Lupi non del tutto solitari

La recente serie di saltuari attacchi terroristici avviene per ragioni che sono più o meno sempre la stesse

Di Ron Ben-Yishai

Danny Gonen, ucciso venerdì scorso da un terrorista palestiense

Danny Gonen, 25 anni, ucciso venerdì scorso a bruciapelo da un terrorista palestinese

L’accoltellamento di domenica mattina alla Porta di Damasco ha tutte le caratteristiche dell’ennesimo attentato ad opera di un cosiddetto “lupo solitario”: incidenti apparentemente impossibili da prevedere, per i quali le forze di sicurezza israeliane non possono essere pronte sul piano dell’intelligence e operativo. Sembrano attacchi dovuti a raptus improvvisi, ma non è esattamente così.

Anche questi attacchi sporadici avvengono sullo sfondo di un contesto omogeneo e per ragioni che sono più o meno sempre le stesse. In questo caso, come per l’assassinio a sangue freddo dello studente Danny Gonen venerdì scorso a Dolev, ci sono tre o quattro ragioni che spiegano la tempistica degli aggressori palestinesi.

La prima ragione è il fervore religioso fra i musulmani nel mese sacro del Ramadan. Non si tratta solo degli infuocati sermoni che ascoltano, o delle loro inclinazioni religiose, ma anche dei lunghi digiuni, dei cambiamenti estremi nella vita quotidiana, della difficoltà di mantenere la routine mentre la notte si dorme poco o nulla: tutti fattori che concorrono a creare un clima in cui fra la gente del mondo musulmano, compresa l’Autorità Palestinese, sono particolarmente accentuati rabbia e ipersensibilità.

La seconda ragione è che un attentato omicida come quello di venerdì vicino a Dolev, subito elogiato come eroico da varie fonti palestinesi, scatena istantaneamente tentativi di imitazione, soprattutto fra coloro che sono già borderline per odio e fervore religioso, o che vogliono dimostrare qualcosa a coloro che li circondano nel loro ambiente.

L'auto su cui viaggiava Danny Gonen quando è stato ucciso, venerdì scorso

L’auto su cui viaggiava Danny Gonen quando è stato ucciso, venerdì scorso

La terza ragione è l’ispirazione tratta dalle organizzazioni terroristiche islamiste, in particolare Hamas e Jihad Islamica. Per la maggior parte gli aggressori risultano collegati in un modo o nell’altro ad uno dei cerchi esterni influenzati dai mass-media di Hamas e dai sermoni di imam estremisti in onda anche sulla tv dell’Autorità Palestinese. Anche se l’attentato non è stato direttamente sancito da uno dei gruppi islamisti che predicano continuamente questo genere azioni, la guida o l’ispirazione viene da loro. In questo senso si può affermare che Hamas, che ha subito abbracciato l’attentato con armi da fuoco che venerdì ha ucciso Danny Gonen, ha aperto la strada al successivo accoltellamento di domenica.

C’è anche una quarta ragione degna di nota, ed è l’ondata di zelo islamista che investe tutto il Medio Oriente, essa pure fonte di ispirazione per questo tipo di attentati.

L’Autorità Palestinese è soprattutto concentrata sul suo programma di “intifada diplomatica” (sottrarsi al negoziati diretti con Israele cercando di isolarlo e indebolirlo in ogni modo a livello internazionale), ma questa comporta una continua campagna demonizzante che finisce per aizzare gli attentatori, sebbene gli attacchi terroristici aiutino poco il suo sforzo diplomatico.

Nelle piazze e nei social network palestinesi non vi sono segni che diano per imminente una rivolta palestinese, ma i disordini in Cisgiordania si susseguono a ondate continue. Quella attuale è “l’onda del Ramadan”, che Israele ha cercato di prevenire adottando una serie di misure favorevoli ai palestinesi. Misure che evidentemente non hanno fatto effetto sui cosiddetti “lupi solitari” terroristi.

(Da: YnetNews, 21.6.15)