Nel messaggio di Natale, Abu Mazen definisce Gesù “messaggero palestinese”

L’intenzionale confusione fra espressione geografica e identità arabo-palestinese serve a negare la storia ebraica e delegittimare Israele

Una moneta della “Judea Capta” con cui i Romani celebravano la vittoria nella “guerra giudaica” (66-70 e.v.). Gesù di Nazareth non si sarebbe mai definito “palestinese” in nessuna accezione del termine, che venne imposto dai Romani un secolo più tardi.

Una moneta della serie “Judea Capta” con cui i Romani celebravano la vittoria nella “guerra giudaica” (66-70 e.v.). Gesù di Nazareth non si sarebbe mai definito “palestinese” in nessuna accezione di un termine che venne imposto dai Romani solo un secolo più tardi.

In un suo messaggio di auguri per Natale diffuso lunedì via internet, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha nuovamente definito Gesù di Nazareth “palestinese”, nel contesto di una frase che implica l’esistenza di una persecuzione dei cristiani da parte dello stato ebraico d’Israele.

Facendo riferimento a Gesù come a un “messaggero palestinese destinato a diventare un faro per milioni di persone”, Abu Mazen ha affermato che “duemila anni dopo, noi palestinesi ci sforziamo di seguire il suo esempio mentre ci battiamo per la nostra libertà”.

Nel comunicato natalizio, Abu Mazen indica come obiettivo dei palestinesi “la fine dell’occupazione della Terra Santa” e fa riferimento a Gerusalemme come “la nostra capitale occupata”.

(Da: Times of Israel, Ha’aretz, YnetNews, 23.12.13)

 

«Riferirsi sistematicamente al paese in questione col termine Palestina anziché col nome Terra d’Israele (Eretz Israel), o per lo meno con entrambi, veicola e rafforza l’idea che quella terra sia naturalmente e da sempre una Palestina sopra alla quale in un imprecisato momento successivo sia stato sovrimposto il concetto e il fatto Israele. Mentre – come sappiamo – è vero semmai il contrario. Non aiuta il fatto che gli studiosi antichisti abbiano adottato la consuetudine, pure in sede accademica, di parlare di Palestina anche in riferimento ai periodi che precedono il II secolo e.v. Così, ad esempio, si dice e si scrive che Gesù di Nazareth nacque e visse in Palestina il che, mutatis mutandis, suona un po’ come dire che Giulio Cesare conquistò la Francia. Dopodiché non ci si può stupire se Gesù viene definito “palestinese”, con un uso malizioso del termine giocato sul filo dell’equivoco fra palestinese nell’accezione di “nato in una terra che noi oggi convenzionalmente chiamiamo Palestina sebbene Gesù stesso non la conoscesse con questo nome”, e palestinese nell’accezione di “abitante della Palestina di lingua e cultura araba, dopo la conquista islamica del VII secolo e.v.”. Pare consumarsi qui un ennesimo esproprio semantico ai danni del patrimonio culturale ebraico».

(Marco Paganoni, “Insegnare la storia d’Israele. Riflessioni preliminari sull’esperienza con studenti italiani”, in: AA. VV., Il mio cuore è a oriente. Studi di linguistica, filologia e cultura ebraica, Milano, 2008).

 

Mappa della Terra d’Israele prima del 70 e.v. (Karl von Spruner, 1865)

«Gesù è ebreo e lo è per sempre».

(Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica, 24 giugno 1986, III-1)

 

«Primo Premio Impudenza agli “studiosi” palestinesi: non solo – hanno dichiarato – non è mai esistito alcun Tempio ebraico sul Monte del Tempio di Gerusalemme, ma il Muro Occidentale (o “del pianto”) – hanno detto – è una struttura islamica. Di più. Gesù non era ebreo, bensì un palestinese (certamente arabo e musulmano…). Anzi, il primo “shahid” (martire) palestinese, stando a quanto sostenuto in un programma religioso televisivo dell’Autorità Palestinese. Mentre i cristiani un po’ in tutto il mondo si affretteranno a riscrivere le loro Bibbie e i loro Canti di Natale, non si può non ripensare a ciò che l’allora primo ministro israeliano Ehud Barak disse a Yasser Arafat quando questi, al summit di Camp David del luglio 2000, fece le stesse sensazionali affermazioni. “E dove pensi che Gesù abbia pregato – gli chiese Barak – e da dove ha cacciato i mercanti, da una moschea?”»

(Douglas Bloomfield, “Gesù primo martire palestinese?”, Jerusalem Post, 29.12.10)

 

Si veda anche:

Natale 2006 a Betlemme. C’è ancora qualcuno che dice che Gesù era palestinese? (Da:Ha’aretz, 21.12.06)