel trovarsi di fronte a tre diversi giornalisti che lo incalzavano sulla parzialità del suo rapporto e del suo mandato. I giornalisti avevano appreso i dettagli dalla lettera al Segretario Generale dell’Onu in cui UN Watch contestava l’appello di Lynk per il boicottaggio e il fatto che il suo rapporto ignorasse totalmente le violazioni dei diritti umani ad opera dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania e di Hamas a Gaza. Lynk ha maldestramente tentato di giustificarsi sostenendo di non essere “consapevole” che aveva facoltà di riferire anche di violazioni dei diritti umani da parte palestinese. In seguito, il governo degli Stati Uniti ha diffuso una dichiarazione in cui afferma che “le osservazioni di Lynk e l’esistenza stessa del suo rapporto evidenziano il cronico pregiudizio anti-israeliano del Consiglio Onu dei diritti umani” e che “gli Stati Uniti continueranno ad opporsi ai tentativi di indebolire il sistema delle Nazioni Unite attraverso azioni che prendono ingiustamente di mira Israele”.

– L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha denunciato Israele, e solo Israele, come violatore della “salute mentale, fisica e ambientale”. Intanto, dietro pressione del regime siriano di Assad, l’OMS cancellava alcune parti di un rapporto sulle attività israeliane nelle alture del Golan perché risultavano positive per Israele.

– Dubravka Simonovic, esperta Onu di violenza contro le donne, dopo aver visitato Israele e Territori ha concluso che, quando gli uomini palestinesi picchiano le loro mogli, è colpa di Israele. Il direttore esecutivo di UN Watch ha preso la parola per contestare il suo rapporto. “Perché – ha chiesto – non ha menzionato il fatto che la TV ufficiale dell’Autorità Palestinese manda in onda regolarmente predicatori islamici che dicono alla gente come picchiare le loro mogli?”. Per tutta risposta, l’ambasciatore egiziano Amr Ramadan, che presiedeva l’incontro, ha infranto il protocollo quando ha ripreso il microfono dicendo: “Vorrei dire grazie, ma non posso perché ritengo che lei debba rispettare di più questo Consiglio”.

– Dopo il voto dell’anno scorso che disconosceva il valore per l’ebraismo del Monte del Tempio di Gerusalemme, quest’anno l’Unesco ha nuovamente rinnegato il mandato di proteggere il patrimonio culturale mondiale adottando una risoluzione che definisce sito del patrimonio palestinese Hebron, la seconda città più sacra dell’ebraismo per la presenza della Tomba dei Patriarchi. UN Watch ha rivelato che l’Unesco ha ignorato il parere dei suoi stessi esperti del Consiglio internazionale su monumenti e siti (ICOMOS) che erano contrari alla candidatura palestinese perché non riconosceva adeguatamente il retaggio ebraico e cristiano di Hebron.

– L’Unrwa, agenzia Onu per i profughi palestinesi (e loro discendenti), ha lanciato una campagna globale con l’immagine di una ragazzina di 11 anni, “Aya di Gaza”, in un edificio bombardato, allo scopo di raffigurare Israele come crudele oppressore dei bambini palestinesi. Ma UN Watch ha svelato la frode: in realtà la foto era stata scattata in Siria. La storia è diventata virale on-line con enorme imbarazzo dell’Unrwa (il cui pletorico personale è in massima parte palestinese), la quale è stata costretta a rimuovere precipitosamente la foto in tutto il mondo.

– L’ufficio del Commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra’ad al-Hussein ha trascorso tutto l’anno a redigere una “lista nera” di aziende colpevoli d’avere interessi d’affari nello storico quartiere ebraico di Gerusalemme (quello da cui gli ebrei furono cacciati nel 1948) e in altre comunità ebraiche che si trovano al di là della ex linea armistiziale del periodo 1949-‘67 (mai considerata un confine definitivo finché restò in vigore).

– Nel suo rito annuale che fa dello stato ebraico il capro espiatorio di ogni problema, anche quest’anno l’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato 20 risoluzioni unilaterali contro Israele e solo 6 risoluzioni su tutto il resto del mondo.

(Da: Times of Israel, israele.net, 21.12.17)

Giovedì, nella decima sessione d’emergenza di tutta la storia dell’Assemblea Generale (di cui 5 su Israele), convocata per condannare gli Stati Uniti sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele, è stata adottata la ventunesima risoluzione dell’anno contro lo stato ebraico con 128 voti a favore, 9 contrari e 35 astenuti; 21 paesi non hanno partecipato al voto: in tutto, 65 paesi hanno evitato di votare contro Usa e Israele. Dei 28 paesi dell’Unione Europea, 22 hanno votato a favore della risoluzione mentre 5 si sono astenuti (Repubblica ceca, Ungheria, Lettonia, Polonia e Romania). La Lituania non si è presentata al voto. Oltre a Stati Uniti e Israele, gli altri paesi che hanno votato contro sono Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau e Togo.

La moneta della rivolta ebraica contro i Romani (I sec. e.v.) mostrata giovedì dall’ambasciatore israeliano all’Assemblea Generale dell’Onu

Prima del voto, l’ambasciatrice Usa Nikki Haley ha detto che l’ostilità delle Nazioni Unite nei confronti di Israele è “sbagliata” e “mina la credibilità stessa di questa istituzione, il che a sua volta è dannoso per il mondo intero”. Haley ha detto che Israele rimane nelle Nazioni Unite nonostante l’ostilità preconcetta dell’organizzazione, perché “è importante difendere se stessi: Israele deve difendere la propria sopravvivenza come nazione, ma al contempo difende gli ideali di libertà e dignità umana che dovrebbero essere quelli delle Nazioni Unite”.

L’ambasciatore israeliano dell’Onu, Danny Danon, ha attaccato la risoluzione dicendo che prima o poi sarà ricusata. “Quarantadue anni fa – ha detto Danon – questo stesso organismo adottò un’altra vergognosa risoluzione che equiparava il sionismo al razzismo. Ci vollero 16 lunghi anni perché la stessa Assemblea revocasse infine quell’odiosa risoluzione. Non ho dubbi che anche la risoluzione di oggi finirà nel cestino della storia. Non ho dubbi che verrà il giorno in cui l’intera comunità internazionale riconoscerà finalmente Gerusalemme come la capitale dello stato di Israele. Nessuna risoluzione dell’Assemblea Generale ci caccerà mai da Gerusalemme. È una vergogna per le Nazioni Unite che io debba essere qui oggi a dire queste cose, è un vergogna il fatto stesso che questa sessione abbia luogo. Gerusalemme è da sempre il luogo più sacro per Israele e il popolo ebraico e questo è un fatto indiscutibile. Punto”. Mostrando alla sala un’antica moneta, Danon ha continuato: “Questa moneta risale all’anno 67 e.v. e vi è scritto: Libertà di Sion. E’ una chiara testimonianza che ci giunge dall’epoca del Secondo Tempio e che dimostra il legame diretto tra ebrei e Gerusalemme”.

(Da: Jerusalem Post, Ynetnews, 21.12.17)