Nasrallah prenda nota: “Si è visto che ragnatela!”

Secondo il capo di Hezbollah, Israele sarebbe sull’orlo del collasso, un paese con i cittadini molli, grassi e codardi

Di Herb Keinon

Herb Keinon, autore di questo articolo

Siamo a fine agosto, anche in Israele una stagione caratterizzata da scarse notizie dalla vita politica. Quest’anno, poi, la stagione di stanca rischia di essere presto seguita dalla “stagione scriteriata”: il periodo prossimo al momento in cui vengono indette nuove elezioni, quando i mass-media vengono inondati da coloro che cercano di rimpiazzare il governo in carica dicendo che tutto va malissimo. Diranno che Israele sta andando a pezzi, che va verso la teocrazia, che sta diventando fascista, un fiasco completo sul piano economico e totalmente isolato su quello diplomatico, e che il cittadino israeliano medio non vede l’ora di andarsene. I rappresentanti governativi, naturalmente, replicheranno che le cose non sono mai andate così bene. È la stagione delle esagerazioni, quando il paese di cui sentiamo parlare sui mass-media somiglia ben poco a quello in cui vive la maggior parte di noi. E in mezzo a tutto quel vociare, è importante saper distinguere tra realtà e smodate esagerazioni.
Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, non è capace di farlo. Secondo Nasrallah, Israele è sull’orlo del collasso, un paese i cui cittadini sono molli, grassi e codardi. E’ quello che ha detto in un discorso domenica scorsa, con il quale ha sostenuto che gli israeliani non sono più disposti a combattere per il loro paese. “La leadership israeliana – ha detto Nasrallah – sa che è difficile convincere i cittadini ad arruolarsi nelle unità d’élite, le unità di combattimento, e che tutti preferiscono servire nelle retrovie. Non hanno più la volontà di sacrificarsi che avevano una volta, non hanno alcuna motivazione a rischiare la vita”.

Qualcuno dovrebbe fornire a Nasrallah informazioni più accurate.

Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah durante il video-discorso trasmesso domenica 26 agosto dalla tv di Hezbollah al-Manar

Secondo le statistiche pubblicate dalle Forze di Difesa israeliane lo scorso anno, il 67% dei giovani che si sono arruolati nell’estate 2017 ha espresso il desiderio di prestare servizio nelle unità di combattimento, contro il 68,8% del 2016. Una delle ragioni che spiega per il leggero calo è il corrispettivo aumento delle domande d’arruolamento nelle unità ad alta tecnologia: unità di importanza sempre crescente nella guerra moderna, dove oltretutto si acquisiscono abilità che possono successivamente tradursi in fruttuose carriere. Ma anche con il lieve calo, l’esercito ha riferito che l’anno scorso, tranne poche eccezioni, le unità di combattimento si sono trovate di fronte a più candidati dei posti da riempire. Inoltre, nell’ambito delle varie unità d’élite, tutte quelle che verrebbero chiamate a sostenere gran parte dei combattimenti nel caso di un’altra guerra in Libano hanno avuto più candidati che posti disponibili, e la competizione per entrare a fare parte di quelle unità è intensa. Insomma, non è esattamente come dice Nasrallah, che tutti preferiscono “servire nelle retrovie”.

Il discorso di Nasrallah di domenica scorsa fa tornare alla mente il famigerato “discorso della ragnatela” che lo stesso Nasrallah tenne nel maggio 2000 a Bint Jbeil, pochi giorni dopo che il primo ministro israeliano Ehud Barak aveva ordinato il ritiro delle forze israeliane dalla “fascia di sicurezza” nel Libano meridionale. “Ai nostri beneamati fratelli palestinesi – proclamò Nasrallah – io vi dico che Israele, che pure possiede armi nucleari e la più potente aviazione della regione, è più debole di una ragnatela: lo giuro su Dio. La resistenza ha sconfitto il potente Israele. La resistenza sta espugnando il potente Israele”. Inebriata dal senso di vittoria dopo il ritiro israeliano dal Libano, la teoria di Nasrallah era semplice: Israele è fragile come una ragnatela e tutto ciò che lui, i palestinesi o il mondo arabo dovevano fare era soffiare e – ffffh – farla scomparire.

Quattro mesi dopo, Yasser Arafat seguì il suo consiglio. Dopo aver fatto fallire i negoziati di Camp David non avendo ottenuto tutto ciò che voleva, lanciò una lunga e sanguinosa guerra terroristica contro Israele: la seconda intifada, l’intifada delle stragi suicide nei bar, negli autobus, nelle feste di famiglia. Arafat soffiò e soffiò e soffiò, ma la ragnatela non scomparve per niente. Questo resiliente paese non cedette affatto. La sua popolazione non perse né la capacità di resistere, né la disponibilità a sacrificarsi, né la volontà di contrattaccare. E non perse la fiducia nella legittimità e nella giustezza complessiva della propria causa.

Nell’estate 2006, anche Nasrallah cercò di soffiare sulla ragnatela e Hezbollah sequestrò e uccise due soldati israeliani, Eldad Goldwasser ed Ehud Regev, in servizio di pattuglia alla frontiera con il Libano: un’aggressione a freddo in territorio israeliano che scatenò la seconda guerra in Libano. Sebbene in quell’occasione Israele, per sua stessa ammissione, non abbia combattuto al meglio delle proprie capacità, Hezbollah ne ha prese talmente tante che da allora il confine libanese è rimasto tranquillo. Nasrallah, che da allora vive imboscato in un bunker sotto Beirut per la paura che ha di Israele, dovrebbe tenerlo a mente quando proclama – via video – che Israele non ha più spina dorsale e ha perso ogni spirito combattivo. In realtà il paese è molto più forte, e la sua popolazione molto più dedita ad esso, di quanto si possa ricavare leggendo i giornali, specialmente durante la “sciocca stagione” pre-elettorale.

Nasrallah farebbe bene anche a rileggere il famoso discorso tenuto da Winston Churchill nel 1941, in cui commentava l’azzardato pronostico del maresciallo Philippe Petain secondo cui Hitler avrebbe invaso con successo la Gran Bretagna come aveva fatto con la Francia. “Quando avvertii i generali francesi che la Gran Bretagna avrebbe combattuto da sola qualunque cosa loro avrebbero fatto – disse Churchill – quei generali dissero al loro primo ministro e al loro governo diviso: fra tre settimane l’Inghilterra avrà il collo tirato come un pollo. Si è visto che pollo! Si è visto che collo!”.

Se Churchill dovesse rispondere oggi a Nasrallah, potrebbe dire: “Si è visto che ragno! Si è visto che ragnatela!”.

(Da: Jerusalem Post, 28.8.18)