Ma è possibile convivere coi palestinesi?

La barriera non è che il prolungamento dei vigilantes messi di guardia allentrata dei centri commerciali.

Da un articolo di Yair Lapid

image_1154Il piano di “convergenza” [concentrare gli insediamenti in pochi grandi blocchi a ridosso della Linea Verde] – la parola in codice usata da Ehud Olmert per indicare il prossimo disimpegno – unisce eccezionalmente destra e sinistra israeliane. Entrambe lo detestano, giacché entrambe percepiscono, correttamente, che tale piano erige un muro fra loro e i loro rispettivi sogni. In generale non ho nulla contro i sogni, ma forse è il caso di ricordare ancora una volta con chiarezza perché stiamo costruendo il muro.
Come società, siamo abituati a pensare in termini nazionali. Pensiamo che il nostro conflitto sia un conflitto con la nazione palestinese, e che dobbiamo uscirne con un compromesso che ci veda imbattuti. O per lo meno che nessuno si accorga che siamo stati battuti. Il che può sembrare del tutto ragionevole ai nostri occhi, ma corrisponde al nostro modo di fare, non al loro. Giacché in realtà ci troviamo coinvolti in uno scontro con una società del tutto diversa dalla nostra.
Per dirla con Salman Rushdie, “i fondamentalisti non si accontentano di distruggere edifici. Vogliono distruggere molto di più. Questa gente si batte, per fare solo qualche esempio, contro la libertà di parola, i sistemi multi-partitici, il diritto di voto per tutti, il dovere dei governi di rispondere dei propri atti, contro gli ebrei, gli omosessuali, i diritti delle donne, la teoria evoluzionista, la sessualità”. Elenco a cui potremmo aggiungere internet, i costumi da bagno in due pezzi, la televisione con più di un canale, i libri di John Irving e John Grisham, il poeta John Donne, l’islam moderato, le licenze di porto d’armi, la Corte Suprema, l’America, la satira (soprattutto le vignette), le coppie che si baciano in pubblico…
Ecco ciò che abbiamo di fronte. Importa poco che la reazione israeliana venga definita convergenza, disimpegno, ritiro o sfratto. Il punto è che non esiste nessun collante sulla terra che possa tenere insieme due gruppi di persone che professano valori così abissalmente diversi. L’idea che potremmo educarli non è più realistica o ragionevole di quella che hanno loro di educare noi.
Non è una gran bella sensazione. Preferirei di gran lunga vivere in un mondo dove le persone molto diverse fra loro sapessero andare d’accordo, conciliare le differenze, superare le disparità, sorridere ed essere tolleranti davanti alle stravaganze dell’altro. Ma ahimè, questo non è il mondo in cui viviamo, né io né gli atri israeliani.
Onde sfuggire a questa opprimente realtà, la sinistra e la destra hanno inventato il proprio modellino di palestinese. La destra s’è inventata un palestinese che alla fine sarà costretto a rassegnarsi alla nostra superiorità spirituale. In un fatale scontro di fede e dedizione, il palestinese soccomberà, se non altro perché il suo dio è meno forte del nostro. La sinistra, dal canto suo, si è inventata un palestinese che sotto sotto è esattamente come noi. Bisognerà semplicemente parlare con lui un po’ più a lungo e a un certo punto, prima di quanto non si creda, abbraccerà i nostri valori liberali, scaricherà sul suo iPod le canzoni degli U2, appoggerà la liberazione della donna e creerà una società moderna, democratica, occidentale, amante della pace.
Non accadrà nulla di tutto questo, perlomeno non nel futuro prevedibile. Abbiamo tentato entrambi gli approcci già troppe volte, e sono falliti miseramente. I nostri sforzi hanno ottenuto solo più terrorismo, il cui obiettivo è puramente e semplicemente quello di terrorizzarci: metterci addosso il terrore di vivere, di amare, di andare in autobus, di vivere la nostra vita. Il terrorismo vuole anche convincerci che siamo fragili e viziati e che non crediamo più in nulla.
Ecco perché le organizzazioni terroristiche sono terrorizzate dal piano di “convergenza”. Perché invia un chiaro messaggio: abbiamo deciso di decidere che il nostro destino, alla faccia di tutti i loro sforzi, è ancora nelle nostre mani.
Uno dei problemi del piano di “convergenza” è che appare – come potremmo dire? – veramente noioso. Gli manca l’ardente dogma di fede esibito dai sionisti religiosi. E non contempla la nobile fiducia nell’uomo che caratterizza la posizione pacifista. Prospetta piuttosto una fredda, prosaica soluzione tecnica. La barriera non è che il prolungamento del vigilantes messo di guardia all’entrata del centro commerciale. Il suo compito è quello di dire a tre milioni di palestinesi “apra la borsa, per favore”. Sappiamo, tristemente, che questo non può bloccare del tutto il terrorismo, ma nella maggior parte dei casi la bomba esploderà da qualche altra parte, uccidendo e mutilando meno persone.
È un po’ deprimente pensare che tutto il processo di pace del Medio Oriente si sia ridotto a una mera questione di sicurezza. Ma così stanno le cose. Restringere i confini di Israele non è certo la ricetta magica. Ridurrà la minaccia, ma non la cancellerà del tutto. Il presidente degli Stati Uniti è la persona più protetta del mondo, eppure un pazzoide come John Hinkley, armato di pistola, riuscì a sparare e quasi a uccidere Ronald Reagan. Per la cronaca, lo fece per dimostrare il suo amore non corrisposto per l’attrice Jody Foster. Il gesto di Hinkley non è più logico né meno di qualunque attentato terrorista. Sono tutti psicopatici. I terroristi sono semplicemente degli psicopatici con un’ideologia. Anche per questo, dopo che avremo fatto la “convergenza”, continueremo ad assistere a rapide azioni per l’arresto di ricercati per terrorismo. La differenza è che ne vedremo di meno. (…)
Abbiamo tentato così a lungo di cambiare i palestinesi e alla fine i palestinesi hanno cambiato noi. Ci hanno fatto diventare più religiosi, più violenti, più isolati e ottusi. Alla lunga per noi questo rappresenta un pericolo più grave di tutti i missili Qassam che cadono su Ashkelon. Di tutte le cose che sono state dette e che verranno dette sui palestinesi, questa è la più difficile: è impossibile convivere con loro (almeno con quelli di loro che hanno votato per Hamas e il suo programma). Non è possibile, sia con l’occupazione sia con accordi firmati.
Può darsi – lo speriamo ardentemente – che le cose cambino con il tempo e che un giorno diventeranno una società sana dove le madri che si vantano dei figli che vanno a farsi esplodere facendo strage di innocenti non vengono elette in parlamento, ma affidate alle cure dei servizi psichiatrici. Fino ad allora, tuttavia, non c’è altra soluzione.
I diritti dei palestinesi devono essere garantiti e hanno diritto di ricevere tutta l’assistenza umanitaria possibile. Ma non c’è modo di associarsi con loro. Questo è forse il più importante dei vantaggi del piano di convergenza: non pretende di risolvere il problema, cerca solo di migliorare leggermente la situazione attuale. A questo punto, è tutto ciò che possiamo chiedere.

(Da: YnetNews, 3.04.06)

Nella foto in alto: Mariam Farahat, detta Umm Nidal (Madre della Lotta), eletta nel gennaio scorso al Consiglio Legislativo Palestinese per la lista di Hamas, celebrata fra i palestinesi per aver incoraggiato tre suoi figli ad immolarsi in azioni terroristiche anti-israeliane. Famoso un video dove incoraggia il figlio 17enne Mohammed ad andare in missione e non tornare vivo. Il figlio morirà uccidendo cinque studenti israeliani.