“Nessuna decisione sui confini senza un vero accordo di pace, con riconoscimento reciproco e concrete garanzie di sicurezza”

Netanyahu all'inaugurazione della sessione invernale della Knesset: “Israele ha il diritto di costruire a Gerusalemme come gli inglesi a Londra”

Netanyahu: “Uno stato palestinese smilitarizzato che riconosca Israele come stato nazionale del popolo ebraico: solo così sarà possibile un accordo di pace”

“Uno stato palestinese smilitarizzato che riconosca Israele come stato nazionale del popolo ebraico: solo così sarà possibile un accordo di pace”

“I palestinesi chiedono la creazione di uno stato palestinese senza pace e senza sicurezza. Pretendono il ritiro, il diritto a sommergerci di profughi e la divisione di Gerusalemme. Ma intanto si rifiutano di accettare la condizione elementare per la pace tra due nazioni: il riconoscimento reciproco”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu intervenendo lunedì alla riunione inaugurale della sessione invernale della Knesset, il parlamento israeliano. “Ci chiedono di riconoscerli, ma loro non intendono riconoscere noi. Israele non accetterà uno stato palestinese senza un trattato di pace vero e proprio che riconosca Israele come stato nazionale del popolo ebraico e che includa precise misure e garanzie di sicurezza a lungo termine tali da permettere a Israele di difendersi, con le proprie forze, contro ogni minaccia. Anche i palestinesi devono volere la pace – ha detto Netanyahu – Purtroppo non vedo tale volontà”.

Durante l’intervento Netanyahu ha sottolineato che la scorsa estate, con l’operazione “Margine protettivo”, le Forze di Difesa israeliane hanno sventato un criminale attacco terroristico multiplo contro Israele, e ha ringraziato i soldati per aver distrutto le strutture terroristiche di Hamas nella striscia di Gaza. “Hamas ha sparato migliaia di razzi contro le città israeliane – ha ricordato – e aveva pianificato attacchi dal cielo e da sottoterra. Li abbiamo bloccati, e abbiamo eliminato centinaia di terroristi. Non abbiamo ceduto ai diktat di Hamas, che avrebbero messo in pericolo Israele, e smaschereremo le menzogne e le calunnie contro le Forze di Difesa israeliane, che sono l’esercito più morale del mondo”.

Nella foto: Khaled Meshaal, capo di Hamas, e Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah

“Non vogliamo un altro satellite iraniano ai nostri confini” (Nella foto: Khaled Meshaal, capo di Hamas, e Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah)

Il primo ministro ha poi continuato: “Alcuni ci dicono: ‘tracciate una mappa, delineate un confine con l’Autorità Palestinese e tutto andrà a posto’. Tutto a posto? Tutto a posto come dopo che ci siamo ritirati da Gaza e dal Libano? Ma che senso ha fissare un confine se non si ha la minima idea di che tipo di stato si insedierà dall’altra parte?”, si è chiesto Netanyahu, sottolineando che Israele corre il rischio concreto di trovarsi alle porte uno stato controllato dall’ISIS. “Come primo ministro – ha detto – questi interrogativi mi assillano senza tregua. Non sono disposto ad accettare proclami generici sulla sicurezza. Ciò che è decisivo non sono le belle parole sulla carta, ma i soldati sul terreno”. Secondo Netanyahu non c’è nessuno che possa difendere Israele come i soldati israeliani, e Israele – ha detto – non può contare su nessun altro, come dimostra il fatto che le forze dell’Onu hanno abbandonato il Golan siriano e lasciato che Hezbollah riempisse i propri arsenali nel sud del Libano.

“Ogni centimetro di territorio che abbiamo sgomberato è stato preso dagli estremisti – ha continuato Netanyahu – Noi non vogliamo uno stato bi-nazionale, ma non vogliamo nemmeno un altro satellite iraniano ai nostri confini. La pace non può essere costruita su menzogne e illusioni. Se avessimo accettato le iniziative irresponsabili e sconsiderate che ci sono state proposte, Hamas starebbe già scavando tunnel terroristici sin nel cuore d’Israele e prenderebbe a colpi di mortaio l’aeroporto internazionale Ben-Gurion di Tel Aviv”.

“Un trattato di pace sarà possibile solo con la seguente formula – ha detto Netanyahu – Uno stato palestinese smilitarizzato che riconosca Israele. L’esperienza ci dimostra che se rinunciamo a queste richieste dicendo ‘andrà bene’, poi non va per niente bene”.

Gerusalemme ai primi del ‘900. I due edifici a cupola nella parte bassa della foto sono le antiche sinagoghe di Hurva e Tiferet Yisrael, distrutte dalla Legione Araba quando occupò la parte est della città nel 1948

Gerusalemme ai primi del ‘900. I due edifici a cupola nella parte bassa della foto sono le antiche sinagoghe di Hurva e Tiferet Yisrael, distrutte dalla Legione Araba quando occupò la parte est della città nel 1948 (cliccare per ingrandire)

Respingendo l’accusa secondo cui Israele starebbe tentando di modificare lo status quo sul Monte del Tempio, Netanyahu ha tuttavia ribadito con forza che “Israele ha tutto il diritto di costruire nei quartieri ebraici di Gerusalemme” (anche al di là della linea che divideva in due la città fra Israele e Giordania nel periodo ’49-’67). “Lo ha fatto ogni governo israeliano degli ultimi 50 anni – ha detto – ed è ben chiaro anche ai palestinesi che quei quartieri rimarranno sotto controllo israeliano in base a qualsiasi accordo venga concordato in futuro. I francesi costruiscono a Parigi, gli inglesi costruiscono a Londra, gli israeliani costruiscono a Gerusalemme. Cosa dovremmo fare? Dire agli ebrei che non devono vivere a Gerusalemme perché questo agita le acque? Gli ebrei pregano da sempre di ritrovarsi ‘l’anno prossimo nella Gerusalemme ricostruita’. E voi ci dite di non costruire a Gerusalemme? Noi costruiamo, proprio come abbiamo costruito sin dall’inizio dello stato. Su questo deve esserci un accordo molto chiaro: costruire è la risposta naturale a chi vorrebbe eliminarci dal nostro paese. Loro bramano la morte, noi costruiamo la vita”. Netanyahu ha sottolineato che “le violenze e il terrorismo contro di noi non sono un effetto delle costruzioni a Gerusalemme. Nascono piuttosto dal fatto che i nostri nemici non ci vogliono qui per niente”.

Netanyahu ha anche ribadito che “il pericolo maggiore nella nostra regione è il tentativo da parte dell’Iran di diventare uno stato sulla soglia dell’arma nucleare”. Con una critica implicita alle priorità dell’amministrazione americana da quando ha puntato tutta l’attenzione sulla minaccia rappresentata dai ribelli islamisti jihadisti a scapito dei negoziati con l’Iran, Netanyahu ha ricordato che “sconfiggere lo Stato Islamico permettendo all’Iran di diventare uno stato sulla soglia dell’atomica significa vincere una battaglia, ma perdere la guerra”.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, Times of Israel, 27.10.14)