“L’unico paese che l’ISIS teme in Medio Oriente è Israele”

Lo riferisce un giornalista tedesco che ha trascorso dieci giorni con i jihadisti dello "Stato Islamico"

Jurgen Todenhofer in compagnia di un jihadista dell’ISIS di cittadinanza tedesca

Jurgen Todenhofer in compagnia di un jihadista dell’ISIS di cittadinanza tedesca

Secondo il giornalista tedesco Jurgen Todenhofer, che ha potuto trascorrere dieci giorni nello “Stato Islamico”, c’è un solo paese mediorientale che eserciti potere deterrente sul gruppo jihadista che ha conquistato ampie porzioni di Siria e Iraq, e quel paese è Israele.

In una recente intervista al britannico Jewish News, Todenhofer rievoca il suo breve periodo dietro le linee nemiche durante il quale ha potuto parlare con diversi combattenti e dirigenti dell’ISIS. “L’unico paese che l’ISIS teme è Israele – dice Todenhofer, già membro del parlamento tedesco, nell’intervista a Jewish News – Mi hanno detto che sanno che l’esercito israeliano è troppo forte per loro”.

Secondo quanto riferisce Todenhofer, l’ISIS vuole attirare le forze britanniche e americane in Siria e Iraq, aree in cui ritiene di essere in vantaggio: “Pensano di poter sconfiggere le truppe di terra americane e inglesi – spiega – che a loro dire non hanno esperienza in guerriglia urbana e strategie terroristiche. Ma sanno che gli israeliani sono molto più tosti, quando si tratta di lotta contro guerriglia e terroristi”.

Todenhofer aggiunge che l’ISIS “sta preparando la più grande azione di ‘pulizia religiosa’ della storia” e si dice “pessimista” circa la possibilità che la minaccia rappresentata dall’ISIS possa essere neutralizzata. Todenhofer definisce gli attentati a Parigi dello scorso novembre come i primi di “una tempesta” che si sta avvicinando alle città occidentali. E continua: “A Mosul dicono di avere 10.000 combattenti che non vivono in un unico luogo, come una caserma o un accampamento, ma sparsi in duemila abitazioni diverse in mezzo a un milione e mezzo di persone: pertanto sarebbe molto difficile combatterli [per i soldati occidentali]. Non temono inglesi e americani. Temono gli israeliani, e mi hanno detto che, per loro, l’esercito israeliano è il vero pericolo. Dicono: non possiamo sconfiggerli con la nostra strategia attuale, quella gente [gli israeliani] sanno come combattere una guerra di guerriglia”.

Jurgen Todenhofer con due jihadisti dell’ISIS a Mosul (Iraq)

Jurgen Todenhofer con due jihadisti dell’ISIS a Mosul (Iraq)

Sabato scorso lo “Stato Islamico” ha diffuso la registrazione di un discorso del loro capo, Abu Bakr al-Baghdadi, che minaccia direttamente gli ebrei e lo stato ebraico.

“L’ISIS – spiega Todenhofer nell’intervista a Jewish News – considera nemiche tutte le religioni diverse dal suo islam”. Ebrei e cristiani potrebbero sopravvivere solo come sudditi di seconda classe pagando la jizya, una tassa speciale. Intanto “uccidono tutti i musulmani sciiti su cui riescono a mettere le mani. Ho chiesto loro se sono disposti a uccidere ogni musulmano sciita, e mi hanno canzonato dicendo: 150 o 500 milioni, non ci importa, per noi è solo un problema tecnico, siamo pronti a farlo”. I musulmani occidentali che votano nelle democrazie sono visti come i primi nemici perché riconoscono alla popolazione, anziché a Dio, il diritto di fare le leggi.

Todenhofer ha intrattenuto per sei mesi conversazioni via Skype per ottenere garanzie sulla sua sicurezza durante il viaggio, e ha proposto invano ad altri giornalisti di accompagnarlo. “Ma non ci tornerò mai più”, conclude il giornalista tedesco.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 27.12.15)