Mentitori seriali: la campagna BDS contro Miss Universo si basa (come al solito) sulla disinformazione

Queste giovani donne meritano sostegno per non essersi piegate al bullismo e alle molestie online da parte di persone motivate esclusivamente dall'odio verso Israele

Di Emily Schrader

Emily Schrader, autrice di questo articolo

Sin da quando è stato annunciato che il concorso Miss Universo 2021 si sarebbe tenuto a Eilat, in Israele, i gruppi BDS (per il boicottaggio anti-Israele) si sono mobilitati contro l’evento, prendendo di mira e molestando decine di candidate da tutto il mondo per spingerle a cancellare la loro partecipazione all’evento.

Tuttavia, molto più che dalle controversie politiche, questa 70esima edizione del concorso è stata largamente segnata dal coronavirus. Lo scorso primo novembre Israele aveva aperto le porte ai turisti completamente vaccinati, ma meno di un mese dopo ha dovuto richiuderle temporaneamente a causa della nuova variante Omicron. A quel punto la maggior parte delle concorrenti era già arrivata in Israele, ma a quelle che ancora dovevano entrare nel paese è stata concessa una dispensa speciale che ha suscitato alcune polemiche.

In effetti, diversi paesi hanno annunciato che non avrebbero partecipato. Il punto è che nessun paese ha deciso di cancellare la partecipazione per motivazioni politiche. Il che non ha impedito ai propagandisti BDS di mentire spudoratamente al riguardo. L’organizzazione Miss Malesia ha ufficialmente annunciato che non avrebbe potuto partecipare perché le restrizioni anti-pandemia avevano impedito di tenere in Malesia il concorso locale di qualificazione. Belize, Indonesia e Laos si sono ritirati per lo stesso motivo. E tuttavia il movimento BDS ha fatto circolare sui social network la voce secondo cui questi paesi stavano “boicottando Israele” e ha poi utilizzato queste voci per pubblicare articoli pieni false informazioni anche dopo che le organizzazioni ufficiali dei paesi in questione avevano pubblicamente smentito la diceria.

Concorrenti del concorso Miss Universo in visita al Museo della Torre di David nella Città Vecchia di Gerusalemme

Anche dopo che la menzogna è stata smascherata, i gruppi BDS continuano la loro campagna contro le reginette di bellezza. La cosa si è ripetuta a fine novembre quando l’organizzazione Miss Barbados ha pubblicato su Instagram che non sarebbe stata in grado di partecipare a causa dell’inasprimento delle restrizioni anti-covid. Per tutta risposta, “Africa 4 Palestine” e centinaia di altri attivisti e gruppi anti-israeliani hanno gongolato sui social network dicendo che “un altro paese” stava boicottando Israele, a dispetto del fatto che non un solo paese abbia annunciato il boicottaggio del concorso perché si svolge in Israele.

Nel caso di Miss Sudafrica, Lalela Mswane, le molestie sono diventate personali. Per settimane, Miss Sudafrica è stata oggetto di attacchi su tutte le piattaforme di social per il suo rifiuto di ritirarsi dall’evento. A differenza delle altre partecipanti che hanno dovuto subire attacchi di odio solo sui social network, Miss Sudafrica ha subìto prepotenze e bullismo anche da parte di membri del suo stesso governo. Quando si è rifiutata di ritirarsi dalla competizione, il parlamentare sudafricano Mandla Mandela si è rivolto alla stampa per attaccarla e ingiungerle di boicottare Israele. Fallito questo tentativo, i gruppi BDS hanno diramato un falso comunicato stampa in cui si affermava che Lalela Mswane si era ritirata dal concorso. Quando nemmeno questo ha funzionato, il Ministero della Cultura sudafricano ha pubblicamente ritirato il proprio patrocinio all’organizzazione Miss Sudafrica e ha minacciato di non collaborare mai più con loro. Un portavoce del Ministero della Cultura ha poi attaccato Mswane sulla stampa per aver deciso di inseguire i suoi sogni e rappresentare il suo paese al concorso. Ma anche questa ignobile campagna di bullismo contro una giovane donna nera sudafricana è fallita. Nonostante ingiurie e minacce, Miss Sudafrica ha ribadito che è orgogliosa di recarsi in Israele per rappresentare il suo paese, e che vede questo gesto come un’opportunità di “dialogo e pace”. Una bella lezione per i fanatici del BDS.

Miss Sudafrica Lalela Mswane, in Israele

Ma il tentativo forse più ridicolo da parte di BDS di interferire con il concorso Miss Universo è stata l’ampia diffusione che hanno fatto di un post dello scorso ottobre in cui “Miss Grecia” Rafaela Plastira affermava che non avrebbe partecipato al concorso per via del suo impegno a fianco dei palestinesi. A quanto risulta, però, Plastira non era affatto la “Miss Grecia” incaricata di rappresentare il paese al concorso Miss Universo di Eilat. In effetti fonti dell’organizzazione Miss Universo Grecia, SG Hellas, hanno affermato di non avere idea del motivo per cui la giovane avrebbe detto di essere la rappresentante diretta a Eilat. “La dichiarazione di Rafaela Plastira secondo cui non parteciperà al concorso di Miss Universo è falsa – ha affermato Giorgos Kouvaris, presidente dell’ente che seleziona la concorrente di Miss Universo per la Grecia – Plastira non è mai stata prevista come rappresentante del nostro paese nel concorso Miss Universo”. Approfondendo un po’ la questione si scopre che la signora Plastira è candidata a un concorso completamente diverso (Miss Mondo) che si svolge a Porto Rico, e non in Israele. Resta oscuro il motivo per cui Plastira avrebbe detto che non andrà in Israele dal momento che non è mai stato in programma un suo viaggio in Israele. Ma non saranno i dati di fatto a fermare la campagna BDS. Anche dopo che tutta la vicenda è stata svelata, i gruppi BDS hanno continuato a inviare post sui social network in cui sostengono che “Miss Grecia” sta boicottando Israele.

Qualunque altra menzogna possano mettere in giro i gruppi e gli attivisti anti-israeliani del BDS, la realtà è che il 12 dicembre decine di paesi (Sudafrica compreso) saranno orgogliosamente presenti con le loro rappresentanti al concorso Miss Universo, un evento che sta diventando molto più significativo per l’unità e la convivenza di quanto si potesse pensare in origine. Tutte queste giovani donne meritano sostegno per essersi rifiutate di piegarsi alla prepotenza, al bullismo e alle molestie online che hanno subito a causa di un ristretto gruppo di persone motivate esclusivamente dall’odio verso Israele.

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 29.11.21)