Meglio una tregua, anche se non dovesse durare

Qualunque cessate il fuoco è un successo per Israele, giacché non è Israele che ha iniziato a sparare

Da un articolo di Yehuda Ben-Meir

image_2153(… ) Non è vero che mercoledì della scorsa settimana il governo israeliano ha deciso di non decidere, come sostengono i suoi critici. Ha deciso piuttosto, prima di imbarcarsi in una vasta operazione militare, di fare di tutto fino all’ultimo barlume di speranza, di esplorare ogni possibilità, ogni opportunità anche la più tenue, per una soluzione diplomatica, per quanto incerta possa essere, che ponga fine ai lanci palestinesi di missili Qassam e granate di mortaio sul sud del paese.
Così facendo, il governo ha agito responsabilmente, in quello stesso spirito dei governi precedenti secondo cui i soldati non devono mai essere mandati in battaglia senza la nostra vera arma segreta: la ferma convinzione che non ci sia altra scelta.
Non è affatto certo che si possa arrivare alla calma; ancora meno certo che la calma possa tenere. Ma è precisamente per queste ragioni che il tentativo deve essere fatto.
Qualunque cessate il fuoco è un successo per Israele, giacché non è Israele che ha iniziato a sparare né ha alcun interesse a farlo. Israele se n’è andato da Gaza e con Gaza non vuole avere più nulla a che fare. È Hamas che ha aperto il fuoco, nel quadro della sua guerra ad oltranza contro lo stato di Israele. Sono stati il blocco della striscia di Gaza, con la sorprendente cooperazione dell’Egitto, e le riuscite azioni mirate delle Forze di Difesa israeliane che hanno costretto Hamas a chiedere il cessate il fuoco.
Per molti mesi Hamas ha posto la condizione che il cessate il fuoco a Gaza fosse legato a un cessate il fuoco (leggi: fine delle operazioni antiterrorismo) anche in Cisgiordania. Ora la disponibilità di Hamas, per mancanza di scelta, ad accettare la tregua solo a Gaza costituisce un fondamentale successo d’Israele (non è Hamas che detta legge in Cisgiordania).
Alcuni sostengono che Hamas approfitterà del periodo di calma a proprio vantaggio. Chiaro che è così. Ma anche Israele può fare buon uso del periodo di calma: per portare avanti lo sviluppo di sistemi difensivi contro Qassam a altri tipi di razzi, per accelerare e rafforzare la protezione dei centri abitati attorno alla striscia di Gaza, per promuovere iniziative diplomatiche.
Può darsi che alla fine non vi sarà altra scelta che lanciare davvero una grande operazione militare. Ma, come dicono i nostri saggi, non avvicinare una calamità prima del tempo. Israele non ci ha mai rimesso nulla da un periodo di calma, anche breve. E anche Israele sa come far tesoro del tempo a proprio vantaggio. Ma prima di sparare un colpo, dobbiamo tentare ogni altra strada.

(Da: Ha’aretz, 17.06.08)

Nella foto in alto: Missili Qassam palestinesi ammucchiati a Sderot