Migliaia di iraniani chiedono aiuto e asilo in Israele via internet
Mentre Khamenei evoca la soluzione finale per distruggere Israele e accusa di tradimento gli Emirati perché hanno inviato aiuti ai palestinesi via Israele
Di Lahav Harkov

La giornalista iraniana Nada Amin, che ha ottenuto asilo in Israele, fotografata ad una dimostrazione, presso la Porta di Giaffa della Città Vecchia di Gerusalemme, a sostegno del popolo iraniano e delle sue proteste contro il regime.
Le richieste di asilo politico in Israele da parte di cittadini iraniani sono aumentate considerevolmente dallo scoppio della pandemia di coronavirus. Il Ministero degli esteri israeliano afferma d’aver ricevuto migliaia di richieste di asilo sulle sue piattaforme digitali in lingua farsi (persiano). “A volte provengono da persone che sono state costrette a fuggire e sono rifugiate in altri paesi – spiega Yiftah Curiel, capo della diplomazia digitale presso il Ministero degli esteri – Altre da persone in pericolo per aver espresso solidarietà con Israele”. Gli appelli arrivano per lo più come messaggi privati sui social network del Ministero degli esteri in persiano, oppure per e-mail. Alcuni vengono formulati apertamente come messaggi pubblici, ma da account che utilizzano pseudonimi.
Sharona Avginsaz, che gestisce gli account in persiano sui social network del Ministero degli esteri, ha detto alla tv Canale 12 che gli iraniani che inviano messaggi “vedono Israele come un paese moderno, progressista e democratico, e questo è uno dei motivi all’origine dell’ondata di messaggi sulle nostre pagine”. Avginsaz afferma che c’è sempre stato un costante aumento su tutte le sue piattaforme digitali degli appelli di iraniani che desiderano migrare in Israele. “Rispondevo personalmente a tutte le richieste – aggiunge – ma ultimamente non sono più stata in grado di tenere il passo. Cerco di rispondere al maggior numero possibile, ma purtroppo non abbiamo davvero la possibilità di aiutarli. Mi sforzo di rispondere in modo positivo e auguro loro buona fortuna”.
Avginsaz, che si è trasferita dall’Iran in Israele nel 1988, ritiene che oggi gli iraniani vedano Israele in modo molto diverso rispetto ad allora, quando potevano sapere di Israele solo attraverso i canali della propaganda ufficiale del regime. “Oggi c’è internet – dice – ci sono le nostre piattaforme e c’è maggiore consapevolezza. Questi messaggi dimostrano che gli iraniani capiscono bene che la propaganda anti-israeliana è una menzogna”.

Il poster pubblicato da Khamenei che propone la “soluzione finale” per lo stato ebraico. Si noti, appesa alla mosche al-Aqsa, l’immagine di Qassem Soleimani, considerato un capo terrorista internazionale da Unione Europea, Stati Uniti e vari paesi arabi (clicca per ingrandire)
Gli account in persiano del Ministero degli esteri israeliano sono tra quelli che registrano un maggiore successo, con tassi di coinvolgimento superiori addirittura ad alcuni canali in inglese. Dalla sua sede a Gerusalemme, il Ministero degli esteri gestisce account su cinque piattaforme social network (Twitter, Facebook, Instagram, Telegram e YouTube) in inglese, ebraico, spagnolo, russo, arabo e persiano. L’account Twitter in persiano conta 220.000 follower, e ce ne sono quasi 500.000 su Instagram.
“Abbiamo un pubblico estremamente ricettivo – conclude Yiftah Curiel – In Iran e nella diaspora iraniana ci sono molti iraniani che sostengono Israele, rifiutano il regime e aspirano a un futuro diverso tra i due paesi”.
(Da: Jerusalem Post, 20.5.20)
La Guida Suprema della Repubblica islamica d’Iran, ayatollah Ali Khamenei, ha pubblicato martedì un poster antisemita che evoca la “soluzione finale” a sostegno della politica di Teheran volta a distruggere lo stato d’Israele. L’immagine del poster mostra una Gerusalemme conquistata da milizie iraniane, palestinesi, Hezbollah, e senza più ebrei, sovrastata dalla scritta: “La Palestina sarà libera. La soluzione finale: resistenza fino al referendum”.
(Da tempo l’Iran propone di “risolvere” la questione decidendo il futuro di Israele e Territori palestinesi mediante un referendum in cui voterebbero i “veri palestinesi”, cioè tutti gli arabi, compresi i profughi e milioni di loro discendenti cui verrà garantito il cosiddetto “diritto al ritorno”, ma per quanto riguarda gli ebrei solo quelli che vivevano nel paese prima della Dichiarazione Balfour del 1917).
Il poster è stato diffuso da Khamenei sulla sua home-page ufficiale in inglese, persiano e arabo per celebrare la Giornata di al-Quds (Gerusalemme), cioè l’ultimo venerdì di Ramadan (quest’anno, il 22 maggio) durante il quale tradizionalmente il regime iraniano organizza eventi e manifestazioni in cui si invoca la distruzione di Israele. La Giornata di al-Quds venne istituita dall’ayatollah Ruhollah Khomeyni il 16 agosto 1979 dicendo: “Il Giorno di Gerusalemme è il giorno in cui possiamo riconoscere quali persone e quali regimi sono della parte dei cospiratori internazionali e dei nemici dell’islam. Chi non partecipa è contro l’islam e a favore di Israele, e chi partecipa è a favore dell’islam e contro i suoi nemici: Stati Uniti e Israele”.
Mercoledì sera Khamenei ha “chiarito” su Twitter che l’espressione “soluzione finale” da lui postata non si riferisce agli ebrei, ma “solo” allo stato d’Israele, da lui indicato col termine “regione sionista”. E ha concluso il suo tweet con le testuali parole: Eliminating Israel & it will happen (“eliminare Israele ed è ciò che accadrà”).
Secco il commento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che mercoledì ha twittato: “La minaccia di Khamenei di realizzare ‘la soluzione finale’ contro Israele fa venire in mente il piano nazista di soluzione finale per annientare il popolo ebraico. Dovrebbe sapere che qualunque regime che minaccia la distruzione dello stato d’Israele va incontro proprio allo stesso pericolo”.
La Guida Suprema della Repubblica islamica d’Iran ayatollah Ali Khamenei ha anche accusato gli Emirati Arabi Uniti d’aver commesso un “atto di tradimento” contro i palestinesi dopo che martedì sera la loro compagnia aerea Etihad Airways ha portato ai palestinesi 16 tonnellate di aiuti anti-coronavirus con un volo diretto da Abu Dhabi a Tel Aviv.
“Oggi – ha scritto Khamenei su Twitter – alcuni stati del Golfo Persico hanno commesso il più grande tradimento contro la loro storia e la storia del mondo arabo. Hanno tradito la Palestina sostenendo Israele. Le nazioni di questi stati tollereranno il tradimento dei loro leader?”.
Clicca le immagini per vedere il video-messaggio (con sottotitoli in inglese):