Monzer al-Kassar ovvero il lato oscuro di Damasco

Monzer al-Kassar non è un nome conosciuto come quello di un pericoloso terrorista

Da un articolo di Calev Ben-David

image_2165Monzer al-Kassar non è un nome conosciuto dagli israeliani come quello di uno dei loro nemici terroristi. Non ha progettato né preso parte ai classici attentati, e non è nemmeno membro di uno dei gruppi che li realizzava. Eppure Kassar ha giocato di fatto un ruolo chiave in alcune delle peggiori atrocità commesse contro civili israeliani ed ebrei, e i suoi legami con un regimo arabo in particolare – quello del suo paese natale, la Siria – meriterebbero speciale attenzione nel momento in cui Gerusalemme avvia negoziati potenzialmente di portata storica con quel governo.
Monzer al-Kassar, 63 anni, è un trafficate d’armi internazionale e, secondo alcuni rapporti, avrebbe impiegato gran parte della sua vita come fornitore di armi per conto di molti fra i peggiori nemici di Israele, dell’America e dell’occidente.
Alcuni mesi fa è stato arrestato dalle autorità spagnole dopo che aveva offerto di vendere delle armi, comprese missili terra-aria, ad agenti della US Drug Enforcement Agency che si fingevano emissari delle FARC colombiane. Lo scorso 13 giugno è stato estradato da Madrid a New York dove dovrà essere processato, fra l’altro, per associazione a delinquere e riciclaggio di denaro sporco.
La lista dei presunti clienti di Kassar è lunga: dai signori della guerra somali alle milizie bosniache, dai ribelli brasiliani agli agenti iraniani. Si dice anche che talvolta abbia lavorato con governi occidentali, ad esempio come intermediario nello scandalo del traffico d’armi Iran-Contras degli anni ’80. Il che spiega l’insinuazione che questi suoi legami lo abbiano aiutato a restare relativamente indisturbato dalle autorità, vivendo per anni con uno stile di vita apertamente lussuoso che gli valse il soprannome di “principe di Marbella”, come i tipici “cattivi” dei film di James Bond.
Kassar pare sia stato anche uno dei maggiori fornitori di armamenti per le organizzazioni terroristiche palestinesi. Il suo più importante guaio giudiziario prima della causa attuale gli capitò nel 1995 quando venne accusato dalle autorità spagnole d’aver fornito i mitra e gli esplosivi usati dal commando terroristico di Abu Abbas (Muhammad Zaydan) durante il sequestro della nave Achille Lauro (1985) e il brutale assassinio del passeggero invalido ebreo americano Leon Klinghoffer. Kassar respinse l’accusa ma non il fatto che fosse amico e sostenitore di Abu Abbas, e due anni fa disse al Guardian: “No, non lo si può chiamare terrorista. È un eroe, un eroe agli occhi degli arabi. Non permetto che lo chiamiate terrorista”.
Il proscioglimento di Kassar in quel caso portò all’insinuazione che Madrid gli permettesse di operare purché tenesse i suoi affari fuori dal territorio spagnolo e lontano dai nemici della Spagna. Ma Washington negli ultimi anni ha incrementato la caccia a Kassar e le pressioni per la sua estradizione, per via del fatto che viene indicato come uno dei principali fornitori d’armi agli eversori iracheni che uccidono soldati americani.
Tra quelli che vengono ritenuti i suoi più solidi legami governativi, non c’è dubbio che i più stretti nel corso degli anni sono stati quelli coi dirigenti del suo paese natale. Suo padre fu uno dei primi importanti sostenitori di Hafez Assad, per poi servirlo in varie importanti posizioni diplomatiche. Kassar stesso viene considerate un protetto personale del intramontabile ministro della difesa siriano Mustafa Tlas, una delle massime figure dell’oligarchia ba’athista che tiene in pugno il paese da almeno quattro decenni.
Tra i tanti servizi scabrosi che Kessar si dice abbia garantito a Damasco c’è quello d’aver facilitato il ruolo della Siria nel traffico internazionale di narcotici. Arrestato già giovanissimo per contrabbando di hashish, Kassar avrebbe giocato un ruolo centrale nell’esportazione e distribuzione del copioso raccolto dei campi di oppio della Valle della Beka’a libanese, per lunghi anni coltivati sotto protezione siriana.
Ma il ruolo forse più nefasto che Kassar ha svolto è quello che non verrà menzionato nel tribunato di New York dove presto dovrà comparire: la parte cioè che – secondo fonti ben informate – avrebbe giocato negli attentati esplosivi contro l’ambasciata israeliana a Buenos Aires del 1992 (29 morti) e contro il Centro Culturale Ebraica AMIA nella stessa capitale argentina nel 1994 (85 morti). Kassar era uno di quegli uomini d’affari di origini siriane che si ritiene avessero stretti legami con l’allora presidente argentino Carlos Menem, egli stesso immigrato dalla Siria, e che a questi garantivano fondi e contatti utili per la carriera politica, ottenendone in cambio la protezione da indagini sui loro legami con gruppi terroristici.
Nel 2000, l’anno dopo la fine della presidenza Menem, Kassar venne incriminato davanti a una corte argentina per aver usato, otto anni prima, documenti falsi allo scopo di ottenere la cittadinanza, probabilmente con l’aiuto di Menem. Un’altra inchiesta argentina sulle attività di Kassar scoprì una fonte secondo la quale il sofisticato esplosivo Centex (C-4) usato negli attentati di Buenos Aires proveniva dalla fabbrica spagnola di proprietà di Kassar, ed era stato contrabbandato in Argentina grazie ai suoi contatti con l’intelligence siriana. Poco più di un mese fa un pubblico ministero argentino ha chiesto al tribunale locale l’autorizzazione ad arrestare Menem con l’accusa d’aver coperto il coinvolgimento di individui siriano-argentini implicati con gli attentati.
Sebbene l’attenzione sul coinvolgimento straniero in quelle due stragi tende normalmente a concentrarsi sul ruolo che nella loro realizzazione avrebbe giocato l’Iran, la vicenda di Kassar suona come un utile promemoria della parte che si pensa che vi abbia giocato anche Damasco. Data la natura oscura e bizantina della politica siriana, è difficile capire quale sia la posizione attuale di Kassar rispetto al governo di Bashar Assad. Ma nel momento in cui Israele si siede a negoziare con Damasco su questioni che toccano in modo decisivo gli aspetti più delicati della sicurezza del paese, questo losco super-criminale costituisce un esempio quanto mai appropriato del lato oscuro di Damasco, quel lato oscuro che va ben oltre l’ospitalità e l’aiuto che dà apertamente a gruppi come Hamas e Hezbollah.

(Da: Jerusalem Post, 15.06.08)

Nella foto in alto: il trafficante d’armi siriano Monzer al-Kassar nella sua casa a Marbella (Spagna) nel 1998.