Macron: “Come si osa parlare di apartheid a proposito di Israele?”

Il presidente francese stigmatizza l’abuso di “termini storicamente ignominiosi” e le risoluzioni Onu che misconoscono il legame dell’ebraismo con Gerusalemme

Di Zvika Klein

Il presidente francese Emmanuel Macron e, alle sue spalle, il primo ministro Jean Castex

Lo scorso fine settimana si è tenuta la cena annuale del Consiglio di Rappresentanza delle Istituzioni Ebraiche di Francia (un’organizzazione ombrello di gruppi che rappresentano gli ebrei francesi). Al presidente del Consiglio, Jean Castex, è stato chiesto di pronunciare un discorso al posto del presidente Emmanuel Macron, improvvisamente trattenuto a causa di un impegno urgente. In modo abbastanza irrituale, Castex ha preferito leggere il discorso preparato dal presidente.

“Come tutti voi – ha scritto Macron – sono preoccupato per la risoluzione delle Nazioni Unite su Gerusalemme che continua a rimuovere deliberatamente, e contro ogni evidenza, il nome ebraico del Monte del Tempio. Conoscete il mio attaccamento a Gerusalemme, dove sono andato più volte come presidente e anche prima di essere eletto. Gerusalemme è la capitale eterna del popolo ebraico, non ho mai smesso di affermarlo. Ciò non preclude in alcun modo il riconoscimento e il rispetto dell’attaccamento di altre religioni a questa città, ed è con questo spirito che io stesso ho percorso la Città Vecchia nel 2020 e ho visitato ciascuno dei Luoghi Santi.”

“Cancellare l’ebraicità di Gerusalemme è inaccettabile – ha continuato Castex leggendo le parole di Macron – così come è inaccettabile che in nome di una giusta lotta per la libertà, delle associazioni abusino di termini storicamente ignominiosi per descrivere lo stato di Israele. Non è affermando tali falsità che le associazioni che dicono di perseguire un obiettivo di pace possono sostenere di realizzare la loro missione. Come si osa parlare di apartheid per uno stato in cui i cittadini arabi sono rappresentati nel governo, in parlamento, in posizioni di leadership e in posizioni di responsabilità?”.

“Come avevo promesso – continua il discorso di Macron – la definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria della Shoà è stata adottata dalla Repubblica (di Francia). La lotta all’antisemitismo è europea. L’ho ripetuto lo scorso 27 gennaio, in occasione della Giornata internazionale dedicata alla memoria delle vittime della Shoà. La Francia ha scelto di fare della lotta contro il razzismo e l’antisemitismo una delle principali priorità della sua presidenza (di turno) dell’Unione Europea. Ma la battaglia è e rimane ovviamente nazionale. La Francia, che ospita la più grande comunità ebraica d’Europa, deve indicare la via”.

(Da: Jerusalem Post, 28.2.22)

Khaled Abu Toameh, giornalista arabo israeliano: “Se Israele fosse uno stato di apartheid a me, per esempio, non sarebbe permesso lavorare per un quotidiano ebraico o vivere in un quartiere ebraico o possedere una casa. Il vero apartheid è in Libano dove c’è una legge che vieta ai palestinesi di lavorare in più di 50 professioni. Riuscite a immaginare la Knesset che approva una legge che vieta agli arabi di lavorare anche solo in una professione? Il vero apartheid è anche in molti paesi arabi e musulmani come il Kuwait dove a un mio zio palestinese, che vive lì da 35 anni, è proibito comprare una casa. La legge in Israele non fa distinzione fra ebrei e arabi”