Nel cuore di Gerusalemme

Una straordinaria scalinata, su cui quasi certamente camminò anche Gesù, conferma – a dispetto di ogni campagna di menzogne – la realtà storica che lega Gerusalemme all’ebraismo (e al cristianesimo)

Editoriale del Jerusalem Post

Doron Spielman, vice presidente di “Città di David”

Antico e nuovo sono inestricabilmente intrecciati, a Gerusalemme, un fatto che è apparso più evidente che mai durante l’emozionante inaugurazione, domenica, del sito archeologico “la Via del Pellegrinaggio”, nel parco archeologico della Città di David.

Il direttore del Jerusalem Post, Yaakov Katz, aveva rivelato in esclusiva, nel magazine dello scorso fine settimana, il progetto di aprire a turisti e pellegrini una sezione di 250 metri, da poco portata alla luce, dell’antico percorso che collegava la “piscina di Shiloah” (Siloe) al Monte del Tempio. La Via del Pellegrinaggio, come è ormai risaputo, conduce dalla vasca di Shiloah al cosiddetto Arco di Robinson, adiacente al Muro Occidentale, l’ultimo muro esterno rimasto del complesso del Secondo Tempio ebraico. Ascendendo in stato di purità dopo l’immersione rituale nella vasca di Shiloah, i pellegrini ebrei percorrevano questo tragitto per salire al Tempio stesso.

Gli archeologi ritengono che questo sia stato il percorso usato da milioni di ebrei tre volte l’anno, quando si applicava il comandamento di salire al Tempio per portare sacrifici nelle tre grandi festività di Pessach (Pasqua), Shavuot e Sukkot. Come ha spiegato al Jerusalem Post Doron Spielman, vice presidente della Fondazione Ir David (Città di David), praticamente tutti i pellegrini ebrei devono aver percorso questa scalinata, ed è quasi certo che anche Gesù di Nazareth l’abbia percorsa durante il periodo del Secondo Tempio.

La Via del Pellegrinaggio

Spielman ha mostrato come il cammino porti i segni evidenti del passaggio dei sandali di decine di milioni di persone che hanno camminato lungo quel percorso nell’arco di centinaia di anni, due millenni fa, fino alla giorno della distruzione del Secondo Tempio nel 70 e.v.

In vista dell’inaugurazione, alla quale hanno presenziato l’inviato speciale americano Jason Greenblatt e l’ambasciatore degli Stati Uniti David Friedman, l’ambasciatore Friedman ha detto a Katz: “Il parco archeologico della Città del David porta verità e scienza in un dibattito che da troppo tempo è inquinato da miti e inganni. I suoi ritrovati, nella maggior parte dei casi frutto del lavoro di archeologi laici, fanno giustizia dei tentativi infondati di negare la realtà storica dell’antico legame fra Gerusalemme e popolo ebraico”. La Via del Pellegrinaggio, ha detto Friedman, è “una prova straordinaria e tangibile” della devozione ebraica durante il periodo del Secondo Tempio. “Essa porta alla luce la verità storica di quel periodo cruciale della storia ebraica – ha aggiunto l’ambasciatore americano – La pace tra Israele e palestinesi deve basarsi su un fondamento di verità. La Città di David contribuisce al nostro obiettivo collettivo di perseguire una soluzione fondata sulla verità. È importante per tutte le parti coinvolte nel conflitto”.

Doron Spielman illustra gli scavi della Via del Pellegrinaggio

Il Ministero degli esteri dell’Autorità Palestinese ha diffuso una dichiarazione in cui afferma: “Questa è una nuova immagine dell’aggressione americana. La presenza americana [alla cerimonia] e la celebrazione delle attività di giudaizzazione nella Gerusalemme est occupata sono un atto di ostilità contro i palestinesi”. Greenblatt ha risposto su Twitter definendo tali affermazioni “ridicole”, e ha aggiunto: “Non si può ‘giudaizzare’ ciò che mostrano la storia e l’archeologia. Si può solo prenderne atto e smettere di fingere che non sia vero. La pace può essere costruita solo sulla verità”.

Sia gli Stati Uniti che Israele si sono ritirati dall’Unesco (l’agenzia Onu per l’educazione, la scienza e la cultura) a causa del suo pregiudizio anti-israeliano. L’Unesco ha sistematicamente adottato la “narrativa” palestinese, cancellando gradualmente le prove dei legami ebraici (e cristiani) con Gerusalemme: ad esempio, riferendosi al Monte del Tempio esclusivamente nei termini arabo-musulmani di “Moschea di Al-Aqsa/Al-Haram Al-Sharif e adiacenze”. Cercare di cancellare le vicende bibliche e le migliaia di anni di storia in cui Gerusalemme è sempre stata al centro delle preghiere e delle aspirazioni ebraiche non contribuisce per nulla alla credibilità alla causa palestinese. Così come l’ebraismo (e il cristianesimo) hanno preceduto la nascita dell’islam, lo stesso vale per i legami ebraici con Gerusalemme. Gli archeologi della Città di David sono stati attenti a includere la menzione di tutte le scoperte relative ai periodi musulmani, dando loro il giusto posto nella storia. E tali scoperte archeologiche potrebbero essere utilizzate non per alimentare odio e menzogne, come vorrebbe l’Autorità Palestinese, ma a vantaggio dei membri di tutte e tre le religioni monoteiste.

(Da: Jerusalem Post, 1.7.19)