Martedì 10: se ne discute in Israele
Alcuni commenti dagli editoriali della stampa israeliana del 10 giugno
Il Jerusalem Post censura il governo che continua a procrastinare l’azione nella striscia di Gaza, e chiede ai leader di attuare una dottrina alternativa dichiarando che questo paese non tollererà sul territorio tra il Meditrraneo ed il Giordano alcuna potenza straniera che minacci la sicurezza dello stato ebraico. Questa dovrebbe essere considerata una politica di stato, piuttosto che la politica di un governo in particolare, e dovrebbe mettere in grado le forze di difesa di rovesciare il regime di Hamas con qualunque stratagemma funzioni meglio, permettere al Fatah di riprendere il controllo della striscia di Gaza, consentire agli aiuti internazionali di giungere più facilmente ed al processo di ricostruzione e riabilitazione di cominciare.
Yediot Aharonot si lamenta che i residenti delle comunità adiacenti a Gaza vengono usati come “giubbotti antiproiettile” dalla forze di difesa. Gli editorialisti asseriscono che queste comunità costituiscono da decenni il fronte di Israele, osservando che “La sola differenza ora è che si sentono abbandonati dallo stato…e, ancora più triste, che le forze di difesa si mettono al riparo dietro la ‘schiena’ dei residenti”.
Ma’ariv fa riferimento al “Giorno in cui scoppierà la terza intifada” e chiede: “Che cosa succederà il giorno in cui i colloqui falliscono? Dopo l’elezione di Netanyahu, dopo il fallimento di tutti i tentativi di negoziatoi, dopo che Abu Allah e Livni se ne saranno lavati le mani??
Haaretz critica il recente disegno di legge che dovrebbe essere preso in considerazione dal comitato del gabinetto sulla legislazione, che limita o impedisce ai giudici della Corte Suprema la revisione della legislazione che concerne la Legge Fondamentale sulla dignità e la libertà umana. L’ editorialista dichiara che la facoltà di revisione della Corte Suprema si erge come un muro contro l’arbitrarietà ed impedisce all’onnipotente Knesset di mettere in pericolo i valori fondamentali della società israeliana.